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1° maggio 1946: inaugurazione del Ponte del Popolo

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Autunno del 1944 i tedeschi in ritirata fanno saltare i ponti di Riccione che viene liberata. La città è un cumulo di macerie, gli sciacalli fanno razzie. Il ponte su Viale Dante viene ricostruito senza fondi governativi e con offerte di giornate lavorative e spontanee donazioni. Per questo motivo venne chiamato “Il Ponte del Popolo”.

I TEDESCHI IN RITIRATA FANNO SALTARE I PONTI
Autunno 1944. La Seconda Guerra mondiale è agli sgoccioli. Riccione sta subendo le ultime violenze, tra un esercito che avanza e uno che si ritira: bombardamenti degli Al- leati e “terra bruciata” dei tedeschi. Il 4 settembre inglesi e canadesi sono bloccati nel Centro di Riccione. Non possono avanzare e superare il Rio Melo difeso dai tedeschi. Le famigerate SS hanno fatto saltare i quattro ponti in cemento armato e quello in ferro che collegano la città. Il 30 agosto due mine fanno saltare il ponte sulla Via Emilia. Il 3 settembre è la volta di quello ferroviario assieme a quello di Viale Virgilio. Il 5 è distrutto il ponte su viale Dante con seri danni alla “Trattoria del Porto” e all’Albergo “Al Cavallino bianco”. Il 10 è in pezzi anche quello su Viale Milano. Solo il 23 le forze militari alleate oltrepassano il piccolo rio su un ponte in ferro che hanno gettato tra Viale D’Annunzio e Viale Milano.

RICCIONE E’ UN CUMULO DI MACERIE DIVISA IN DUE
Il Comune nel frattempo ha fatto la sua parte costruendo una passerella pedonale in legno con quel poco materiale ancora reperibile, fissandola alle macerie del ponticello di Viale Virgilio. I “liberatori” accampati nelle case, peraltro già spogliate dagli sciacalli, per cuocere il cibo o riscaldarsi, avevano usato mobili, infissi e alberi da giardino. Riccione non ha più illuminazione elettrica e l’acquedotto è una gruviera, metà delle abitazioni sono devastate, non ci sono servizi pubblici.

Riccione è spaccata in due: da una parte l’Abissinia-Centro, dall’altra l’Alba. Occorre ripristinare il Ponte su Viale Dante. Allora emerge la forza laboriosa dei riccionesi dietro la spinta del loro spirito volitivo. Operai, impiegati, professionisti, donne e ragazzi si ritrovano in Giugno per portare via le macerie e smantellare i ruderi.

Sgombero delle macerie. Secondo da sinistra Adelmo Vivarelli.

AL VIA IL LAVORI PER IL PONTE SU VIALE DANTE, SI LAVORA GRATIS
Tutti lavorarono gratuitamente trainati dall’esempio di due personaggi del calibro di Adelmo Vivarelli (Sindaco dal 18.10 al 18.12 del 1944) e di Gianni Quondamatteo (Sindaco dal 19.12.44 al 27.03.49). C’era carenza di mazze, picconi e scalpelli così si andò in prestito ovunque, si chiesero collaborazioni tecniche, si organizzarono feste e concerti per reperimento fondi. A dirigere i lavori fu il geniale “pontiere” di fama internazionale, ing. Ernesto Strassera di Bologna. Ammirato dall’alacre volontà dei tanti volontari rifiutò ogni compenso per le sue prestazioni e in più, essendo un tenore di ottimo livello, si esibì al Teatro Dante in alcuni concerti con l’unico riconoscimento di meritati, scroscianti applausi.

Squadra degli iscritti al P.C.I. di Riccione al lavoro.

1 MAGGIO 1946 INAUGURAZIONE DEL PONTE DEL POPOLO
Il 1° Maggio 1946, in concomitanza con l’internazionale Festa del lavoro, il ponte fu inaugurato. Essendo stato realizzato senza contributi governativi, senza approvazione di delibere prefettizie, ma solo con offerte di giornate lavorative e spontanee donazioni fu chiamato “Il Ponte del Popolo”. Quaranta giorni dopo l’ingegnere capo del genio civile di Rimini collaudava la struttura dando il via libera ufficiale al transito di mezzi e persone.

Il Ponte del Popolo, collaudato con esito positivo.

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