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L’illuminazione pubblica a Riccione: il primo contratto nel 1864

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Riccione protesta contro Rimini per illuminare le proprie strade. Si arriva così al primo contratto del 1864. Ma non fu sufficiente, ancora una volta ci dovette pensare Maria Ceccarini. 

LE TENSIONI CON RIMINI

La borgata di Riccione era in perenne lotta col comune di Rimini e accusava gli amministratori di procrastinare all’infinito qualsiasi richiesta di miglioramento ed essere, invece, puntualissimi quando si trattava di imporre e riscuotere balzelli e tasse. Il porto canale e l’orologio pubblico furono realizzati grazie al prestito e alla perspicacia di Maria Ceccarini.

LA CONTESTAZIONE POPOLARE

I problemi relativi a distribuzione dell’acqua potabile, innaffiatura strade in estate, sgombero fossi, viabilità, igiene pubblica, macello e illuminazione stradale si trascinarono per anni con minime concessioni e “contentini” sino alla contestazione popolare che culminò con la separazione e la conseguente autonomia amministrativa del 19 ottobre 1922.

Tra le tante lamentele che i riccionesi rivolgevano al comune di Rimini quella della insufficiente illuminazione stradale (ma è un eufemismo, sarebbe più opportuno dire “mancanza”) si protrasse per decenni e le cronache locali ci forniscono discordanti versioni sulla realizzazione di tale opera.

Illuminare le vie di notte era divenuto segno di progresso per una civica amministrazione. Ai primi dell’800 il rischiarare le strade era soddisfatto con lampioni a petrolio o ad olio d’oliva.

Poi venne il gas estratto dal carbone fossile e Rimini concordò di valersi di questa nuova e moderna possibilità (anno 1864) stipulando un contratto con la Compagnia Generale Belga.

LE RICHIESTE AL COMUNE DI RIMINI

Nel venire a conoscenza di tale novità, i riccionesi inviarono una istanza al Comune di Rimini (per essere precisi: All’Onorevole Municipio) al fine di ottenere tre lampioni con relativo combustibile per il funzionamento.

LA PETIZIONE DEI RICCIONESI

La missiva era firmata da una trentina di cittadini autorevoli ed annoverava tra questi il Conte Giacinto Martinelli (creatore nel 1877 assieme ad Emilio Amati dell’ospizio Amati Martinelli) e Fortunato Del Bianco, Francesco Papini, Giovanni Saviotti (creatori nel 1978 con Luigi Casati e Vincenzo Ceccarini dell’Ospizio Romagnolo).

Le firme di questi personaggi importanti della borgata erano autenticate da don Carlo Tonini che, come suo solito, si faceva carico dei problemi del borgo e si adoperava per risolverli.

Qualche cronaca afferma che i lampioni vennero concessi anche se, in verità, erano ben poca cosa. L’illuminazione migliorò quasi trent’anni dopo grazie alla munificenza di Maria Ceccarini (ancora Lei) che acconsentì a che si allacciassero lumi pubblici al generatore elettrico dell’appena nato ospedale (1893) intitolato al defunto marito Giovanni.

ARRIVANO LE PRIME LAMPADE

Viale Viola (poi Viale Ceccarini) primi ‘900. Agli albori del lido solo alcune strade, se così potevano chiamarsi, erano illuminate da scarsi fanali a petrolio. Le altre, veri sentieri sabbiosi, erano completamente al buio. Notare il lampione sulla sinistra; di sera, i bagnanti si muovevano con fanaletti a mano o lanterne da carrettiere.

Vennero così installate cinque lampade elettriche; tre nel Paese – due alle estremità ed una in posizione centrale – e due in Viale Viola, una all’inizio e una alla fine. Erano lampioni ad energia pulita ma non sostituirono completamente quelli a petrolio che, data la perdurante penuria di nuovi elementi, continuavano ad essere utilizzati.

Tredici anni dopo -1906- una lettera del commendator Torquato Giannini, indirizzata addirittura al Prefetto Nava di Forli, lamenta che, alla metà di Luglio, le otto lampade ad acetile richieste e promesse non sono ancora arrivate, con gravi inconvenienti per i numerosi turisti che rischiano l’osso del collo in caso di passeggiate notturne o ancor peggio ribaltamenti di carrozze. E il commendatore aggiunge: “…e si che si potrebbero rivendere una volta che si fosse realizzato l’impianto elettrico comunale di cui tanto si vocifera”.

 

 

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