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Lo storico problema dell’insabbiamento del porto di Riccione

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Dante Tosi illustra l’annoso problema dell’agibilità del porto di Riccione dovuto al sopravanzare dei banchi di sabbia ed il relativo dragaggio. Ma perché il porto si insabbia?

Quando si dice “porto” si sottointende che esso abbia appropriato accesso dal mare col minimo di agibilità per le barche che vi trovano rifugio ed ormeggio, abbia cioè l’ingresso esposto al minor impatto col moto ondoso e abbia fondali che ne consentano il transito ordinario. 

I BANCHI DI SABBIA E IL PORTO
Perché ciò sia possibile occorre che i moli guardiani (le dighe foranee) siano protesi a sopravanzare i banchi di sabbia che vi si accumulano davanti per effetto degli spostamenti e assestamenti dei materiali sciolti che il mare riceve dai corsi d’acqua e dalle cave di prestito e nel suo inesausto dinamismo seleziona e distribuisce. Sono inerti (sabbie, ghiaie, limi, argille) indispensabili per il naturale ripascimento ed equilibrio della costa. Affinché tale processo, che regge la distribuzione degli inerti in maniera e misura tangibile per il nostro porticciolo, occorre la concorrenza di diversi fattori naturali (parlando degli aspetti morfologici, dinamici e meteomarini, ci riferiamo alla nostra realtà locale, consolidata nell’ambito del paraggio). Che qui di seguito diremo in maniera succinta. 

IL FONDO MARINO DI RICCIONE E IL NASTRO TRASPORTATORE
Il fondo marino costiero di Riccione ha una conformazione pianeggiante con bassa pendenza (in effetti è il prolungamento della spiaggia) ed è formato da sabbie, le quali hanno poca consistenza ed ancoraggio che le rende erodibili dalle correnti indotte dalle mareggiate e dal movimento di marea. Considerato che la “traversia” (cioè la prevalenza del moto ondoso) del nostro paraggio è di grecolevante, l’impatto con la riva determina lo scorrimento lungo costa (il cosiddetto nastro trasportatore, come lo chiama Antoniazzi) orientato in prevalenza da est a nord, con un saldo di materiali consistente, ha come conseguenza la formazione di una barra (ovvero, un banco, uno scanno) di sabbia davanti l’imboccatura del porto, ostruendone gli accessi. 

L’IMPIEGO DELLA DRAGA
Tale processo naturale rende pressoché inagibile l’impianto anche a barche di poco pescaggio. Si cerca di rimediare al problema col dragaggio. Il Comune per la prima volta dal 1952 si è dotato di appropriate draghe e provvede, in economia, a togliere i banchi che lo ostruiscono. (Il Comune deve fare da sé perché la Legge del 1885 stabilisce che i porticcioli devono essere mantenuti dagli enti locali). Non è certo una pratica risolutiva. Ma consente di tenere aperto il porto con un minimo di funzionalità. 

1956 Porto di Riccione – Lavoro di escavazione dell’imboccatura del porto con draga idrovora e bettolina adibita al trasporto delle sabbie dragate.

PERCHE’ NON SI PROLUNGANO I MOLI
Il nostro porticciolo, quindi, subisce un processo di fattori naturali che lo rendono di precaria agibilità nautica e ne bloccano ogni eventuale sviluppo qualitativo. Sia nel settore dell’armamento sia peschereccio che nautico. Si poteva (si potrebbe) rimediare col prolungamento dei moli oltre la linea dei bassi fondali.
Soluzione in altri tempi prevista ma a ragion veduta scartata perché sarebbe andata a sicuro detrimento dell’equilibrio della spiaggia, ben più importante dell’impianto portuale, nell’economia turistica di Riccione. Una scelta definitiva, quindi, che conferisce al porto una funzione di supporto, alla quale dobbiamo acconciarsi. 

Tratto da “Storie di porto” 1998 di Dante Tosi 

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