Riccione ripopolata dai giovani turisti. Don Franco del Punto Giovani: “I giovani hanno bisogno di ascolto, non riconoscono l’autorità del vestito, ma dal comportamento. Prima dei maestri cercano testimoni”.
Una Riccione estiva strapiena di giovani, così tanti non se ne vedevano da anni. Ragazzi al- legri, desiderosi di divertirsi, ma in alcuni casi pure scoraggiati, incerti e arrabbiati e, anche se in casi isolati, protagonisti di episodi di cronaca nera.
Ma recupero e dialogo sono possibili. Ne parla don Franco Mastrolonardo, ideatore e fondatore del Punto Giovane di Riccione, quest’estate sceso in strada di notte a cogliere il loro bisogno estremo di ascolto.
Il Punto Giovani di Riccione
A RICCIONE ESTATE 2020 CON TANTI GIOVANI
Tanti giovani, una vera sorpresa? “In effetti non vedevo tanti giovani dai primi anni in cui approdai come parroco al mare. Ricordo che mi interrogavo spesso sul come incontrare quei ragazzi da prete. Pareva però una sfida sproporzionata. Ma lo Spirito poi ci ha sug- gerito l’evangelizzazione di spiaggia che ha por- tato tanti frutti tra i ragazzi arrivati a Riccione da tutta Italia, ma pure nelle nostre comunità”.
Quest’estate, però c’è stata qualche difficoltà nel gestirli? “I problemi di ordine pubblico non sono stati pochi. Ma, forse ce ne siamo dimenticati, anche quindici anni fa succedevano risse e tafferugli tra gruppi di diverse città”.
IL LOCKDOWN E RAGAZZI
Il lockdown ha inciso ulteriormente? “Quello del lockdown è stato tempo di grande prova. Ma il passaggio più difficile è stato varcare la soglia ed entrare nel mondo inesplorato del post covid dalle mille incertezze. Quest’ansia che tuttora ci pervade e ci paralizza è sorgente di conflitti e aggressività. Dovremmo ritornare a quelle parole di Gesù: non preoccupatevi per il domani, fidatevi del Padre!”.
Quest’estate alcuni episodi di cronaca nera hanno orientato giudizi negativi nei confronti dei giovani… “Che l’ansia sia più contagiosa e aggressiva del covid è certo. Ma trovare il capro espiatorio nei ragazzi non mi pare corretto e neppure etichettarli in buoni e cattivi. Non esistono ragazzi solo cattivi e ragazzi solo buoni. Spetta all’educatore di turno tirar fuori il bene che c’è in ciascuno e non confermare l’etichetta di malvagio a chi sbaglia”.
UNA NOTTE TRASCORSA PARLANDO CON I RAGAZZI
Esistono possibilità fattive di dialogo rispetto al popolo della notte? “Qui c’è da rimpiangere l’evangelizzazione di spiaggia. Credo sia una delle poche esperienze capaci di raggiungere questi giovani, perché entra nel loro habitat: la notte! Quest’estate alla Mater Admirabilis abbiamo avuto molto a che fare con la “confusione” notturna dei ragazzi. Tante volte don Valerio, che ogni giorno si sveglia prestissimo, ha dovuto metter mano al disordine tra bottiglie rotte e conati di vomito. Ma non siamo mai entrati in conflitto con quei ragazzi. Personalmente ho deciso di trascorrere una notte intera con loro”.
E cos’è successo? “Sono stato anzitutto accolto. Quei ragazzi avevano bisogno di qualcuno che li ascoltasse. Uno mi ha addirittura confidato che faceva lo spacciatore di “paglia” come la chiamano loro. Me lo ha confessato dopo un dialogo di un’ora, durante il quale mi ha raccontato del conflitto con i suoi, della fede di sua nonna e della scuola dove si è sentito per anni un reietto.
Alla fine gli ho detto: ti stimo molto, ma devi smettere di spacciare…. e lui mi ha risposto filosoficamente: don, lo spaccio è solo questione spazio temporale! Tra cinque anni potrò farlo legalmente con partita iva. Allora gli ho risposto: “tu vivi in questo tempo e in questo spazio….ora è illegale”. Mi ha sorriso e mi ha detto: hai ragione. Mia nonna di Firenze mi dice sempre: “dove ci sono le regole nascono i frati” …non l’avevo mai sentito questo proverbio ma ho colto che aveva capito”.
I GIOVANI CERCANO TESTIMONI PRIMA DEI MAESTRI
Come dovrebbero intervenire le istituzioni? “Innanzitutto devono testimoniare coerenza. I giovani oggi non riconoscono l’autorità dal vestito, ma dal comportamento. Prima dei maestri cercano testimoni. In secondo luogo le isti- tuzioni devono collaborare tra loro. La scuola deve fungere da perno educativo. Sulla scuola dobbiamo giocare ogni energia possibile”.
Ma la Chiesa che ruolo ha nei confronti dei giovani? “Ha il compito di annunciare Colui che dà senso alla vita di un giovane: Gesù. Per questo motivo le parrocchie, gli oratori devono essere case aperte per tutti i giovani e non solo per alcuni. Non si può dare l’idea che qualcuno sia degno di Gesù e altri no: questa è una visione antievangelica. Con la libertà di lasciarli andare e aspettarli con pazienza come ha fatto il Padre misericordioso nei confronti del figliol prodigo”.
Nives Concolino