Il ricordo di Don Giorgio da parte della comunità parrocchiale del Santi Angeli Custodi di Riccione.
“Dai frutti li riconoscerete”. Se questa frase del Signore è vera, e lo è, allora quanti frutti fanno capire chi è don Giorgio!
Non solo i numeri che sono stati evidenziati in queste settimane: le migliaia di messaggi pervenuti, le oltre 3000 persone che partecipavano regolarmente alle sue Messe di Natale, le circa 2000 persone presenti al suo funerale, così come le oltre 7600 visualizzazioni che lo stesso funerale ha avuto su YouTube.
No, i veri frutti sono altri. Sono i nostri cuori cambiati dall’incontro con lui, cuori resi lieti e grati dalla presenza del Signore, che don Giorgio non ha mai smesso di annunciare e di portare a tutti, fino all’ultimo momento, ed anche ora. Lo dice bene la canzone a lui dedicata da Ciro Picciano, don Giorgio ci ha presi “sotto il cielo di Riccione, colorando i nostri anni della sua allegrezza complice nella gioia e nel dolore, testimone irriducibile della fede e dell’amore“.
Nel testo in cui chiede a chi lo desidera messaggi e testimonianze, la sua comunità parrocchiale parla di “giorni ricchi di tante Grazie”. Come si può parlare così del tempo nel quale un amico, un padre, lascia questa vita? Solo se quello che con lui è stato vissuto non finisce. Solo se la sua stessa presenza non finisce. Noi tutti suoi “figli” lo credevamo praticamente immortale. Avevamo ragione. Perché don Giorgio continua ad esserci più padre che mai. In una forma diversa, ma vivo.
Non solo un ricordo di tutto ciò che abbiamo vissuto, ma proprio la pre- senza continua di Colui che il don annuncia e testimonia. Le Messe, le feste, le gite, tutto, tutto in lui aveva un solo scopo: annunciare a tutti la bellezza della vita cristiana. E il centuplo quaggiù, come ha mirabilmente evidenziato sua Eccellenza il Vescovo Francesco nell’omelia alla Messa funebre. Il centuplo quaggiù: vivere cento volte meglio, gustare la vita cento volte di più, affrontare anche i momenti duri con una certezza incrollabile. Questo non finisce mai.
E per questo ripeteva sempre di stare “ottimamente“. E ci chiedeva di tenere “alti i cuori“. E di dirlo a tutti, non si accontentava di tenerlo per sé, pretendendo da noi la stessa passione e vivacità: “vi voglio vivi“.
Per tutto questo, e per molte altre cose, se da un lato il dolore è grande, perché quando viene a mancare la presenza fisica di un padre è una ferita che non si rimargina, dall’altro lato trionfa una gratitudine infinita, perché nessuno di noi sarebbe quello che è ora senza l’incontro con lui. “Grazie perché ci hai amato. Grazie perché ti sei dato a noi. Grazie a Chi ti ha donato a noi. Il tuo popolo“.
La comunità parrocchiale del Santi Angeli Custodi di Riccione