8.3 C
Comune di Riccione
giovedì, Gennaio 16, 2025

Slide Slide Paolucci Web Agency Riccione Slide Slide Slide Slide Slide
Home Blog Pagina 10

Alex Pirone il campioncino riccionese di motocross

Il riccionese Alex Pirone ad 8 anni brucia le tappe nel mondo del motocross, una passione nata seguendo Tony Cairoli.

Romagna terra di motori! E tra i giovani talenti delle due ruote c’è un riccionese di 8 anni, Alex Pirone, con una grande passione per le due ruote e il mondo dei motori. La sua è una storia ancora tutta da scrivere ma già sorprendente per l’incipit: a 11 mesi comincia a camminare utilizzando una bicicletta senza pedali, per poi passare, a poco piú di due anni, a pedalare veramente, divertendosi a superare ostacoli nel parco di Riccione.

Mamma e papà, appassionati di mountain bike, lo hanno sempre incentivato a queste avventure. La passione per i motori nasce proprio in questi anni, complici i video del campione di motocross Tony Cairoli ed una mini moto da cross regalata dai suoi nonni.

Il riccionese Alex Pirone in pista nella sua prima stagione da crossista, debuttante mini 65.

Dai primi giri in campagna ai corsi promossi dalla Fmi nelle Marche con la prima moto, un Greezley Malaguti 50, oggi Alex, iscritto al Motoclub di Cingoli, guida una KTM 2T a marce ed ha conquistato, a fine Ottobre, il titolo di Campione Regionale Marche Debuttanti 65 cc 2021. Le sue prestazioni, tanti podi anche al di fuori del suo campionato, non sono passate inosservate: a fine giugno infatti è stato ingaggiato dal team toscano Mb82 MxSchool, capitanato da Manuel Beconcini, ex pilota del Mondiale Motocross. Insomma, un 2021 pieno di soddisfazioni e tante esperienze si è appena chiuso.

La strada da percorrere è ancora tanta, ma Alex ha già saputo stupire! Potete seguire i progressi di questo piccolo pilotino di Riccione iscrivendovi al suo canale YouTube “Alex Pirone” e supportarlo in questa avvincente avventura.

FC

Barbara Fabbri PR di stile nel mondo della notte

Barbara Fabbri per gli amici Babi o Barbarella ha contribuito a fare tendenza nel mondo della notte romagnola. Bolognese DOC, in vacanza in riviera fin da piccola con la famiglia, per poi scoprire per amore il mondo della notte dove si è immersa totalmente facendo parte dei pionieri di quel settore e diventando PR di stile.

Da chi era costituito il gruppo iniziale?
“Da Gianluca Tantini, bolognese, mentore e boss, che prese l’ALEPH a Gabicce divenuto in seguito prima ETHOS (primo house club in Italia) poi ECHOES cambiando location; i dj Flavio Vecchi, Brown, Montanari, l’attrice romagnola Sabrina Bertaccini, Valentina Cecchini (diventata poi manager), Maurizio Monti e tanti altri.
Bologna e Riccione ancora una volta insieme?
In pratica riuscimmo ad unire l’Emilia con la Romagna all’insegna di musica di alto livello con altri come dj Cirillo e dj Ralf ma non solo. In quello che facevamo ci mettevamo l’anima perché ci piaceva: feste a tema sempre diverse, innovative ed in nome della continua evoluzione, c’era entusiasmo persino mentre applicavamo i francobolli sulle buste degli inviti”.


Eravate un giacimento di entusiasmo e originalità.
Ogni profilo aveva peculiarità differenti, tanto da essere di tendenza anche per stilisti del calibro di Jean Paul Gautier. I costumi venivano realizzati a seconda dell’idea di serata che si ideavano già dal lunedì, era tutto un fermento di idee per il sabato successivo.
C’era dedizione assoluta per quel lavoro, non si pensava al guadagno ma al divertimento. Senza rendersene conto, quello staff ha fatto la Storia del mondo della notte rivierasca”
Riccione era diversa, come proposta di locali, rispetto a Rimini?
“Sì, Riccione ha precorso i tempi e come offerta ce n’era per tutti i gusti e di grande qualità: dal Peter Pan, alla Villa delle Rose, Cocoricò, Pascià. Non solo i clienti ma anche noi come gruppo, a chiusura dell’Ethos, facevamo il giro dei locali dai nostri colleghi. Esisteva molta coesione tra noi tutti, ci sentivamo come una grande famiglia.”
Ibiza guardava alla riviera e non viceversa, giusto?
“Sì, possiamo affermarlo senza presunzione, eravamo un modello”
Ieri un turismo, oggi un altro. Cosa è cambiato?
“Oggi rispetto a ieri, chi frequenta le discoteche dai 17 ai 25 anni, ha meno cultura musicale, c’è poca originalità. I ragazzi sono meno trasgressivi e, talvolta, più aggressivi. Tutto è cambiato, non è possibile fare paragoni”.
La discoteca è stata spesso definita come luogo di trasgressione, in cui le donne come te venivano spesso giudicate.
“Assolutamente si. Ricordo il movimento anni ’90 delle mamme rock, quelle infuriate contro le disco. Ma noi ce ne fregavamo perché amavamo la musica, il nostro filo conduttore di vita, e vivevamo per divertirci e far divertire”.
Come vedi oggi Riccione nell’intrattenimento?
“Negli ultimi anni si assiste ad un calo importante perché vacante di proposta. Ha anche un’altra mentalità rispetto a Rimini. Di recente abbiamo organizzato serate al Grand Hotel in cui si è cercato di ricreare l’ambiente dei miei inizi, con musica di qualità e ripercorrendo il passato ma in versione moderna. I tempi cambiano, Rimini è una cittadina che vive anche d’inverno. Sono stati più bravi ad evolversi.”
Le istituzioni aiutano il vostro mondo?
“L’industria della notte è sempre stata screditata e sottovalutata. Eppure fa girare l’economia. Solo Riccione muoveva 15.000 persone creando un importante indotto economico”.

Ricci DJ, pseudonimo di Riccardo Testoni (Ferrara, 30 aprile 1963 – Forlì, 8 luglio 2000), è stato un disc jockey e produttore discografico italiano.

A livello personale tu hai avuto un grande amore all’interno della tua passione lavorativa. “Si, Riccardo Ricci, anche lui dj molto conosciuto ai tempi e prematuramente scomparso. Un amore nato con l’Ethos, abbiamo condiviso tutto in quel preciso momento storico. Non è stato sempre facile relazionarsi al di fuori di questa passione, perché difficile conciliare orari e tutto il resto.”

 

 

 

Un sogno?
“Vorrei contribuire alla nascita di un nuovo ed importante club capace di far riecheggiare il recente passato miscelandosi con il nuovo, dove la vera Musica che unisce sia al centro come unica droga da cui dipendere!”

Roberta Pontrandolfo

“Vota il Presepe”. Torna l’iniziativa di FA dedicata ai vostri presepi

0

TornaVota il Presepe l’iniziativa dedicata ai Presepi di Famija Arciunesa.

VOTO IL TUO PREFERITO:
CLICCA QUI

Famija Arciunesa dopo il successo del 2021, anche quest’anno ripropone l’iniziativa “Vota il Presepe per valorizzare l’impegno di bambini e ragazzi che allestiscono a casa il presepe. Si tratta della riedizione del concorso dei presepi a cui tanti riccionesi sono ancora legati e che per anni è stato portato avanti dall’associazione.
Anche quest’anno si vota on-line sul nostro sito
famijarciunesa.org.

L’iniziativa è aperta a tutti gli abitanti di Riccione che potranno inviare la foto del proprio presepe a redazione@famijarciunesa.org poi pubblicata nella gallery di “Vota il Presepe” e votata dal pubblico.

VOTO IL TUO PREFERITO:
CLICCA QUI

Vota il Presepe” nasce con la collaborazione di tutte le parrocchie di Riccione: Gesu’ Redentore, Mater Admirabilis,San Lorenzo, San Martino, Angeli Custodi e Stella Maris. Fondamentale l’apporto dei parroci e delle catechiste alle prese con le difficoltà dovute al Covid che pregiudica la possibilità d’incontrarsi e che grazie a questa iniziativa potranno trovare occasione di condivisione con i bambini ed i ragazzi.

L’intento di “Vota il Presepe” è di contribuire a riscoprire il vero senso del Natale, mantenere viva la tradizione e nell’allestimento del presepe unire la famiglia in questo particolare momento.

Si potrà votare fino al 16 gennaio 2022 ed ai tre presepi con più preferenze di ogni parrocchia Famija Arciunesa donerà dei dispositivi per la riproduzione musicale (casse acustiche portatili e cuffie) oltre alla pubblicazione, per i primi di ogni parrocchia, del proprio presepe sul giornale di Famija Arciunesa.

VOTO IL TUO PREFERITO:
CLICCA QUI

 

 

Giornale n. 5.2021 – FA, quando un acronimo diventa un invito

0

Da qualche tempo sul nostro giornale per indicare la nostra associazione utilizziamo l’acronimo FA, le iniziali di Famija Arciunesa per venire in soccorso a chi ancora fatica con lo “slang” riccionese ma anche e soprattutto perché da semplice abbreviazione possa trasformarsi se non in un imperativo, almeno in un invito al“fare”, ad esserci.
In Romagna spesso le cose prima le facciamo e poi le pensiamo, con tutte le conseguenze del caso, ma molto spesso questo è segno di generosità e laboriosità. FA, sì Famija Arciunesa, fin dalla sua costituzione ha tessuto la propria tela sul telaio del “fare” aggregando, valorizzando e aiutando.

I padri fondatori decisero di dare vita a Famija Arciunesa davanti ad un piatto di tagliatelle e proprio a tavola abbiamo deciso, dopo la sosta forzata dovuta al Covid, di ripartire con le nostre attività in presenza. La cena di beneficenza per AISM è stata un successo incredibile: 110 persone a tavola, 5.150 euro raccolti, superato abbondantemente l’obiettivo iniziale dei 3 mila euro.
Per questo doneremo per la Befana 650 euro in prodotti alimentari all’Emporio Solidale a sostegno delle famiglie in difficoltà.
A proposito, senza la generosità (ecco i romagnoli di cui prima…) di Stefano Tosi e della sua fantastica famiglia del Cavalluccio Marino non saremmo riusciti ad arrivare a tale risultato. Applausi.

Siamo anche tornati nelle strade di Riccione con le nostre “Castagne della Solidarietà” raccogliendo, insieme agli amici di Croce Rossa, 1.435 euro per l’acquisto di una nuova ambulanza che servirà il nostro territorio.
Mi auguro che anche qualche cittadino possa contribuire, i ragazzi della Croce Rossa lo meritano.

Rimanendo sull’invito al “fare” di FA abbiamo pensato insieme agli amici di Cuore 21 di ideare una tombola della lirica insieme al tenore di caratura internazionale e amico di Riccione Enrico Iviglia, autentico interprete di primo livello del Barbiere di Siviglia e di tanti altri successi.

La sera del 27 dicembre al Corallo giocheremo a tombola e raccoglieremo fondi per i ragazzi di Cuore 21 (i loro “pacchi” natalizi sono favolosi, altro consiglio non richiesto: fategli uno squillo per le vostre idee regalo, oppure passate nel loro atelier in Via Cilea zona Giardini Alba).

Non è finita, nel dicembre fitto di iniziative di FA c’è anche l’uscita e la presentazione dei tre nuovi libri editi da Famija Arciunesa: tre assi da mettere sotto l’albero: “Da La Viola a Viale Maria Ceccarini” di Giuseppe Lo Magro, “A M’arcord” di Edmo Vandi e “Abissinia” di Luca Villa.

Per chiudere, durante le festività natalizie riproponiamo insieme a tutte le parrocchie di Riccione il contest “Vota il Presepe” con la possibilità per tutti di vedere pubblicata la foto del proprio presepe e votarlo sul nostro sito.

Questa è Famija Arciunesa: persone, idee e tanto amore per la propria città, insomma una grande famiglia. Ed proprio a tutti coloro che ci seguono, incominciando dai nostri fedeli lettori, fino ad arrivare ad inserzionisti e collaboratori insieme a tutti coloro che si augurano sempre il meglio per Riccione che voglio rivolgere l’augurio di un sereno Natale e di un 2022 pieno di salute e soddisfazioni.

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

Cena di beneficenza di Famija Arciunesa: raccolti 5.150 euro per AISM ed Emporio Solidale

Cena di beneficenza al Cavalluccio Marino organizzata da Famija Arciunesa: a tavola 110 persone, raccolti 5.150 euro per AISM ed Emporio Solidale. 

Famija Arciunesa mette a tavola 110 persone per aiutare l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) sede di Riccione e, grazie anche alla lotteria, dona 4500 euro ad AISM e 650 euro all’Emporio Solidale di Riccione. Una serata speciale dove finalmente le persone sono tornate tutte insieme a dar vita ad un momento conviviale.
“Ancora una volta i riccionesi hanno dimostrato di avere un grande cuore” ha sottolineato Francesco Cesarini Presidente di Famija Arciunesa “e grazie alla grande generosità di Stefano Tosi del Cavalluccio Marino siamo riusciti a donare in beneficenza tutto l’incasso della serata. Avendo superato abbondantemente l’obiettivo iniziale che ci eravamo dati, abbiamo deciso di aiutare anche gli amici dell’Emporio Solidale che opera a Riccione a sostegno delle famiglie bisognose”
“Famija Arciunesa è diversi anni che ci sostiene attraverso le sue iniziative e ringrazio loro come tutti coloro che hanno partecipato alla raccolta” ha dichiarato Stefani Montanari Presidente di AISM sede di Riccione “in questa occasione si sono superati con una donazione importantissima che ci aiuterà nel portare avanti le nostre attività dedicate alle persone affette da sclerosi multipla”.

Quegli incontri alla fabbrica di Rusein

Franco Ruinetti ci regala il melanconico e dolce ricordo di Rusein, il pittore riccionese (compirebbe cento anni) fu mandato in guerra, ma non sparò un colpo di fucile e, non avendo le tele, dipinse Cristo sulle pezze da piedi.

Tutto tramonta in fretta. Sono ormai passati diversi anni. L’unica cosa che resiste
più a lungo è lo specchio della memoria. Così ripenso e rivivo con piacere qualche serata estiva alla fabbrica di Bruno Polverelli, in arte e per tutti Rusein, a metà strada tra Riccione e Morciano. Telefonava agli amici: “Se non vieni non ti parlo più”. Bruno aveva piacere che io arrivassi prima degli altri a mezzo pomeriggio, per parlare dei suoi quadri che aveva disposto a vista sulle sedie, sui mobili, sul cavalletto nel suo studio in mezzo alla solitudine della campagna. I colori erano mattutini, del pennello intinto nella tavolozza dell’arcobaleno.

Ricordo le composizioni floreali, non rose e tulipani grassi comprati
nelle botteghe, bensì piccole candide margherite, viole timide di fosso, il biancospino armato. E poi bambolotti, una festa di pupazzi. Ma che dici!? Non sono dei fantocci, sono i miei amici, che non diventano adulti e io sono come loro, non quello che tu vedi, sono ancora un fanciullo e lo rimarrò fino alla fine.”

Mi veniva in mente la poetica di Giovanni Pascoli. Ciascun invitato portava il suo contributo. Io mi presentavo con la caciotta. Così c’era abbondanza di prosciutto, piada, ciambella, frutta, formaggio, salame. Nel mezzo della tavola, sotto il grande noce, troneggiava un pagliaio verde di fave. Panciuti e sull’attenti erano schierati due o tre fiaschi di sangiovese della sua cantina.

Quel vino aveva un retrogusto salino sfuggente e dovevi bere ancora per cercare di raggiungerlo. Ricordo che ogni tanto uno strano verso sgraziato lacerava la sonnolenza meridiana. Era il canto o il pianto dei cigni di un casolare vicino. Poi venivano gli invitati, da quindici a venti. Bombardi, pittore veronese, magro come un chiodo, iniziava a mangiare per primo e finiva per ultimo.

Anche sua moglie, poetessa, piena di acciacchi, aveva un appetito da lupi.
Poi c’era Gusella, grande invalido, pittore senza le mani. Si avvaleva di semplici, ma funzionali protesi. Ricordo un tenore che si alzava in piedi e sparava acuti. Non mi entusiasmava. Invece mi piaceva la Silvana dalla voce lieve come una farfalla. Il dottor Pari parlava poco ed era misurato anche nel mangiare e nel bere. Era e tuttavia è un pittore bravo quanto riservato.

Non poteva mancare la Gina, moglie di Rusein. Mite, ma pronta ad ogni evenienza. Vestiva di scuro e con quei gran baveri bianchi della camicia mi pareva una scolaretta composta e attenta. I più di quella festosa compagnia sono passati a miglior vita. E ora che siamo nella triste epoca del corona virus mi viene incontro Dante: “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria.”

Gli ultimi tempi per Bruno furono dolorosi. Prima il diabete gli prese una gamba.
Quando dovette andare era un ragazzo di 88 anni.

Franco Ruinetti

Bar Luisiana, un angolo di storia dell’Abissinia

La demolizione del bar Lusiana suscita il ricordo degli abituali frequentatori

Il Bar Luisiana, edificio posto all’angolo dell’incrocio di Viale Trieste e Viale San Martino, si sgretola ed inesorabilmente collassa; sono violenti i colpi della ruspa, potente la forza che adopera sui muri ridotti in macerie, ma come per incanto da quell’immagine di ineluttabile disfacimento, fiori- scono più vivi che mai i ricordi della mia infanzia.

Una saletta piena di fumo e di persone, un vociare serrato, fitto ma mai monotono, lazzi, schiamazzi, grida alte e altre soffocate, quelle della gente del posto. Uomini di ogni età, rare donne, alcuni bambini.

Negli anni ’70 il Bar Luisiana era un popolare luogo di ritrovo per tutti, giovani ed anziani; il Bar Trento aveva ormai chiuso battenti e gli assidui frequentatori del posto erano stati costretti a trovare un altro punto d’incontro.

Gli inverni lunghissimi, bui ed umidi, le strade gocciolanti di pozzanghere, alberghi vuoti dai corridoi, scale e stanze piene solo di silenzi; nell’immaginario di noi bambini quelle immagini diventavano la rappresentazione tangibile delle nostre paure, un territorio in cui aleggiava il mistero. In questo, se vogliamo anche romantico contesto, il bar Luisiana, per me che ero una bambina, rappresentava un mondo caldo ed accogliente, un ambiente di luce rassicurante e benevole.

Li c’era mio amato nonno Luigi Prioli (Mastlan), ogni pomeriggio giocava a carte: briscola tre sette, scopa con gli amici di sempre; c’erano Aldo Berlini, Renatino Cica, Pico Zangheri, Tiziano Mulazzani, Agostino (Bruclitein), Valeriano della Rosa, Spartaco Selva, Poldo, Silvano Bacchini ed altri. Poi tra i più assi- dui frequentatori ricordo la generazione seguente dei fratelli Castellani,Tomassini, Fabbri, Maestri , Selva “Ciabusco” e Protti, “il Barone”; in pratica tutta l’Abissinia e chi gravitava attorno all’ASAR, che in quegli anni costituiva il polo giovane e vitale del nostro quartiere. Nei miei ricordi tanti amici di scuola, molti dei quali ho ritrovato solo in qualche triste occasione.

Il bar Luisana in macerie (Foto Gianni Zangheri)

Ricordo fra questi Giuseppe Faccani e suo fratello piccolino, quando un giorno, forse una domenica pomeriggio, l’atmosfera diventata più carica di odori e di fumo, correndo inciampò contro una porta di vetro e Dio! il sangue e le grida, la corsa all’ospedale…. L’ospedale sì, per fortuna c’era l’ospedale, che con i bar popolati da anziani aveva un filo diretto.

Ricordo un vecchio signore che colpito da malore, veniva portato in barella fuori dalla stanza piena di fumo e partendo, forse per il suo ultimo viaggio, salutava con la mano i compagni di gioco.

Ed ora… nella nebbia della memoria emergono dettagli: il giallo dei lupini “la fusaia”, che si era soliti consumare nelle serate della tombola, l’odore dei ceci, il colore sbiadito delle schede con i numeri magici, che se venivano estratti al momento giusto, per noi bambini era vincere il lotto.

Sopra tutto questo vigilava attento lo sguardo del padrone del bar: Gianni, che ho visto poi invecchiare seduto al sole di tanti pomeriggi estivi, accom- pagnato al muretto dell’aiuola dalla moglie austera, quasi severa nel fare, ma certo amorevole. Negli ultimi tempi, dopo la sua la sua scomparsa, le fioriere stracolme di fiori e sempre perfette non venivano più innaffiate. Quando Gianni si spense, le figlie dai lunghi capelli biondi, vivevano ormai altrove e lei, la moglie, non volle più saperne dell’intera “baracca”.

Forse era quell’amore che teneva insieme tutti quei mattoni, quei sassi, quelle condutture e quelle tegole. Ora il ricordo.

Alessandra Prioli

Cambio al vertice dell’Inner Wheel Riccione-Valconca, Antonia Vescia alla guida.

0

Antonia Vescia nuovo al vertice di Inner Wheel Riccione-Valconca.

Si è svolta il 21 luglio presso l’Hotel Corallo la cerimonia dello Scambio delle Consegne del Club Inner Wheel Riccione-Valconca “Rosa dei Malatesta”. La Presidente uscente Giulia Airaudo ha passato il “collare” ad Antonia Vescia che guiderà il Club da Luglio 2021 a fine Giugno 2022.

Alla cerimonia erano presenti la neo Governatrice del Distretto 209 Simona Granelli, diverse autorità dell’Inner Wheel, la Presidente e alcune socie del Club padrino Rimini Riviera e la Presidente del Club di San Lazzaro oltre, naturalmente, alle socie del Club di Riccione. La neo Presidente, nell’esporre l’indirizzo programmatico della sua presidenza, ha sottolineato che sarà l’Amicizia a rappresentarne il fulcro.

E questo non solo perché l’Amicizia è la prima finalità dell’Inner Wheel, ma anche perché nonostante in questo lunghissimo periodo le nostre vite siano state tristemente condizionate dalla pandemia è proprio grazie ai rapporti di amicizia, vale a dire dall’unità, dal confronto, dalla condivisione di valori e intenti, dalla disponibilità reciproca a perseguire obiettivi comuni che siamo riuscite a realizzare l’attività di service rivolta non solo alla nostra città di Riccione e al territorio.

Su questa strada vogliamo continuare anche riprendendo e, speriamo, intensificando le attività culturali e momenti di svago comune.

Club Inner Wheel Riccione-Valconca

 

“Bango” lascia il Casale, una storia lunga 43 anni

Una storia lunga 43 anni: tanti Vip e riccionesi hano animato il ristorante “Il Casale” di Maurizio Gambuti detto “Bango” e della sorella Mariella che hanno ceduto il locale a Claudio Rastelli dell’Allotria.

Nuovo capitolo per il mitico ristorante Il Casale, da 43 anni punto di riferimento per riccionesi, turisti e vip amanti delle buona cucina. Mariella e Maurizio (Bango) Gambuti, al timone del locale, che hanno creato e diretto con estrema passione e professionalità, il 19 settembre hanno servito l’ultima cena ai loro clienti. Il panoramico ristorante, location prediletta anche per tante cerimonie e momenti di lavoro conviviali, è stato venduto a Claudio Rastelli dell’Allotria che lo riaprirà nel 2022, dopo aver eseguito una serie di importanti lavori di ristrutturazione. Da sempre meta per chi ama piatti a base di carne, nella sua nuova veste Il Casale punterà soprattutto sull’eccellenza del pesce.

GLI AMARCORD DEI GAMBUTI QUANDO “BANGO” ARRIVO’ DA MORCIANO
Non è indolore per Gambuti il cambio di guardia di quell’attività, che ha creato dal nulla, fino a farla crescere e renderla appannaggio anche per artisti di primo piano come Dario Fo, Rosario Fiorello e Anna Falchi, solo per citarne alcuni. “A malincuore, ma è giunta l’ora del meritato riposo – commenta Gambuti – avremmo voluto continuare ancora, ma non è possibile. Io e mia sorella abbiamo avviato quest’attività nel 1978, però in effetti abbiamo lavorato insieme per 58 anni. Partiti da Morciano, dove gestivamo la trattoria di nostra mamma, Dalla Nella, e poi l’albergo Risorgimento, io ho pure gestito due discoteche: l’Astra Club e il Garden Club, rispettivamente a Casinina e a Tavoleto”.

L’ARRIVO A RICCIONE DEI GAMBUTI
Poi lo “sbarco” a Riccione, complice il dottor Gennari dell’omonima clinica di Morciano, loro parente. Il Casale è così nato da struttura in abbandono tra i roveti, fino a diventare popolare ben oltre i confini regionali, grazie al lavoro dei Gambuti, ininterrotto, nonostante le traversie. Con un pizzico di nostalgia, Maurizio rispolvera il tovagliolo sul quale Dario Fo gli ha lasciato dei disegni con dedica. Poi gli amarcord di quell’ottobre quando Fiorello si è presentato con una biondona, la spumeggiante Anna Falchi, in prima battuta scambiata per una svedese. Sono tanti i ricordi che si accavallano anche nella mente di Mariella che, per un passaggio di presidenza, ha avuto l’onore di lavorare perfino per la Casa Bianca, negli Stati Uniti.

LE PROSPETTIVE DEI RASTELLI PER IL NUOVO LOCALE
A fine autunno la consegna a Claudio Rastelli col fratello Antonio alla conduzione di un altro storico locale, l’Allotria, aperto 64 anni fa sulla spiaggia di Fontanelle. Il giovane imprenditore non azzarda ancora la data di riapertura del locale sulla collina, ma assicura che manterrà l’aspetto del classico casale, mentre la cucina, subirà una sterzata.

Perché rilevare un altro locale di punta?Da tempo sognavo fare ristorazione in un ambiente diverso dal mare – premette -. Mi si è presentata la stupenda occasione e l’ho colta al volo, grazie a Maurizio e Mariella che mi affiancheranno con mio fratello Antonio. Spero di riaccendere le luci al più presto, nel 2022, dipenderà dai lavori da effettuare. In quanto alla cucina punteremo sul pesce, secondo la tradizione della nonna paterna, che era cuoca, e della nonna materna, sfoglina emiliana, arte poi ripresa dalle nostre cuoche Piera, Gianna, Silvia e Patrizia. Quindi tradizione con il tutto fatto in casa, partendo dal pescato e dal prodotto naturale, ma anche piatti particolari. La parte dedicata alla carne sarà emiliana”.

Una passione impressa nel Dna. Lo conferma Rastelli nel raccontare le origini dell’Allotria, aperto nel 1955 dal nonno Tonino Rastelli e nonna Augusta. “Scelsero questo insolito nome – racconta Claudio -, perché all’epoca i campeggi con le tende zeppe di tedeschi si estendevano fino al parcheggio e trascorrevano qui l’intera giornata. Ai nonni sono succeduti mio padre Cesare e mio zio Gian Carlo, finché anni fa siamo subentrati io e mio fratello, insieme abbia- mo rilevato il Bagno 23, a suo tempo ceduto da nostro padre”.

Ni.Co.

Vallechiara, da dancing a discoteca, un mito lungo sessant’anni

Luciano Luzzi, il fotografo che dal 1959 ha raccontato con i suoi scatti il Vallechiara, ricorda il locale tra cambi di nome, gestione, eventi e celebrità.

Luciano Luzzi, dal 1959 fotografo ufficiale del Vallechiara.

E’ stato punto di ritrovo e di sano divertimento per diverse generazioni, soprattutto per gli amanti del ballo e della musica che qui hanno potuto ascoltare e applaudire tante ugole d’oro. Il Vallechiara è così diventato un mito internazionale, un’eccellenza riccionese, come il Savioli, il Sirenella, il Florida e altri locali notturni che hanno fatto di Riccione una città alla ribalta, la capitale del divertimento italiano. Abbandonato al degrado, il Vallechiara è in attesa di un progetto che ne cancellerà le tracce, ma non la storia e la memoria che vive in tanti riccionesi e turisti che qui hanno trovato anche l’anima gemella, fino a convolare a nozze.

 

IL FOTOGRAFO UFFICIALE DEL VALLECHIARA DAL 1959
Gli antichi fasti del locale trovano testimonianza nelle migliaia di scatti di Luciano Luzzi (in arte Izzul, foto sopra), artista e, dal 1959, fotografo ufficiale dello storico dancing, aperto nel 1946. Allora l’ingresso era in viale Ceccarini e da lì si accedeva al giardino della villa di Marianna Ceccarini in Salvatori.

PERCHE’ IL NOME VALLECHIARA?

Una lunga storia? “Quest’area era stata offerta gratis a Ebo Bezzi, che l’anno dopo si ritirò per aprire la Pizzeria del Gallo, e a Luigi Spadini, cameriere di Zanarini, per dare vita al locale da ballo. Per il Vallechiara era stato scelto il nome di Dancing Paradiso, poi, però, il parroco del Paese, don Alfredo Montebelli, feceo notare che questo nome non era consono a questa attività, quindi, sull’onda del film musicale in voga allora “Serenata a Vallechiara”, si scelse la nuova definizione”.

I BIG DELLO SPETTACOLO AL VALLECHIARA

La clientela era selezionata? “Sempre, così pure gli artisti, tutti di un certo calibro come Paolo Bacilieri, cantante di punta del programma televisivo il Musichiere, l’orchestra di Corrado Bezzi con la solista Teresa che poi sposò Silvano, figlio di Luigi Spadini. Poi tra gli anni Sessanta e Settanta, arrivarono Celentano, Mina, Modugno, Betty Curtis e, ancora, Tony Dallara, Massimo Ranieri, Tullio De Piscopo, la Berté e Mia Martini, solo per citarne alcuni. Tra gli stranieri Charles Aznavour, Neil Sadaka e le gemelle Kessler. Ho fotografato tutti, come pure gli ospiti del vicino Metropol, Mike Bongiorno, Claudio Villa, Nilla Pizzi e Silvan”.

 

VANONI, PAVONE E MINA…

Qualche aneddoto? “Ricordo Caterina Valente, era arrivata in treno, aveva telefonato a Spadini, dicendo: che se non avesse trovato almeno dieci fotografi in stazione ad aspettarla, non sarebbe scesa. Gigetto preoccupato mi chiese come fare, trovai l’escamotage. Mi presentai con due ragazzi che lavoravano con me, poi chiamai tre/quattro amici ai quali diedi delle macchine fotografiche, alcune senza rullino, e così tutti insieme accompagnammo l’artista lungo viale Ceccarini, fino all’hotel Mediterraneo, dove soggiornava”. Che dire poi di Ornella Vanoni, Rita Pavone e Mina? “Della Vanoni avrei da raccontare, ma non posso, la Pavone, invece la ricordo contornata da tanti ragazzini, ma il padre, manager, non faceva avvicinare nessuno. Mina, allora mora, era eccezionale, una sera era venuto a salutarla Tony Renis e insieme cantarono una canzone sul palco. Tra il pubblico c’era sempre anche Jimmy il Fenomeno che a volte andava in pista e applaudiva con le gambe”.

RENATO ZERO E IL VALLECHIARA
Tra i divi c’era pure Renato Zero! “Cantava con costumi strani, avevo tante foto di lui, richiestissime dai suoi “Sorcini”. Conservavo anche una decina di ingrandimenti 30 per 40, così un giorno che l’ho visto passare davanti al negozio, l’ho chiamato per donarglieli. Renato mi ha abbracciato dicendomi: non sai che regalo mi hai fatto, perche io di tutto questo non ho più niente!”. Ma il Vallechiara andava oltre la musica? “Nel locale si tenevano anche sfilate di moda, appannaggio di tante signore che tra giochi di luci soffuse, al chiar di luna sfoggiavano le ultime novità tra lustrini, paillettes, tacchi a spillo e pochette. Anni di gloria, poi nel 1973 la svolta, con la cessione del locale a Galanti, l’imprenditore delle fisarmoniche, Piero Masini e il direttore Galeazzo Gusella, mezzo giardino si trasformò in discoteca, così cominciò un’altra storia con pubblico giovanile e altre schiere di artisti. Si ballava di sera e anche domenica pomeriggio, tra stroboscopiche e disco music. Tra i deejay, Massimo Sierra”.

 

GLI ULTIMI ANNI DEL VALLECHIARA
Negli anni Novanta la metamorfosi? “Il Vallechiara diventa Dalì, poi Moxie con la società formata da Galanti, Tonino Gentili e dal direttore Roberto Tomasi (che già suonava al Vallechiara. E’ stato lui nel 1997/1998 a portare nel locale il Costipanzo show. (Tra gli eventi del 1999 e 2000 pure le finali del Concorso nazionale Mister Bagnino, finché i cambi di nome e gestione sono diventati repentini: Gold Play, nell’estate 2000, Kalibar Moxie-Kalì Disco Bar, nell’inverno 2001, Picasso, nella stagione balneare 2002 e Grancaribe nell’inverno 2005, poi nel maggio dello stesso anno, dopo vari tentativi di rilancio e cambi di marchio, cala per sempre il sipario)”

Nives Concolino