I coniugi Capelli, per trent’anni colonne della Scuola di Riccione Paese. Classi anche con 50 bambini, ma la passione per l’insegnamento ed il rispetto per la figura del maestro aiutavano.
Piero Capelli, figlio di Sofia e Goliardo Capelli, i maestri Capelli, sfogliando l’album dei ricordi tratteggia circa trent’anni di scuola dei suoi genitori che dagli anni ‘40 insegnarono a scrivere, leggere e a fare di conto a centinaia di riccionesi presso la Scuola di Riccione Paese.
ECCO COME NACQUE L’AMORE
Come si conobbero? “Si incontrarono a Selva dei Mulini in Alto Adige” ci svela il figlio Piero “Goliardo, a Riccione poi per tutti il Maestro, era nato in Francia da una famiglia di emigrati ed era tornato a vivere in Italia dopo la morte del padre in un incidente in miniera. Sofia per il giovane uomo senza radici, divenne la sua àncora, il suo porto sicuro”.
Sofia Capelli, “la mia maestra” la ricorda Lucia Gusella, “era sottile e severa, con una voce dolce, più che una maestra quasi una mamma, condivideva con mia nonna materna le origini Trentine, l’amore per le Alpi”. Da quel sentimento nato sotto le cime innevate fiorì presto l’amore per il mare e per Riccione, sempre più mondana e conosciuta e soprattutto casa per la coppia di giovani sposi e per i loro figli.
Le classi dal dopoguerra in poi avevano notevolmente cambiato fisionomia, e dai piccoli gruppi di 8/9 studenti si era arrivati a classi dalle dimensioni impensabili ai giorni d’oggi, fino a più di 50 alunni.
18 Novembre 1959, classe 3a A. 1a fila in alto da sin.: Cicchetti Luciana, Della Pasqua Maria, Papini Marina, Gambuti Anna Maria, x, Mazzotti Claudia, Nadia,
x, Paola Zavroski, x, Ma Sofia. 2a fila al centro da sin.: Gusella Lucia, Colombari Carla, x, x, x, Fana Giovanna, Bilancioni Isa, Bombardieri Clara, x. 3a fila in basso da sin.: Molari Stefania, x, x, Canarezza x, x, x, Masi Irene, x, x, Barnabè Alida.
Per un lungo periodo le classi miste non sono esistite ed i due maestri Capelli tenevano lezione in classi separate. Sofia insegnava anche a ricamare ed a cucire, mentre Goliardo, univa alle buone maniere ed all’arte del bel parlare, anche una discreta ed ingegnosa manualità, che volentieri trasmetteva ai bambini.
Ma com’era possibile gestire classi così numerose? “Le famiglie avevano un rispetto maggiore dell’insegnante” sottolinea il figlio Piero “i maestri godevano di considerazione e rispetto. I genitori li sostenevano “ui daga un scapazoun” suggerivano, in caso di comportamenti sbagliati”.Ma attenzione, non mancavano ragazzi difficili, che davano filo da torcere anche a Goliardo, che da pedagogo “autodidatta” come amava definirsi, aveva i suoi metodi per gestire situazioni difficili e non si lasciava certo intimorire”.
GOLIARDO E LA BICICLETTA
Goliardo, estroverso e volitivo, amava il suo lavoro, che affrontava in maniera spontanea ma rigorosa. Amava viaggiare ed i viaggi di allora erano in bicicletta con la quale si allontanava per ore.
SOFIA E LA SUA PRECISIONE
Sofia comprendeva questo desiderio di libertà, seria e rigorosa com’era, dedicava tutto il suo tempo al lavoro, alla minuziosa correzione dei compiti, che spesso si portava a casa. I nonni anche allora si occupavano dei nipoti e così i figli dei maestri Capelli trascorrevano lunghi periodi a Rovereto presso i nonni e gli zii materni. I sacrifici erano all’ordine del giorno, erano tempi di povertà ed incertezza, soprattutto durante la guerra.
I Capelli si impegnavano nel mantenere vivo il contatto con le famiglie per evitare la dispersione scolastica, molti di questi giovani venivano indirizzati ad altre occupazioni ed aiutavano la famiglia a sbarcare il lunario, per questo era necessario sensibilizzare i genitori alla necessità di fornire una formazione scolastica “ia da scriv e da fe i cont”. Ma i maestri Capelli con il loro rigore ed autorevolezza, la loro calorosa presenza e perseveranza, erano più di questo: erano veri maestri di vita.
Alessandra Prioli