Don Carlo Tonini è stato decisivo nello sviluppo del turismo a Riccione.
La volontà di dare un’economia alternativa alla pesca e all’agricoltura lo spinse a coinvolgere la borgata nell’ospitalità dei bambini affetti da scrofolosi.
Serviva la fermata del treno, la stazione e poi i primi ospizi marini.
1862 IL TRENO FINALMENTE FERMA A RICCIONE
La prima fermata sperimentale alla stazione della Perla verde risale al 1° gennaio 1862, ma occorsero tre anni e l’impegno e l’ostinazione dell’umile e instancabile parroco don Carlo Tonini perché la città avesse un collegamento regolare e costante con i centri limitrofi. Fu una vera e propria battaglia per la stazione ferroviaria che poteva cambiare le sorti della borgata. La fermata era in corrispondenza del passaggio a livello e del piccolo casello realizzato proprio dove la strada ferrata si incrociava con l’unica arteria che collegava la zona marina col vecchio borgo, cioè, appunto, viale Viola.
1891 PRIME CONSEGUENZE DELLA STAZIONE DI RICCIONE
Nel 1891 avvenne l’inaugurazione della nuova stazione che si trovava dov’è tuttora. L’arrivo del treno rappresenta l’elemento di svolta nella vita della città. Dapprima l’entrata in funzione della linea ferroviaria ebbe effetti negativi sull’economia cittadina: i viaggiatori che prima percorrevano la via Flaminia a cavallo o in carrozza ovviamente preferirono usare il nuovo mezzo, più comodo, rapido e sicuro, col risultato che il movimento dei “forestieri” su cui i riccionesi avevano costruito una, per quanto piccola redditizia attività, ebbe un crollo.
Sembrava la morte per quell’embrione di industria dell’ospitalità che fino ad allora aveva caratterizzato la vita del borgo. Il collegamento ferroviario invece fu la prima pietra su cui si sviluppò il turismo riccionese. In verità la decisione di far fermare il treno alla stazione della Perla verde ebbe soprattutto una motivazione economica di tipo agricolo.
RICCIONE E L’AGRICOLTURA
Riccione era lo sbocco naturale dei paesi dell’entroterra. Era il centro di smistamento dei prodotti coltivati nelle ubertose campagne di Morciano, Coriano, San Clemente e dintorni. A sfruttarne le potenzialità per lo sviluppo dell’industria del forestiero furono alcuni pionieri del turismo della Perla verde, primo fra tutti don Tonini, il pioniere della fortuna balneare della città.
I BAMBINI SCROFOLOSI E DON CARLO TONINI
Il fatto è che nella seconda metà del secolo scorso la medicina aveva scoperto i benéfici effetti del clima marino sulla scrofolosi, una malattia di tipo tubercolare che colpiva i bambini che vivevano in ambienti insalubri e con regimi nutrizionali poveri. Il parroco tanto disse e tanto fece che riuscì a lanciare la Perla verde come luogo ideale per la cura della malattia, fino al punto da organizzare soggiorni estivi per i bambini bisognosi.
DAL VECCHIO PAESE CON I CARRETTI TUTTI IN SPIAGGIA
Inizialmente erano ospitati dalle famiglie che abitavano nel vecchio Paese (secondo il censimento realizzato nella notte tra il 31 dicembre 1871 e il I gennaio 1872, a Riccione c’erano 76 costruzioni agglomerate in cui vivevano 111 famiglie, e 174 case sparse nella campagna che ospitavano 213 famiglie. La popolazione complessiva era di 1.940 anime). Bene, ogni giorno il buon don Tonini partiva dalla sua abitazione, all’estremità orientale della borgata, e passando di casa in casa raccoglieva i “suoi” bambini. Poi li radunava all’imbocco di viale Viola dove erano in attesa i contadini della zona coi loro carri trainati da buoi e coperti da una tenda. Per affetto verso il loro parroco, si prestavano gratuitamente a fare il servizio di trasporto. Da lì partiva il corteo che lentamente, percorrendo il fondo sconnesso e polveroso della Viola, portava i bambini fino alla spiaggia.
1877 DAI BAMBINI SCROFOLOSI AI PRIMI OSPIZI MARINI
Poi l’ospitalità ai bambini scrofolosi si perfezionò e nacquero gli ospizi marini, il primo dei quali fu, nel 1877, il Martinelli Amati. La fama di Riccione si estese. In molte città dell’Emilia Romagna erano sorti comitati pro “bambini scrofolosi” i cui esponenti raggiungevano in treno la Perla verde per rendersi conto personalmente delle condizioni ambientali e di vita dei bimbi ammalati.
LA PRIMA PUBBLICITA’ PER RICCCIONE
Tornavano nei luoghi di provenienza decantando non solo la salubrità ma anche le bellezze di Riccione. Piano piano, grazie alla facilità dei collegamenti con l’Emilia e le città del Nord Italia, la Perla verde divenne meta di “veri” turisti (nobili e benestanti, non più solo di poveri bambini bisognosi di cure) che vi trascorrevano lunghi periodi di quiete e riposo alla benefica aria di mare. La vacanza terapeutica per adulti e la moda dei bagni di mare, già consolidate a Rimini, cominciarono a interessare anche Riccione. Era nata l’industria turistica.
GLM