Nella notte del gelido 17 gennaio 1929 persero la vita 5 marinai e Riccione vide inabissarsi la sua barca da pesca più prestigiosa: la “Bruna” del paron Secondo Tomassini Pirulèin.
1929 IL NEVONE E LA TRAGEDIA DELL, IMBARCAZIONE “BRUNA”
L’anno 1929 sarà ricordato come l’inizio della grande crisi economica mondiale (la great depression) che sconvolse la vita dei popoli. Sarà ricordato, qui da noi, come l’anno del “Nevone”, del grande freddo, devastante e protratto, che mise in ginocchio la misera economia locale, sottoponendo la popolazione a privazioni e malattie che non trovavano confronti a memoria d’uomo.
LA NOTTE DEL 17 GENNAIO…
In questo inverno funesto si compì la tragedia della barca da pesca “Bruna” della marineria riccionese. Nella notte del 17 gennaio la “Bruna”, uscita in mare a pescare con la barca “Nuovo Pietro” di Cattolica, la sua “conserva” per la pesca a strascico a “cocchia”, fu raggiunta da un fortunale che la mandò a fondo al largo del porto di Rimini a cui era diretta in cerca di rifugio e di salvezza.
LA MORTE DEI 5 MARINAI
Nel naufragio perse la vita l’intero equipaggio formato da Secondo Tomassini (Pirulèin) capobarca (34), Paolo Ceccarelli (24), motorista e dai marinai Roberto Pronti (39), Giulio Gennari (25), Ubaldo Righetti (19). Il drammatico evento si compì in mare aperto a circa 10 miglia (che per i marinai corrispondono a 8 passi d’acqua), alle 4 e mezzo come segnava la sveglia di bordo. La tragedia colpì il ceto marinaresco della costa e sconvolse la marineria riccionese che perdeva 5 validi e apprezzati marinai e la barca più prestigiosa.
IL RECUPERO DELLE SALME E DELLA “BRUNA”
Un colpo che lasciò il segno. La barca “Bruna” fu ritrovata affondata ancora in piedi, con la punta dell’albero maestro (alto 14 metri) che si vedeva appena alcuni metri sotto la superficie del mare. Fu riportata a galla con l’aiuto di generosi marinai di Riccione, nel mese di ottobre. Dei naufraghi riccionesi era stato ritrovato solo il corpo di Roberto Pronti, il 19 gennaio. Solo il 29 giugno il mare restituì ,“a circa sei miglia dalla spiaggia, all’altezza della località di Comasco”, i poveri i resti di Paolo Ceccarelli e Ubaldo Righetti. ll corpo di Giulio Gennari non venne mai più ritrovato.
L’ATTO DEL PODESTA’ DEL 18 GENNAIO 1928
“Ricordato che nella notte del 16 al 17 corrente, in seguito ad un improvviso fortunale, la motobarca da pesca Bruna di questo comune veniva sorpresa al largo di Rimini nè faceva più ritorno, per cui deve ritenersi affondata con tutto l’equipaggio composto di cinque uomini. Visto che il fatto non ha precedenti nella storia di questo comune, ha vivamente commosso l’opinione pubblica ed in specie la classe marinara in mezzo alla quale le vittime eccellevano per la loro perizia e per il loro coraggio. Visto che delle famiglie colpite dal disastro tre versano in condizioni di assoluta miserabilità, per cui sia doveroso porger loro un aiuto nelle attuali tristissime contingenze, in attesa che siano svolte le pratiche per la liquidazione dell’indennità loro dovuta dalla società di assicurazione”.
1929 UN BILANCIO DRAMMATICO PER LA MARINERIA LOCALE: 18 MORTI
Il bilancio di quel 1929 fu terribile: ai cinque marinai riccionesi morti con il naufragio della “Bruna” si aggiunsero nove morti fra i marinai di Bellaria affondati con il trabaccolo “Seconda” (detto “la Titona”) e quattro marinai morti con il naufragio del trabaccolo cattolichino “Wilson”.
fonte “Il naufragio della Bruna” di Fosco Rocchetta (2009)