Il ritratto di Giovanni Bezzi “Misèla” che da contadino si trosformò in pescatore capace con il suo “rabbio” di sorprendere tutti i pescatori riccionesi.
Giovanni Bezzi era originario della “Barafonda” di Rimini, con la famiglia di estrazione proletaria-contadina proveniente dai colli vicini e si trasferisce a Riccione sul finire del 1800.
DA CONTADINO A PESCATORE
Abbandona la terra per solcare il mare e lo farà dai 13 anni per oltre mezzo secolo. Si sposa con Teresa Angelini detta Sina ad Spacanti divenendo genero di Pio Spacanti “Fai- toun” e si sistema nella “Siberia” di Riccione (attuale via Ugo Bassi e dintorni). Lavoratore instancabile di onestà irreprensibile, rispettare la parola data era “sacro”. Ai 5 figli insegnò che solo il lavoro è fonte di bene e di pace per la famiglia.
I “MIRACOLI” DI MISÈLA
Va in mare con la batlèina Vispa Teresa, così nominata in onore della sua sposa, e torna a riva con le reti ricche di varietà e di quantità di pesce strabiliando anche i pescatori di barche due alberi che stavano fuori due-tre giorni.
IL SEGRETO DEL RABBIO
Il segreto stava nel suo ingegno. Lavorando da solo creò un marchingegno rivoluzionario che consentiva pesche “miracolose”. Per evidenti ragioni di tornaconto “Misèla” fece il possibile per tener lontani i concorrenti. Per prudenza agganciava e sganciava l’attrezzo alla rete quando era in mare aperto, fuori dalle viste e, tornato a terra, lo avvolgeva in una tela che custodiva sottochiave sottocoperta.
Tanti furono i tentativi di scoprirne il segreto ma Giuvan lo conservò sino al termine della “carriera” quando lo lasciò in eredità ai nipoti che erano imbarcati sulla “Gaetano”; un bel due alberi governato dai Tontini, “Ciriga” parone e “Piroun” motorista.
Ma, si sa, un segreto non dura molto sulle banchine di un piccolo porto. Ben presto si svelò l’arcano e il mondo marinaresco conobbe il “rabbio”, una innovazione semplice ma capace di modificare sostanzialmente la pesca radente a strascico.