Aldo Bagli “Nasin” persona dallo spirito libero, partigiano, calciatore nella “Biagio Nazzaro”, cantante, Vigile urbano, cacciatore… un uomo dai mille volti ed interessi.
Aldo Bagli era figlio di Domenico “Mangoun” Bagli, originario di Scacciano, che emigrò in Brasile per lavorare in una piantagione di caffè. Mangoun quando raccimolò quattro soldi se ne tornò in Italia (erano i primi anni del 1900) e comperò un pezzo di terra vicino al mare all’Abissinia, per costruirci una casetta e ricavare un piccolo orto, strappandolo alle dune asciutte e agli arbusti spinosi.
In quella landa selvaggia nacque Aldo (1923), in barba ad ogni logica, da una madre 42enne e dopo solo 5 mesi di gravidanza. Un “fioch ad bumbèsa” che crebbe fortificato da quell’ambiente, all’apparenza ostile, ma ricco di opportunità straordinarie per un bambino curioso.
I suoi compagni di gioco furono gli uccelli che lì nidificavano e si nutrivano. Imparò a conoscerli in ogni loro mossa, verso, comportamento. E ne imitò alla perfezione il fischio, arrivando così ad attirarli e prenderli di mira con i proiettili della fionda da lui costruita. Dopo la scuola elementare frequentò la scuola media, ma venne espulso perchè non sopportava i confini dell’aula e i richiami degli insegnanti cadevano nel vuoto. Il suo sguardo era perennemente puntato sugli spazi aperti.
Ebbe migliori risultati alla scuola di Arti e Mestieri in quel di Rimini; lì apprendeva nozioni pratiche, a lui molto congeniali. Carattere aperto e gioviale, intelligenza vivace, comprese subito la durezza della vita e si diede “da fare”. In estate prese a vendere le cartoline illustrate al mare, con la sua capiente cassettina a tracolla, e un sorriso carico di simpatia. In inverno si mise a fare l’imbianchino, imparando il mestiere da Giovanni Pecci “Munfarèl”. Quando scoprì di avere una voce intonata non si fece pregare a cantare in bar e ristoranti di Riccione. L’importante era ragranellare qualcosa per contribuire a migliorare il bilancio familiare.
ALDO E IL CALCIO
L’amore per il calcio lo “sfogò” giocando come mezzala nella “Biagio Nazzaro”. E intanto studiava per corrispondenza per diventare perito tecnico.
ALDO PARTIGIANO
Chiamato alle armi nel Genio ferrovieri ricevette l’ordine di presentarsi alle truppe fasciste. Scelse la sponda opposta e divenne partigiano nell’ VIIIa Armata Garibaldi. Operò dapprima in montagna e poi nel piano come staffetta per stampa clandestina e trasporto di armi. Nel 1944 tornò a Riccione lavorando presso il Comando Alleato dislocato al Domus Mea. Al termine del conflitto fu impiegato al Mercato del pesce, poi Vigile urbano e infine per 20 anni fu impiegato all Ufficio Acquedotto e Gas.
Tanti i suoi passatempi: scrittore e narratore dialettale, pittore “naif”, cartellonista pubblicitario, illustratore di vele per “batlèine e cutter”, oltre alla caccia, che fu l’amore più grande. Ricoprì l’incarico di segretario della Federcaccia per 10 anni. Fu cacciatore ma non sparatore. Era del pensiero che la caccia doveva essere abilità e non…strage fine a se stessa. E lui, abilissimo lo era davvero; imitava le quaglie così bene che le portava a posarsi ai suoi piedi… per poi lasciarle libere di tornare a volare.
GLM