La storia dei Canducci Zagnòt di Riccione. Giovanni Canducci da ambulante a macellaio con il suo negozio davanti all’ospedale Ceccarini dove i figli Giulio, Giuseppe e Giacomo crescono e lavorano. Walter Canducci, figlio di Giuseppe, da macellaio ad albergatore con la passione per la moto e l’amore per Maria e i tre figli: Maddalena, Manuela e Marco.
Quel bel mosaico di Riccionesi D.O.C. , quelli con la R maiuscola, per intenderci, si va lentamente sgretolando per ricomporsi silenziosamente altrove. Walter Canducci, sopran-
nominato Zagnòt, classe 1930, se ne è andato 2 di Ottobre 2004, in punta di piedi, in modo riservato, come tranquilla e riservata è stata la sua vita. Suo nonno Giovanni
Canducci (1857- 1931) era originario di Montebello ed aveva sposato Ermenegilda, forse originaria di Torriana, dalla quale ebbe tre figli: Marianna, Vincenzo e Clara. Suo nonno Giovanni, morta Ermenegilda si sposa poi con Virginia Galassi, riccionese, di 14 anni più giovane di lui e dalla quale ebbe tre figli: Giulio, Giuseppe (Pepino o Pino) e Giacomo (Mino o Minòz).
GIOVANNI CANDUCCI A RICCIONE
Giovanni quindi, trapiantatosi definitivamente a Riccione, provvedeva alla famiglia prima vendendo come ambulante porchetta e formaggi, poi aprendo una piccola macelleria di fronte all’ospedale. Tutto ciò sulle primissime battute del novecento e lungo lo scorrere di suoi primi tre decenni. Chi lo ricorda ancora ne parla come di una persona allegra, scanzonata e simpatica, un buontempone, uno di compagnia. Spesso Giovanni si riuniva col prete, col farmacista o con chi altro per giocare a carte, non mancando mai un buon bicchiere di vino.
ED ECCO COME NASCONO I ZAGNÒT
Un giorno, avendo carte particolarmente e ripetutamente fortunate, ebbe ad esclamare una frase dal sapore magico: “Stal cherte a gliè Zagnote” e da quel giorno fu chiamato Zagnòt: soprannome che oggi i Canducci portano un po’ come “un titolo nobiliare”. Giulio, Giuseppe e Giacomo, appreso dal padre Giovanni il mestiere di macellaio, per un certo periodo lavorarono insieme impegnandosi anche nella compravendita di bestiame. Walter, figlio di Pepino, fu avviato dal padre agli studi superiori, il liceo scientifico che, tuttavia, abbandonò presto per mancanza di uno specifico interesse da parte sua; iniziò quindi a lavorare dietro il bancone come macellaio.
Pepino, nel suo piccolo, aveva sempre cercato di fare le cose in grande, sia per Walter che nel proprio lavoro. Storici sono i suoi acquisti di bestie premiate nei mercati, bestie fatte sfilare infiocchettate, in bella mostra per il “Paese” prima della macellazione, per poi essere esposte e vendute. La nuova macelleria era interamente di marmo bianco con vetrate a tutta luce, sicuramente qualcosa di nuovo e fuori dal comune per i primi anni cinquanta.
WALTER CANDUCCI E LA PASSIONE PER LE MOTO
Torniamo a Walter. Vicino all’ospedale, negli anni del dopoguerra, si davano convegno un’allegra frotta di adolescenti: Walter, Nini, Palota, Bruno Ronci tutti accomunati da una passione: il motociclismo, che Walter praticò partecipando alle prove di alcune gare di gimcana fino a quando da una moto Guzzi c.c. 65 passò ad una Gilera nuova fiammante regalatagli dal padre. Iscritto al Moto Club, assieme ad alcuni amici, partecipava alla “Rosa d’inverno”, rito mondano, straordinario per eleganza e per lo splendore delle più belle ragazze di Riccione.
WALTER E MARIA ALLA ROSA D’INVERNO
Durante il veglione venivano elette alcune Miss, tra queste, regina della serata era Miss “Rosa d’Inverno”. Walter si guardò intorno e incontrò Maria Antolini, una lavorante della Pasquina, nota Modista in Riccione. Il fidanzamento, condito con la gelosia tipica dei Zagnòt, sfociò nel matrimonio. Fu un’unione felice. Tre i figli: Maddalena, Manuela e Marco. Cinquanta anni di matrimonio dediti alla famiglia ed al lavoro, salute permettendo.
I CANDUCCI DIVENTANO ALBERGATORI
Verso la fine degli anni sessanta costruisce l’Hotel Mercedes (il nome della madre) e lasciata la macelleria nei primi anni settanta, si cuce addosso il nuovo lavoro di albergatore. E la famiglia si “butta”; lui corso di tedesco, Maria un corso di cucina ed i genitori, già anziani, in base alle proprie competenze davano una mano così come i figli giovanissimi. Ci riesce difficile elencare tutte le sue attività secondarie di questi anni: ha fatto parte del consiglio direttivo dell’Associazione Albergatori e, per la sua esperienza nella compravendita di carni e prosciutti, era entrato nel gruppo acquisti della Promotels.
L’Associazione Albergatori, per molti anni, ha avuto il contributo di due Walter: Walter Canducci e Walter Patrignani, questi, amici da sempre, sono stati insieme impegnati anche nel volontariato presso lo IOR. Walter modesto e schivo si dava da fare senza chiedere nulla in cambio. Poi la malattia lo debilitò e le frequenti dialisi lo costrinsero a ritmi di vita obbligati.
Si era prefisso una festa familiare ristretta e con pochissimi amici per festeggiare il cinquantesimo delle nozze, con pranzo e musica al seguito, ma per pochi giorni non c’è arrivato. Walter, buono, schivo, lavoratore instancabile, amante della famiglia, sentiva di essere una persona modesta e così parimenti si comportava; Walter tuttavia, assieme agli altri riccionesi “Modesti”, che si sono avvicendati a migliaia lungo tre generazioni, ha contribuito a rendere Riccione “Eccezionale” così com’è.
Leo Canducci