Valerio Savioli realizza il sogno di raggiungere il Giappone su due ruote. Un’avventura, vissuta insieme alla sua ragazza Violante che diventa un libro.
Pochi, forse nessun luogo è oggigiorno irraggiungibile e soprattutto non esiste moto migliore per questo tipo di viaggi se non la vostra. Quella che avete già in garage.
IL SOGNO DI ARRIVARE A TOKYO
C’è stato un momento quando fantasticavo di arrivare a Tokyo, mentre guardavo la cartina dell’Asia centrale e nello specifico della Russia, che mi dicevo: sarà meglio che invece di partire con la mia R1150R, pensi di comprare un GS usato o una qualsiasi altra due ruote “adeguata” per questo tipo di viaggi. Mi spaventavano le tratte lunghe, a volte lunghissime, che separavano le città più remote della Siberia, mi domandavo come avrei potuto affrontare sterrati interminabili sotto il sole cocente delle estati siberiane. Se la moto si fosse rotta? Io sono un viaggiatore e non un meccanico, come avrei fatto? Avrebbe inoltre avuto senso mettere a rischio la mia vita e quella della mia compagna?
UNA RISPOSTA A META’ STRADA TRA CUORE E RAGIONE
Alle tante domande che picchiavano sulle pareti della mia testa, trovai la risposta a metà strada tra il cuore e la ragione: se la vita ti mette nelle condizioni di realizzare un sogno, un obiettivo, allora sei in dovere di farlo. Parti con la tua moto, con te stesso i tuoi acciacchi e la tua fidanzata verso est e sarà quel che sarà, ragiona esclusivamente metro dopo metro, il viaggio e la sua essenza vivono in quegli istanti, le mete finali sono solo cornice.
Raggiungere Mosca sarebbe stato un gioco da ragazzi, una volta arrivati nella capitale avremmo seguito la Transiberiana, puntando a un ingresso in stile toccata e fuga in Mongolia, fino al capolinea: Vladivostok, da lì ci saremmo imbarcati sul traghetto che in due giorni ci avrebbe fatto sbarcare nel sud del Giappone da dove avremmo raggiunto Tokyo.
LA PARTENZA
Espletate tutte le pratiche burocratiche: ottenimento dei visti a ingresso multiplo per la Russia, ingresso singolo per la Mongolia e Carnet de Passage per il Giappone era già arrivato il momento di partire.
Di fronte a noi circa 17.000 km per raggiungere la nostra meta finale, un’avventura che ci ha portato a confrontarci con gli usi di popolazioni fortemente eterogenee, di usi che si pensavano dimenticati e di costumi di cui avevamo potuto solo leggere nei libri o su qualche blog sparso sul web.
Avremmo aperto gli occhi su una marea di stereotipi che costituiscono, volenti o nolenti, le certezze di noi occidentali sulla popolazione russa.
IL VIAGGIO
Tante le sorprese, alcune piacevoli e altre meno, relative al percorso stesso che avevamo pianificato solo in linea di massima, come ad esempio lambire per errore il Kazakistan e farsi fermare dai militari della frontiera e sentirsi dire: “Questo è territorio Kazako mostrate i documenti per procedere oltre”, oppure distruggere letteralmente il cardano in pieno Far East (la terra di nessuno) e sperare non solo in una buon’anima che ci soccorresse in mezzo al nulla ma anche che nella parte di mondo dove le BMW sono una su dieci, trovassimo un altro cardano pronto da sostituire il nostro.
Avremmo vissuto i paradossi estremi di un piccolo pezzo di mondo, quello giapponese, dove la moto per entrare deve essere lavata e lucidata e dove le procedure burocratiche per entrare e uscire rasentano l’incredibile per un italiano abituato ad altre, forse più lascive, pratiche in materia.
IL LIBRO
Da questa esperienza nasce il libro “Verso Est. In moto da Riccione a Tokyo” edito dalla casa editrice riminese “Il Cerchio”, che ha avuto come obiettivo quello di devolvere i proventi per l’acquisto di una sonda donata al reparto di Gastroenterologia di Rimini per trattamento palliativo e non curativo, in un’epoca in cui il senso di pochi mesi di vita sembra essere visto come un peso e non come una opportunità.
Perché se dalla Vita si ha avuto la possibilità di realizzare un sogno, allora si è in dovere di ridare qualcosa indietro. I proventi del libro, continueranno a essere completamente devoluti per cause benefiche che al momento stiamo valutando.
Valerio Savioli