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Ebo Bezzi… Il “Conte” Baffiti

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Conosciamo l’istrionico e vulcanico
Ebo Bezzi ovvero: il “Conte” Baffiti!

“E va fnì ch’im ha psì tl’aqua de batésme!”
(Va a finire che mi hanno pisciato nell’acqua del battesimo!).
Così deve aver pensato il giovanissimo Ebo Bezzi all’età di quattordici anni dopo essere crudelmente rimasto orfano alla nascita (1915), col babbo che moriva in trincea nella Grande Guerra e la mamma alle soglie dell’adolescenza.

 

Ebo al mare, fisico statuario e incedere sportivo.
1960. Ebo “pirata” nel suo covo.

 

Ma Ebo si rimboccò le maniche e affrontò di petto la vita, anche se tutta in salita. Così va a Milano e il suo coraggio lo premia. Trova addirittura due lavori: aiuto meccanico all’Alfa Romeo di giorno e “strillone” di sera al teatro Odeon. E’ un ragazzo intraprendente. A diciotto anni è autista di autotreni per la Pirelli e a ventidue si ritrova in Africa al seguito del sogno coloniale del regime fascista. Con tanto di licenza di commercio per il recupero di metalli residuati bellici e vendita di pezzi di ricambio, fa la spola tra il porto di Massaua e Addis Abeba.

Ebo con Attiulio e Vinicio in Africa.
E’ in buona compagnia, sono diversi i riccionesi all’avventura con l’obiettivo di tornare a casa con un gruzzoletto, tra questi Attilio CecchiniCèch”, Vinicio Sorci, Nicola CasaliColino”. E’ da questa combriccola che scaturisce un episodio tramandato nel tempo. Dovendo cambiare un pneumatico ad un mezzo “Cèch” stava sistemando il cric quando “Colino”, nell’intento di rendersi utile, se ne uscì dicendo: “Sposta una spana vèrs Rémne” (sposta una spanna verso Rimini). Peccato fossero in Africa
Luoghi che Ebo rivide nel 1939, col suo ritorno a casa nell’intento di godersela un pò.
Ma la pace ebbe breve durata. L’Italia entrò in guerra e per il nostro giovane, chiamato alle armi, fu un periodo travagliatissimo. Grazie alle sue risorse fisiche e mentali supera difficoltà e peripezie di ogni tipo compreso un periodo di clandestinità.
Al ristorante del Gallo.
Dopo il “25 aprile 1945” incomincia a dar sfogo alla sua inventiva, al suo estro creativo, al suo eclettismo non comune. Dal suo “cilindro” escono una serie di locali pubblici che faranno storia, che diventeranno luoghi mitici del divertimento.
Infatti dopo la Seconda Guerra Mondiale Ebo con “incoscenza” pioneristica a suon di cambiali diede vita a tante attrazioni per Riccione. Dancing “Giardino delle Magnolie”, Dancing “Paradiso” (che poi divenne “Vallechiara per l’intervento del parroco..) Dancing “Desperados” sono le sue prime creature.
Ebo e Walter Barilari sul Lungomare di Riccione. L’auto sulla quale sono a bordo è un “ibrido” originalissimo: telaio di una”Topolino” Fiat, motore bicilindrico”Benelli” a catena, carrozzeria “Ebo”.
Poi Ebo torna a Milano e lavora nel ristorante “Riccione” dei fratelli Metalli. Va in Svezia a fare il cuoco attratto da chissà quali miraggi.
Finalmente torna a Riccione e sforna nuove idee: Bar Trento, Bar Canasta, Bar Tre Moschettieri, Ristorante pizzeria “Del Gallo”, il “Covo dei Pirati” ed infine il Camping “Adria”.
La stessa auto fu usata, spesso e volentieri, per pubblicizzare le serate danzanti al Dancing “Florida” gestito dai fratelli Barilari. Ora è parcheggiata al Museo del Motociclo “vestita” con la carrozzeria di una Jeep.
Il motostop funzionava alla grande
“Buon cibo, belle donne e motori rombanti” questi erano gli ingredienti di Ebo che viveva la quotidianità dei suoi locali in grande stile tanto da meritarsi sul campo il titolo di “Conte Baffiti”.

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