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Il Beato Alessio tra storia e leggenda

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La vita di Alessio Monaldi, il prodigio dell’acqua per i soldati e la cella votiva a Riccione.

LE ACQUE DEL BEATO ALESSIO

Le acque furono messe in luce dal signor Ferdinando Epimaco Mancini il quale ai primi del ‘900, mentre prendeva le misure del terreno per costruire il suo ospizio Marino, valutò con interesse quelle bolle di acque sorgive dal caratteristico afrore. Sottoposte a controlli e analisi risultarono ricche di sali di Sodio, Bromo, Iodio, Zolfo, Magnesio. Buone per diversi usi terapeutici.

Così si diffuse la conoscenza delle sorgenti anche tra i villeggianti (i nativi già da tempo immemorabile le consideravano miracolose per varie malattie, consumandole secondo il bisogno) che cominciarono a frequentarle attingendo direttamente per curare disturbi interni ed esterni.

STORIA E LEGGENDA

La fama curativa di quest’acqua risale a epoca antichissima e in una Cella Votiva situata a monte e a non molta distanza in linea d’aria dalla sorgente vi è una lapide nella quale si legge: “Viator siste gradum ab aqua decorata miraculis salutem habebis” – “Viandante arresta il passo da quest’acqua famosa per i suoi miracoli, avrai la salute”.

Questa Cella Votiva e questa lapide ricordano la leggenda del Beato Alessio. Si narra che un giorno sul lato a mare della via Flaminia, nel tratto che conduce a Cattolica, a poca distanza da Riccione, pascolava il suo gregge il pastorello Alessio, quando giunse l’avanguardia di un esercito, che stava risalendo la via Flaminia. Il gruppo era composto da soldati sofferenti per gli stenti del lungo cammino e stremati da gran sete. Non scorgendo traccia di abitazioni pregarono il pastorello di indicare loro la fonte più vicina.

A tale richiesta Alessio fece col proprio bastone un foro nella sabbia (il mare giungeva allora a piè della collina) e ne zampillò acqua limpida e salutare alla quale i soldati si dissetarono traendone immediato giovamento e rinnovato vigore. Per tale miracolo i fedeli eressero poi sul posto Cella Votiva.

RICCIONE TERME

Le acque che sgorgano nella zona dell’Abissinia sono conosciute dai riccionesi come “aqua cioca” cioè acque minerali a forte afrore e sapore di uova marce, le quali, al primo impatto danno disgusto, ma poi le si fa la bocca, specie se si è convinti che abbiano qualità curative per vari disturbi. Queste acque sono scientificamente classificate come salso-bromo-iodiche-sulfuree-magnesiache.

LA VITA DI ALESSIO MONALDI

La tela raffigura il miracolo della fonte ed è la pala d’altare della cappella dedicata al beato Alessio nella chiesa “vecchia” di San Martino di Riccione. Del dipinto non si conosce l’autore, ma può essere attribuito all’ultima attività di Ligorio Donati, un pittore “minore” di cui non sappiamo molto: nato nel 1725, fu attivo soprattutto nelle zone rurali del riminese.

Alessio Monaldi (1473- 1503), giovane pastore nato e vissuto in quel di Arcione nell’ultimo tren- tennio del 1400, è stato ed è oggetto di culto da parte della popolazione riccionese. Le sue spoglie mortali sono conservate in una teca della Chiesa di San Martino ed è festeggiato solennemente nella domenica “In albis”. La sua fama si è creata in vita ed è cresciuta dopo la sua morte per i numerosi prodigi a lui attribuiti.

PRODIGI IN VITA Campo di contadino danneggiato dai buoi e subito reintegrato. Frutti maturati all’istante per ristorare dei poveri affamati. Carro coi buoi impantanato messo in salvo da una piena del Marano. Acqua di fonte fatta scaturire dal suolo per dissetare dei pellegrini.

PRODIGI DOPO LA MORTE Quando fu dissepolto (parecchi anni dopo il decesso) il corpo era “incorrotto e inodoro”. Tante preghiere e richieste per ottenere guarigioni ed evitare disgrazie ebbero buon fine. In tal senso vi sono testimonianze di fine ‘800 e del ‘900.

ESEMPI ECLATANTI Improvvisa bonaccia che salva dei marinai da un terribile fortunale.
Una fioritura algale (mucillagine) particolarmente spessa ed estesa (Ravenna-Ancona 1880) svanisce dopo una processione dei marinai invocanti il suo intervento.

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