Il rigido freddo ed il maltempo minano il “Veglione tricolore” del 1929, organizzato per finanziare la nascita della Casa del Fascio. Sarà un mezzo flop. Dina Leardini eletta reginetta della serata.
Da alcuni anni il Veglione tricolore è un appuntamento mondano da non perdere, soprattutto se si vuole stare al passo con i tempi del… regime.
Nel parterre del teatro Dante, infatti, dove si svolge il tradizionale evento, s’incontrano le autorità politiche, civili e militari più in vista di Riccione e paesi limitrofi e in uno sfarfallio di briosa distinzione fanno passerella «le più eleganti damigelle del circondario».
Il “Tricolore” del 1929, fissato per il 26 Gennaio, cade in un periodo di freddo intenso, con scrosci di pioggia e vento gelido, e proprio a causa di questa particolare condizione atmosferica l’affluenza di pubblico è molto ridotta. Qualcuno dovendo fare il resoconto della serata dirà che «erano più gli assenti dei presenti».
Peccato, scrivono le cronache del tempo “perché l’incasso del veglione avrebbe potuto incrementare il fondo pro-erigenda Casa del Fascio”. Tra gli “impavidi” che firmano il cartellino del galà si notano il segretario del fascio Demetrio Francesconi, i membri del direttorio, il commissario prefettizio Sanzio Serafini, qualche autorità militare e «alcuni ospiti delle città vicine». La stampa nel riferire i particolari della festa parla ugualmente di un trattenimento animato, caratterizzato «da graziosi cotillons e dall’elezione della “reginetta” nella persona della signorina Dina Leardini».
Tra le righe di quella cronaca rosa, tuttavia, si intuisce che il veglione non riuscì vivace e allegro come quello del precedente anno.