Il cinema, per molti decenni, è stato il divertimento preferito dagli italiani. Non c’era la concorrenza della televisione, degli schermi giganti, delle piattaforme in streaming. Ma, soprattutto, era un divertimento per tutte le tasche. Infatti, quando un nuovo film usciva, veniva proiettato nelle sale di prima visione, poi si passava alla seconda e, infine, alla terza visione. E il prezzo del biglietto calava progressivamente.
Alla conclusione del suo ciclo, quando le pellicole erano rovinate e piene di giunture (erano di cellulosa e, oltre a essere fragili, prendevano facilmente fuoco) finivano nei cinematografi di periferia, spesso cinema parrocchiali, immortalati da Gaber nella sua canzone Porta Romana: «Tre film in una volta 100 lire» (le 100 lire del 1960 equivalgono al costo di due caffè ai giorni nostri).
Il numero di spettatori, soprattutto se confrontato con i tempi odierni, era impressionante: 661 milioni nel 1950, 819 milioni nel 1955 (15 biglietti staccati per ogni italiano, neonati compresi), scesi a 513 milioni nel 1975 e precipitati a soli 83 milioni nel 1992. I prezzi dei biglietti però, aumentarono in proporzione al calo degli spettatori. Anche a Riccione le sale cinematografiche erano molto frequentate e assai numerose. Nonostante la popolazione riccionese negli anni ’50 fosse di soli 13.000 abitanti, c’erano moltissime sale cinematografiche, soprattutto, le arene all’aperto che, nei mesi estivi, dovevano fronteggiare l’arrivo di migliaia di turisti. Vado a memoria: Turismo, Odeon, Dante, Africa , Zanarini, Arena Mare, Star, Alba.
Nella stagione estiva venivano spesso proiettate delle anteprime nazionali che richiamavano un grande pubblico. Che soddisfazione tornare in città e dire agli amici che avevi già visto un film che nessun altro aveva potuto ancora vedere! I manifesti dei film in programmazione venivano appesi nei punti di maggior passaggio e, sparse per tutta Riccione, c’erano le locandine con l’elenco dei film in programmazione.
C’era anche chi usava mezzi meno ortodossi. Negli anni ’30, un moscone che trasportava il manifesto del film programmato all’Arena Dante, passava a poca distanza dalla riva con su due volonterosi giovanotti. Uno remava e l’altro gridava in un megafono invitando i bagnanti ad assistere alla proiezione. Poi arrivarono le auto con altoparlante che scorrazzavano per la città e, negli anni ’60, il Publiphono che, oltre ad annunciare il ritrovamento di qualche bambino disperso sulla spiaggia, faceva pubblicità alle sale cinematografiche.
Il primo segnale che l’estate stava finendo era dato dalla comparsa di locandine di film in lingua tedesca. Imperativo era rendere felici i turisti d’oltralpe. All’inizio degli anni ‘2000 il crollo degli spettatori colpì anche Riccione e i cinematografi chiusero i battenti. Nel 2001 il Cine Teatro Turismo fu abbattuto e la stessa sorte toccò all’Odeon nel 2003.
Di quest’ultimo resta l’insegna in viale Corridoni, testimonianza di un’epoca perduta per sempre. Un’epopea durata oltre 50 anni, si era conclusa. (di Vittorio Costa)