Il partigiano riccionese Luigi Vannucci sulla lapide dei Caduti della Libertà di Rimini è dato per disperso ma la verità è un’altra.
Il riccionese Vannucci e la lapide di Piazza Tre Martiri
Forse pochi ricordano Vannucci Luigi (Aldo), ma è l’unico abitante, classe 1920, della Perla Verde che è iscritto nella lapide dei Caduti della Libertà di Piazza Tre Martiri ai Rimini. Entrò in questa lista, nella terza versione che ne è stata redatta tra il 1949 e il 1950, i documen- ti d’archivio non sono chiari e non vi sono fotografie che testimoniano quest’evoluzione. Fu inserito quando furono inclusi i partigiani che morirono dopo la guerra, ma soprattutto quando quel monumento divenne la lapide rappresentativa dei caduti dell’allora circonda- rio di Rimini. Sulla lapide appare erroneamente come “disperso”, ma di lui sappiamo cosa gli accadde.
Il fatto che su quella lapide siano incise tante inesattezze, è probabilmente dovuto al fatto che fu elaborata in vari momenti, l’ultimo dei quali 20 anni dopo la fine della guerra, quando la Memoria non era più così precisa. Nel giugno del 1940, quando aveva vent’anni, con lo scoppio della guerra Luigi Vannucci fu chiamato alle armi, ma a causa di una malattia fu a lungo ricoverato in un ospedale di Ravenna. Durante gli anni della vita militare maturò ideali socialisti che, all’indomani dell’8 settembre, lo motivarono a entrare nelle Resistenza, infatti dopo l’armistizio riuscì a non farsi catturare dai Tedeschi e a ritornare a casa a Ric- cione entrando subito tra le file dei partigiani.
Vannucci partigiano a Riccione
Egli entrò nella resistenza come Sappista, ovvero come appartenente alle Squadre d’Azione Patriotica, che svolsero importanti funzioni di assistenza ai gruppi armati come le Gap, i Gruppi d’Azione Patriotica – in zona operò la 29 Bgt. Gastone Sozzi dove militarono i Tre Martiri- e i più noti partigiani di montagna che costituirono qui in Romagna l’8a brigata Garibaldi. Il suo ciclo operativo da partigiano iniziò il 15 settembre 1943 e ebbe termine il 22 settembre 1944, il giorno dopo la Liberazione di Rimini. Dai suoi documenti da partigiano emerge che lui fu una staffetta di collegamento tra i resistenti di Riccione e quelli di Rimini.
L’assalto dell’aeroporto di Miramare
Vannucci partecipò all’assalto all’aeroporto di Miramare, dove vennero prelevate delle armi poi inviate in montagna, alla consegna di trasporto di ordini da un comando all’altro, si dedicò anche allo spargimento dei temuti chiodi a tre punte lungo le direttrici principali e alla distribuzione di manifesti di propaganda. Come tanti comuni cittadini, alla fine dell’agosto del ‘44, con l’arrivo del fronte e l’inizio della famosa battaglia per Rimini tra Tedeschi e Alleati, fu a sfollare nella Repubblica di San Marino.
Finita la guerra…
Dopo la guerra, come spesso accadeva al tempo, per i suoi trascorsi di partigiano, fu assunto come vigile urbano militare del Comune di Riccione. La guerra finita però non fu la fine delle sue sofferenze si sposò nel giugno del 1945 con la signora Angelina Bruna, ma nello stesso mese si ammalò di tubercolosi che lo costrinse a ricoverarsi nel nosocomio di Vecchiazzano a Forlì; dalla malattia non si riprese mai più, morì qualche mese dopo il 21 ottobre 1945, lasciando una giovane vedova e i genitori, Carlo e Pasquina.
Mettere in atto forme di resistenza a Riccione non fu facile: la sovrapresenza tedesca, un territorio pianeggiate poco adatto alla vita in clandestinità, oltre che una popolazione già frustrata dai tanti bombardamenti e quindi impossibilitata al sostegno della resistenza, resero più difficile il compito dei resistenti. Ma i partigiani locali non si tirarono indietro, sostenendo i gruppi armati di montagna, compiendo azioni si sabotaggio e disturbando il lavoro della Tods per la costruzione delle fortificazioni della Linea Gotica; non ultimo guidarono e anticiparono le avanguardie degli Alleati nella liberazione di Riccione.
Daniele Susini