Tra i pionieri della Perla Verde vi è il Conte Giacinto Martinelli, uomo di cultura, intraprendente, tra i fautori della “Città giardino”. Importante la lottizzazione Martinelli del 1901. Stupenda la sua villa sul Viale Gramsci.
Nato il 10/10/1841 a Santa Colomba (Siena), ereditò il titolo dal padre Pietro Soleri che lo ebbe dal conte Giacinto Martinelli. Sposò la N.D. Giovanna Conati. Uomo intelligente, di cultura, intraprendente, generoso con uno spiccato senso dello humor, battuta pronta, parlata semplice e spesso suadente (usava il dialetto con chi di do- vere), vestiva la redingote, un poco cicciotello (era una buona “forchetta”) ed era sciancato. Viveva con la moglie, la cameriera Colombina e il tuttofare “Erculèin”.
LA VILLA SUL VIALE GRAMSCI
La villa in stile chalet svizzero, con una pennellata di liberty, sorgeva su di una duna vista mare, ingresso sull’attuale Viale Gramsci. Giardino curatissimo, ambientazione romantica, laghetto con pesci rossi, ponticello che lo attra- versava per andare al bianco chioschetto in mezzo al verde. Tale splendore fu realizzato da Ludovico Cicchetti, nonno di Augusto, stirpe di “architetti del verde riccionese”.
IL FIDATO ERCULĖIN
Per i suoi spostamenti si serviva di un “break” (una “caratèla”, com i giva i arciunis, che non lo prendevano seriamente), trainato da un asinello condotto dal fido Erculèin. Aveva viaggiato molto nelle capitali europee, in particolare Parigi e Berlino, facendosi una cultura urbanistica che impiegherà per elaborare la sua idea di Riccione “Città giardino” per un turismo residenziale e di qualità. Acquistò 90.000 mq. di terre sabbiose sotto la ferrovia tra Viale Viola e Viale Milano e la linea demaniale dove realizzò la lottizzazione; costruì la sua villa con annessa dependance per il fido lacchè.
OSPIZIO AMATI-MARTINELLI
Nel 1877 in società con Emilio Amati eresse l’ospizio ”Amati-Martinelli” per bambini scrofolosi bisognosi di cure marine (il primo a Riccione e secondo in Romagna dopo il Matteucci di Rimini); donò un’area per la costruzione della prima chiesa al mare. Si recava giornalmente a Rimini dalla sorella Chiara sposata Giacomini e dalla unica nipote Rosa per consumare un pasto da buongustaio visto che la moglie lo teneva a dieta. E lui, brontolando: “Lam mi fa magnè guasi gnint… gnènca a fòs e su gardlèin”.
LA CITTA’ GIARDINO
Il Conte, che aveva viaggiato parecchio nelle capitali europee ed ammirato le ville immerse nei parchi, coltivava un sogno : realizzare “La città giardino”. E una volta sceso al mare da Riccione paese ebbe la nitida visione di dove farla nascere. Tra Viale Viola (ora Maria Ceccarini) a nord, la fossa vicino a Viale Milano (ora Cesare Battisti) a sud, la linea ferroviaria ad ovest e i terreni demaniali sul mare ad est, si estendevano oltre 90.000 mq di sabbia che, tra le piccole dune ospitavano le tipiche flora e fauna spontanee della riva del mare: “spuntaculi”, gramigne, buneghe, lappe, giunchiglie, canne, stoppioni, boschetti di spini, acacie, tamerici, stercorari, lumache e numerosissime varietà di insetti e uccelli.
Era fine ‘800 e lì sarebbero sorte le ville, circondate da splendidi rigogliosi giardini, su lotti di 1.000 mq, affacciate su ampie strade ortogonali, con larghi marciapiedi per comode passeggiate e filari di alberi che offrissero ombra e frescura. La prima mossa, dopo la costruzione dell’Ospizio Marino (1877), fu la realizzazione della magnifica villa (1878- 1879) con annessa casetta per la servitù, tra il mare e il viale che conduceva al centro.
Nella sua mente, quell’edificio in stile neo-gotico con tipologia a cottage, ornato da giardino, laghetto, ponticello, gazebo, doveva essere l’esempio per chi avesse sposato il suo sogno. Per quanto riguardava fiori, piante, alberi, saggiamente si avvalse della consulenza di Lodovico Cicchetti, floricoltore capostipite di una famiglia di “architetti paesaggisti” che nel tempo fece di Riccione la “Perla verde dell’Adriatico”.
Stava sorgendo un luogo ideale per trascorrere le vacanze estive e la borghesia italiana cominciò ad acquistare villini (nel 1905 le proprietà erano già 200) facendo così prosperare una cittadina ricca d’entusiasmo attorno a stazione ferroviaria, banche, teatri, caffè, hotel e ristoranti.
IL LASCITO PER AIUTARE I MARINAI
Il conte Giacinto Martinelli alla sua morte (10 agosto 1835) lasciò un testamento con un “Legato” di lire annue 1.064, corrispondente a scudi 200, da distribuire, ogni anno e in perpetuo, ai pescatori inabili, invalidi e miserabili della marineria riminese.
Un atto di elevata filantropia cui potevano accedere i pescatori che superato il 50° anno di età, erano ritenuti biso- gnevoli di un aiuto economico. La certificazione dello stato di bisogno veniva rilasciato dai parroci delle singole parrocchie.