Adriano Prioli per 36 anni in Comune progettando strade e opere. Ancora oggi passeggiando immagina migliorie e soluzioni. Un vero e proprio personaggio riccionese.
DA SEMPRE RICCIONE NEL CUORE
Seguire i ricordi di Adriano Prioli è come sfogliare un album fotografico dove strade, opere e sogni per la sua Riccione, se hai l’attenzione di specchiarti in quegli occhi vispi da ventenne, incastonati in un volto da film western, riesci quasi a toccarli con mano.
90 anni portati da metterci subito la firma per come date, fatti e personaggi si inseguono con lucidità nella chiacchierata, a testimonianza di un uomo volitivo, per certi versi ribelle, di sicuro incline alla libertà di pensiero.
Prioli nasce nel 1932 in Via Nino Bixio nella sua Abissinia e da subito il babbo Luigi, pescatore e la mamma Cinzia, pescivendola fanno i conti con l’intraprendenza del piccolo: il primo giorno d’asilo (allora dove poi sorse il supermercato Angelini in Viale Dante) pensa bene di “sgaiattolare” via dalla cucina, anticipando così nel rientro a casa il fratello maggiore, uscito per portargli una scodella di quadrucci con le vongole. Erano anni di miseria, al mare Adriano indossava come tanti il costume in lana all’uncinetto, i ricchi avevano quello vellutato e pieno di colori ma faceva lo stesso.
IL RICORDO DEL DOTTOR PULLÈ
Per il primo giorno di scuola arrivarono addirittura un paio di scarpe nuove, di due-tre di misure in più, ci volle della carta in punta per camminare quasi decentemente “Non ti preoccupare il prossimo anno ti troverai meglio” lo rassicurava la mamma. Ad 8 anni però Adriano sta male, arrivano un paio di visite di alcuni “dutòr” ma niente, sale là preoccupazione.
Fin quando la mamma si rivolge al dott. Felice Pullè “Non si preoccupi signora, basterà alimentare meglio il suo bambino”, le disse l’anziano medico che davanti alla richiesta dell’importo dell’onorario fece come con tanti altri riccionesi “A me non deve nulla, con quei soldi compri carne e pesce per suo figlio”. Ancora Adriano ricorda le lacrime della mamma, per lui un passaggio significativo per tutta la vita.
1952 LA PRIMA VOLTA IN COMUNE PER L’ABISSINIA
Crescendo gli studi non appassionavano il ribelle Adriano ma se la cava, per il servizio di leva in Marina a Taranto era spesso in punizione perché etichettato come comunista benché fosse di ideologia socialista “il merito deve essere sempre valorizzato”. Nel 1952 in licenza a casa, passeggiando sull’arenile in fondo a Viale San Martino nota dei picchetti “delimitavano la vasta area area di spiaggia che sarebbe stata venduta per realizzare la “Colonia Borgo” i soldi servivano per costruire la scuola di Via Cairoli. Prioli corre in Comune imbattendosi nell’amico e Sindaco Enio Dellarosa “Ma qui si farà finire il lungomare a Viale San Martino! Ma vi rendete conto?”. Come poteva finire? E’ solo l’inizio.
1956 I PRIMI INCARICHI E LA VICENDA DELLA BAITA
Nel 1956 affianca il geometra Piccioni per alcuni calcoli su cantieri seguiti per conto dell’Amministrazione, pochi mesi dopo viene assunto a fianco dell’ingegnere toscano Antinori, un percorso nel pubblico durato 36 anni.
Nei primi tre viene impiegato all’Urbanistica con l’incarico di esaminare tutti i progetti presentati dai privati “La Baita è stata costruita per merito mio” racconta con soddisfazione “la richiesta di Nello Tirincanti, contadino con la passione della musica, venne la prima volta bocciata. La riproposi. C’erano già il Vallechiara ed il Florida ma anche l’Abissinia meritava il suo dancing”.
Prioli con la sua Olivetti d’ordinanza scrisse su carta bollata le motivazioni per far passare l’investimento del sammarinese, che avrebbe messo i soldi, dando gambe all’idea del visionario Nello Tirincanti che si sarebbe occupato della gestione. Sappiamo tutti com’è andata, un successo.
A 33 anni sposa Giovanna “dal 1946 ho fatto il bagnino -ci confessa con sorriso malizioso – e mi sono sacrificato per il turismo”. Nascono i figli Alessandra e Andrea ed il lavoro in Comune procede.
1971 LA NASCITA DI VIALE CARPI
Tra le vicende di cui il geometra dell’Abissinia va orgoglioso c’è quella di Viale Carpi: era il 1971 e dove era in costruzione il comparto Peep, i progettisti milanesi incaricati pensarono di chiudere l’area con un muro, lasciando di fatto isolata la parte a monte, quella per capirci, confinante con gli impianti sportivi. “Ne venne fuori una diatriba quasi ideologica perché si riteneva di dover tutelare il sonno degli operai ma così facendo si sarebbe edificato un ghetto, isolandolo dal resto del quartiere”.
Fortuna volle che arrivarono 400 milioni di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti e Prioli da direttore dei lavori, predisponendo la realizzazione di vari interventi in città, pensò anche a quella zona impostando il cantiere di una strada larga 15 metri (l’attuale Viale Carpi), per trasformare quello che di fatto era solo un viottolo sterrato. Convocato d’urgenza in Giunta per un’annunciata reprimenda, il Sindaco Cenni prendendo visione del progetto cambiò idea, prevedendo l’arrivo della nuova strada fino al Bocciodromo. Gli abitanti della zona adirittura si mobilitarono e si arrivò all’attuale conformazione di Viale Carpi fino a Viale Montebianco.
Stesse soddisfazioni per il prolungamento di Via Portofino e quella del sottopasso di Via Cesare Battisti “Dovevano essere due rondò ma mancavano i fondi e quindi si utilizzò il solo tunnel già presente. Anni dopo si riuscì ad avere la copertura finanziaria per il secondo sottopasso a chiocciola, ma ad una settimana dall’apertura del cantiere, con le putrelle già in magazzino, il Sindaco Pierani bloccò i lavori”.
PIAZZALE VENETO IN ZONA STAZIONE
Andato in pensione Adriano divenne consigliere comunale, tante le sue “battaglie” come indipendente nel Pds, finì poi nel gruppo misto. “Tra le tante questioni mi opposi al progetto di un parcheggio multipiano in Piazzale Veneto dietro la Stazione. Il Sindaco Imola mi diede ragione e così in quell’area oggi è stato possibile ampliare a mare la nostra Stazione. Mi sono attivato anche per il sottopasso di Viale Ceccarini all’interno del progetto del Trc, proponendo dopo la sua costruzione la realizzazione di una rotonda, peccato il Sindaco Tosi non mi abbia ascoltato”.
1970 – LA FANTASTICA STORIA DELL’ ASAR ECCO COME TUTTO INCOMINCIÒ
Tra le grandi passioni di Prioli c’è anche il calcio, quello giovanile che lo ha visto tra i fondatori dell’Asar. “La prima riunione si tenne nel 1970 al bar Canasta al mare, eravamo un centinaio, praticamente tutto il quartiere. I nostri figli giocavano a pallone tra i resti dell’Ingar, tra immondizia e macerie. Conoscevo bene il rappresentante dei Ceschina, proprietari dell’area, il dott. Baldazzi. Millantando un imminente intervento del Comune pronto a richiedere la pulizia immediata di tutta l’area, comunicai la disponibilità del nostro gruppo di pulire e sistemare realizzando anche un campetto da calcio per poi tenere in ordine con continuità l’area. I Ceschina diedero l’ok e nel 1971 insieme a Venanzio Bezzi, primo storico Presidente, io da Vice, Tiziano Mulazzani, Leopoldo “Poldo” Del Bianco e Frangiotto Fabbri partì l’avventura per costruire il campo sportivo dell’Asar, poi arrivò anche Spartaco Selva”.
Un’iniziativa divenuta storica con una ricaduta sociale fondamentale per il quartiere e per tutta Riccione: centinaia di bambini, lontani dalla strada, diventarono ragazzi proprio grazie a quell’intuizione.
I PROGETTI DI ADRIANO
Ma Prioli anche in pensione negli anni ha sfornato proposte ed idee, la più famosa il ponteggio per allungare Viale Ceccarini con una passeggiata sul mare, la piastra sul porto, l’allargamento del ponte di Viale Dante sul porto canale, visioni e spunti che sono ancora lì. Infaticabile continua a bussare a porte, telefonare, prendere appunti, progettare e argomentare. Che sia questo il segreto di tanta lucidità? Chissà.
Di sicuro se Riccione oggi è una città con uno sviluppo armonico lo deve anche ad Adriano. Grazie!
Francesco Cesarini