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giovedì, Gennaio 16, 2025

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Nello Tirincanti e le grandi stagioni del dancing “La Baita”

Le grandi stagioni del dancing “La Baita” inaugurata nel 1960 da Nello Tirincanti. Un locale storico dove tanti big della canzone si sono esibiti ed anche un giovanissimo e sconosciuto Renato Zero…

Nello Tirincanti, riccionese classe 1930, viveva di musica e di idee. Già a 20 anni è tra i creatori di una orchestra da ballo, la Stella Maris. Con lui, che suonava il sax, Luciano Del Bianco (fisarmonica e pianoforte), Enrico Del Bianco (violino e contrabbasso), Elio Pazzaglini (tromba), Ruggero Righetti (batteria).

Nell’arco degli anni ne fecero parte anche Diello Casalboni (sax), Luigino Serafini (fisarmonica), Ennio Marcucci (tromba), Lando Frisoni (batteria), e i cantanti solisti Isora Dei e Sergio Pece. Nel 1953 il gruppo cambia nome e, per rendere omaggio a Riccione si ispirano al suo slogan: La Perla verde dell’Adriatico e si fanno chiamare “Orchestra Perla verde”.

Suonano nei classici ritrovi di allora: Casa del Popolo, Cavalluccio Marino, Circolo del Rio Melo. Fuori Riccione si esibiscono alla Lanterna verde di Rivazzurra, al Teatro Bonci di Morciano e al Caffè Concerto Roma di Misano. Poi dal 1960 lanciarono le loro note a “La Baita” di Riccione. Piccolo passo indietro.

COME NASCE LA BAITA, INAUGURAZIONE ESTATE 1960

Pubblicità in tedesco (Kerneval im La Baita) del dancing “La Baita” lungo i viali di Riccione. (Foto Riccione – Pico)

Nella primavera del 1959 Nello, mentre è a “biroun” in Viale Torino, si ferma guardandosi attorno. Lui sulla strada, da una parte il mare e dall’altra un campo. Gli si accese la lampadina: avrebbe creato un locale da ballo, un Dancing! Fece piantare degli alberi, cintare l’area con un muretto… e poi pista da ballo, palco per l’orchestra, bar, tavolini, poltrone da salotto. E l’estate del 1960 inaugurò il Dancing “La Baita” con l’orchestra “Perla verde”. In pochi anni divenne un locale di successo, ambito da cantanti in ascesa e orchestre di grido. Nello fu bravissimo a cavalcare l’onda e scritturò le migliori attrazioni del mondo dello spettacolo.

 

RENATO ZERO DA “ABUSIVO” ALLA BAITA

Renato Zero agli inizi della carriera (Renato Zero Official website)

Renato Zero, quando era ancora un illustre sconosciuto, cercava occasioni per potersi esibire. A Riccione divenne amico di Edmo Vandi e si appoggiava a lui per poter cantare a “La Baita” proponendo le sue innovazioni canore e scenografiche. Ma il suo svolazzante vestito nero, pur ricco di lustrini nel mantello, non piaceva a Tirincanti, proprietario del locale: “Che notle e porta scalègna!”. Quel pipistrello porta sfortuna… e non lo voleva sul palco. Così Edmo, che credeva in quel ragazzo estroverso, attendeva la fine della serata, quando il boss lasciava il locale e lo proponeva al giovane pubblico che affollava il locale dell’Abissinia.

I BIG SUL PALCO DEL DANCING “LA BAITA”
Purtroppo Nello Tirincanti se ne andò a soli 40 anni lasciando ai figli il compito di proseguire sulla strada da lui tracciata. Ecco alcune attrazioni dello spettacolo e dei bigs della musica: Gino Paoli, I Pooh, I Vianella, I Camaleonti, Gino Bramieri, Gilda Giuliani, Wess, Cochi e Renato, Patty Pravo, Marcella, Mal dei Primitives, I Nomadi, Sandra Mondaini, Gianni Morandi, Antonello Venditti, Renato Zero, Mia Martini, Henghel Gualdi, Raoul Casadei, La Vera Romagna.

GLM

Bepi Savioli con la Carrà e Sandra Mondaini

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Bepi Savioli, durante una serata del Premio del Mondo dello Spettacolo che si teneva al Savioli Dancing premia Raffaella Carrà, a lato Sandra Mondaini

Le bibite di “Fratelli Bagli” dalle sorgenti delle Fontanelle

Dalle sorgenti delle Fontanelle di Riccione l’idea per produrre le bibite di “Fratelli Bagli”. Aldo Pronti e Stanislao Bagli protagonisti di una lunga avventura imprenditoriale partita da un laboratorio in casa.

Le sorgenti d’acqua hanno contribuito a connotare le vicende della zona sud di Riccione sin dai tempi antichi. Lungo la via consolare Flaminia dalla fine del XIX secolo sorse un piccolo nucleo abitativo comprendente un’osteria con annesso spaccio di alimentari. In seguito dalla fonte venne attivata una produzione di bibite, quella di F.lli Bagli.

Riccione Fontanelle agosto 1937 strada consolare Flaminia – Da sinistra Renato “Radio” Fabbri, Aldo Pronti, Bruno “Fulmine” Bernabè e Stanislao “Stani” Bagli.
Riccione-Fontanelle anni ’40 – Leonile “Tilde” Bagli a fianco della fonte.

F.LLI BAGLI: LA PRODUZIONE DEI “GRILLEIN” DAGLI ANNI ’20
A partire dagli anni ’20 del Novecento fu realizzata una fabbrica per la produzione di bibite gassate da parte della ditta “Fratelli Bagli” (Grillein) che utilizzava le eccellenti acque delle Fontanelle. La produzione si trovava nella sua casa vicino alla fontana della casa cantoniera (oggi accanto al ristorante “Lo Scoglio”). Un tubo portava l’acqua direttamente dentro il laboratorio. “La fabrica” come veniva chiamata in dialetto, diventata azienda di famiglia, lavorava moltissimo, soprattutto in estate dando lavoro anche a personale esterno.

Aldo Pronti con le bottiglie di acqua, sullo sfondo si nota la casa cantoniera delle Fontanelle.

I grossi sifoni blu, verdi e rossi, carichi di gustoso seltz, le “gazose” nelle caratteristiche bottiglie chiuse da una biglia di vetro e le aranciate venivano consegnate ad alberghi e osterie con il carro trainato dal cavallo. Poi arrivò il motofurgone Guzzi con il quale “Tugnon” (Aldo Pronti) e “Stani” (Stanislao Bagli) facevano il giro dei clienti.

La fabbrica lavorò per molti anni, adeguandosi alle esigenze del mercato e smise la produzione negli anni ’70.

Le sorgenti hanno rappresentato in passato per gli abitanti delle Fontanelle un’importante luogo di aggregazione e di incontro, una sorta di “monumento” capace di rappresentare in pieno l’identità della comunità delle Fontanelle.

 

 

informazioni tratte da “Là dove c’era l’erba…” di Dino Polverelli

La “tedesca” Gloria Saponi regala i barattoli con “l’aria di Riccione”

Riccione anni ’60 – La ricetta acchiappaturisti scatena la fantasia degli operatori. Ai villeggianti si vendono mare, spiaggia e divertimento, ma anche barattoli d’aria. E’ l’ultima invenzione dell’Azienda autonoma di soggiorno che con il singolare souvenir saluta gli ospiti in partenza dalla stazione ferroviaria. Non è un addio ma un arrivederci.

 

Tratto da Villa Mussolini, una finestra su Riccione di Nives Concolino e Marina Giannini.

Lo storico problema dell’insabbiamento del porto di Riccione

Dante Tosi illustra l’annoso problema dell’agibilità del porto di Riccione dovuto al sopravanzare dei banchi di sabbia ed il relativo dragaggio. Ma perché il porto si insabbia?

Quando si dice “porto” si sottointende che esso abbia appropriato accesso dal mare col minimo di agibilità per le barche che vi trovano rifugio ed ormeggio, abbia cioè l’ingresso esposto al minor impatto col moto ondoso e abbia fondali che ne consentano il transito ordinario. 

I BANCHI DI SABBIA E IL PORTO
Perché ciò sia possibile occorre che i moli guardiani (le dighe foranee) siano protesi a sopravanzare i banchi di sabbia che vi si accumulano davanti per effetto degli spostamenti e assestamenti dei materiali sciolti che il mare riceve dai corsi d’acqua e dalle cave di prestito e nel suo inesausto dinamismo seleziona e distribuisce. Sono inerti (sabbie, ghiaie, limi, argille) indispensabili per il naturale ripascimento ed equilibrio della costa. Affinché tale processo, che regge la distribuzione degli inerti in maniera e misura tangibile per il nostro porticciolo, occorre la concorrenza di diversi fattori naturali (parlando degli aspetti morfologici, dinamici e meteomarini, ci riferiamo alla nostra realtà locale, consolidata nell’ambito del paraggio). Che qui di seguito diremo in maniera succinta. 

IL FONDO MARINO DI RICCIONE E IL NASTRO TRASPORTATORE
Il fondo marino costiero di Riccione ha una conformazione pianeggiante con bassa pendenza (in effetti è il prolungamento della spiaggia) ed è formato da sabbie, le quali hanno poca consistenza ed ancoraggio che le rende erodibili dalle correnti indotte dalle mareggiate e dal movimento di marea. Considerato che la “traversia” (cioè la prevalenza del moto ondoso) del nostro paraggio è di grecolevante, l’impatto con la riva determina lo scorrimento lungo costa (il cosiddetto nastro trasportatore, come lo chiama Antoniazzi) orientato in prevalenza da est a nord, con un saldo di materiali consistente, ha come conseguenza la formazione di una barra (ovvero, un banco, uno scanno) di sabbia davanti l’imboccatura del porto, ostruendone gli accessi. 

L’IMPIEGO DELLA DRAGA
Tale processo naturale rende pressoché inagibile l’impianto anche a barche di poco pescaggio. Si cerca di rimediare al problema col dragaggio. Il Comune per la prima volta dal 1952 si è dotato di appropriate draghe e provvede, in economia, a togliere i banchi che lo ostruiscono. (Il Comune deve fare da sé perché la Legge del 1885 stabilisce che i porticcioli devono essere mantenuti dagli enti locali). Non è certo una pratica risolutiva. Ma consente di tenere aperto il porto con un minimo di funzionalità. 

1956 Porto di Riccione – Lavoro di escavazione dell’imboccatura del porto con draga idrovora e bettolina adibita al trasporto delle sabbie dragate.

PERCHE’ NON SI PROLUNGANO I MOLI
Il nostro porticciolo, quindi, subisce un processo di fattori naturali che lo rendono di precaria agibilità nautica e ne bloccano ogni eventuale sviluppo qualitativo. Sia nel settore dell’armamento sia peschereccio che nautico. Si poteva (si potrebbe) rimediare col prolungamento dei moli oltre la linea dei bassi fondali.
Soluzione in altri tempi prevista ma a ragion veduta scartata perché sarebbe andata a sicuro detrimento dell’equilibrio della spiaggia, ben più importante dell’impianto portuale, nell’economia turistica di Riccione. Una scelta definitiva, quindi, che conferisce al porto una funzione di supporto, alla quale dobbiamo acconciarsi. 

Tratto da “Storie di porto” 1998 di Dante Tosi 

Duilio Del Bianco e la Bijouterie di Viale Virgilio

Per anni in Via Virgilio a Riccione la Bijouterie di Duilio Del Bianco ha rappresentato il sogno di tante ragazze. Un negozio simile ad una bomboniera di luce: collane, anelli, orecchini, spille, vasi, piatti, specchi…

Sempre affabile e sorridente Duilio accoglieva la clientela mettendo a proprio agio i clienti sulle poltroncine bianche. Spesso da Duilio facevano l’ingresso per la prima volta le bambine prossime alla Prima Comunione, una giornata per tante bambine indimenticabile.

Duilio all’esterno del negozio con la sua commessa, sullo sfondo i manifesti dell’evento “Sirena di Riccione” al Savioli.

informazioni tratte dal libro “…nata in Viale Ceccarini” di Maddalena Piccari

 

Fausto Brioli e Ribelle Saponi e la passione per il ciclismo

L’inventore del Calderone Fausto Brioli in compagnia del grande e mitico Ribelle Saponi, entrambi con la passionaccia del ciclismo, ai margini di una gara. Ribelle andava un “pochino” più forte….

Francesco Cavalli, un esploratore dell’immagine

Il riccionese Francesco Cavalli racconta la sua passione per la fotografia coltivata fin da adolescente. L’Africa è il suo continente preferito ma naturalmente tra gli scorci a cui è più legato c’è il mare di Riccione, soprattutto all’alba.

La copertina del N1 del 2021 di Famija Arciunesa con uno scatto di un dettaglio del porto di Riccione di Francesco Cavalli.

La fotografia rappresenta una delle passioni più antiche del riccionese Francesco Cavalli, da quando con la sua Pentax K1000 ancora quattordicenne amava catturare immagini mettendo in gioco il cuore… ma non meno la tecnologia. Un approccio ben miscelato che gli ha permesso nel tempo di espandere il proprio interesse verso altri e in qualche modo complementari campi espressivi.

Uno dei fondatori del prestigioso Premio giornalistico “Ilaria Alpi”, poi diventato DIG, Francesco tra le altre cose ha realizzato un bellissimo filmato sulla sua città, “Riccione. Racconti di un mito”, ed anche un libro “La strada di Ilaria”, un approfondimento sul caso Alpi sul quale assieme ad alcuni colleghi non ha mai smesso di indagare attraverso viaggi e reportage in Somalia; testo che è diventato lo scorso anno anche lavoro teatrale.

Francesco Cavalli

Quando e come è nato questo grande interesse per l’immagine e il racconto dell’immagine? “Praticamente a casa mia: grazie all’impegno di mio padre Giancarlo e alcuni amici, nell’81 è nata Radio Icaro, inizialmente un progetto di volontariato volto a favorire l’aggregazione giovanile e che nel tempo si è trasformato in professionale. Nel 2002 si è evoluto anche in Icaro Network, realtà di comunicazione, radio, televisione e video produzione della quale sono ora direttore generale. Anche se le foto e i video sono due linguaggi distinti, vantano grandi affinità: la scelta dell’inquadratura è comunque una scelta fotografica.”

Foto Francesco Cavalli

Con macchina fotografica o cinepresa in spalla, quali gli scorci più belli del mondo? “L’Africa è il mio continente preferito dal punto di vista affettivo; lì ho molti ‘fratelli’ e sono vicepresidente di un ONG che concretizza iniziative umanitarie in Kenya, Zambia, Sudan, indirizzate principalmente all’accoglienza dei bambini di strada. Nei viaggi che intraprendo, oltre a reportage più prettamente ‘lavorativi’ che mi vengono commissionati, dedico parte del mio tempo per realizzare le mie foto personali.”

Quanto la tecnologia incide nella possibilità di fotografare bene? “Non sono un dogmatico delle macchine fotografiche, utilizzo tanto una Canon 5D che una Nikon D750; mi piace anche il cellulare, col quale ho fotografato più della metà delle foto pubblicate su Instagram. Naturalmente ormai la fotografia è digitale grazie alla qualità della sua immagine… anche se non disdegno a volte il rullino. Con tutta la passione che ho per la tecnologia, ritengo però che la foto non sia nella macchina ma nell’occhio, nella capacità cioè di cogliere la bellezza e la verità delle cose. Ma anche rispetto al digitale si sta cambiando approccio. Se all’inizio dava la possibilità di fare migliaia di scatti a basso costo, ha una controindicazione: il tempo. Nel senso che alla fine ce ne vuole tanto per visionare e selezionare una moltitudine esagerata di immagini, e questo riporta all’attenzione per la scelta dello scatto.”

Foto Francesco Cavalli
Foto Francesco Cavalli

Ci sono percorsi nuovi verso ai quali ti stai incamminando in campo fotografico? “C’è una modalità tecnica che mi appassiona parecchio, a cavallo tra la fotografia e il video: il time-lapse, che può essere ottenuto processando una serie di fotografie scattate in sequenza e opportunamente montate o attraverso video che verranno poi accelerati, e che trova largo impiego nel campo dei documentari naturalistici. Mediante questa tecnica è infatti possibile documentare eventi non visibili ad occhio nudo o la cui evoluzione nel tempo è poco percettibile, come il movimento delle nuvole o lo sbocciare di un fiore.”

Maria Grazia Tosi

Michele Basigli, il farmacista del vecchio “paese” di Riccione

Michele Basigli tra il 1920 e il 1930 è stato il farmacista di Riccione Paese, punto di riferimento per i riccionesi e di grande sostegno per i più poveri. Basigli era anche un buontempone dedito agli scherzi…

Negli anni ‘20-’30 del secolo scorso in Riccione Paese non si diceva “andàm tlà farmacia”, si diceva “andàm da Basigli”. Michele Basigli ha rappresentato per molti decenni il punto di riferimento per tutti quelli che avevano bisogno di consigli oltrechè di cure. Michele dispensava spesso i suoi “consigli” in piedi, nel suo camice bianco, sulla porta della Farmacia, sicché i suoi clienti non avevano nemmeno bisogno di entrare nell’esercizio.

Michele Basigli in tenuta di lavoro.

Faceva parte del gruppo di amanti della musica lirica che faceva capo a Lino Ronci e partecipava volentieri agli scherzi e alle burle che da buoni bontemponi organizzavano (anche se talvolta ne subivano). Si racconta infatti che una volta gli mandarono un vecchietto in biciclettache si fermò al suo cospetto e, visto il camice bianco, gli disse: “Scusi è quì che vendono i salami?”. La risposta pronta di Basigli: “A Riccione i salami vanno in bicicletta!”.

E’ rimasto nei racconti paesani un episodio avvenuto in occasione di una sfilata di carnevale. (Si usava farne tutti gli anni lungo la via principale, da e “Ghètt” fino al molino Ronci). Un carnevale modesto con maschere e costumi “fatti in casa”. Quell’anno la banda Ronci-Basigli decise di far sfilare il “loro” vecchietto, che chiameremo col nome fittizio di “Bigìn”. Si procurarono una vecchia carrozzina da bambino e vi fecero “giacere” la loro vittima con le gambe penzoloni in avanti, la cuffietta, il bavaglino “Non baciatemi” e il ciuccio. Lo fasciarono ben stretto alla carrozzina (altrimenti cadi !) con la raccomandazione di mormorare a chi spingeva:”Babbo bibi”, “Babbo pappa” ecc. Ma la pensata fu di offrire, appena prima della sfilata, al sempre affamato “Bigìn”, una montagna di spaghetti al sugo addizionati con doppia dose di “Scialappa” (purgante da cavalli), sicché nel bel mezzo della sfilata , proprio davanti allo spaccio della Rosa ad Furmaj, Bigìn iniziò a trentannni ad urlare: “Babbo cacca, Babbo cacca, an ni pos piò”. “Non devi dire così, devi dire come d’accordo Babbo bibi, Babbo pappa”. Ma la carrozzina si riempì tosto in grande abbondanza di quella sostanza che possiamo immaginare.

Si racconta che poi il piccolo veicolo e il suo ospite furono immersi per un salutare lavacro nel Rio Melo, dove allora scorrevano acque limpide e trasparenti. Forse poteva essere considerata una crudeltà, ma poi finì tutto, come sempre, in una pantagruelica mangiata (quella volta senza Scialappa). Certo, Michele Basigli è stato tutt’altro che un personaggio dedito solo agli scherzi e alle burle (che condivideva puntualmente con Lino Ronci).

Di lui ci si ricorda prevalentemente per la disponibilità e lo spirito umanitario che dimostrava quotidianamente nei confronti dei meno abbienti (e allora erano tanti) ai quali, oltre ai consigli, elargiva medicinali galenici e da banco senza pretendere un centesimo.

Edmo Vandi

Astro Bologna un uomo pieno di “sbuzzo”: tra delfini, go-kart e mille idee

Astro Bologna è stato cofondatore dell’Aquarium di Riccione, poi ha gestito anche una pista di gokart, nonché socio del Delphinarium di Rimini. Vero esempio della proverbiale imprenditorialità romagnola, ci ha lasciati nel 2015 a novant’anni: era nato nel 1925 in piazza Matteotti, nel cuore di Riccione Paese.

ASTRO E LE AUTO DI MUSSOLINI
La figura di Astro è legata anche alle vacanze del Duce in riviera. Da ragazzo, infatti, con i suoi fratelli affianca il padre Antonio (Tonino) nella conduzione del Garage Centrale, in viale Milano (Ex Block60, poi Fonderia), prescelto dal Duce per custodire le sue auto, quando trascorreva le vacanze con la famiglia nella villa a poche decine di metri. Oltre alle due Alfa Romeo che venivano consegnate da Ercole Boratto, autista personale di Mussolini, nel garage ogni giorno venivano parcheggiate un centinaio di auto di gerarchi e benestanti. A soffermarsi sui questi e altri dettagli dell’epoca è lo stesso Bologna nel libro “Villa Mussolini, una finestra su Riccione”.

LA PISTA DI GO-KART IN VIALE ROMAGNA E LA MILLE MIGLIA
Dopo la morte del padre, ogni figlio prende la sua strada. E’ così per Roberto, Luciano, Giuseppe (Fifo) ed anche per Astro che apre una pista di go-kart, dove ora si trova il circolo tennis tra i viali Romagna e Forlimpopoli. Grande appassionato d’auto, soprattutto delle vecchie “signore”, nel 1952 partecipa alla Mille Miglia in Topolino. Un tour mozzafiato che si realizza grazie alla sponsorizzazione di un dirigente della Shell, conosciuto a Riccione. Bologna, intraprendente e lungimirante imprenditore, sempre alla ricerca di novità capaci di calamitare e divertire il popolo vacanziero, in pieno boom turistico medita di intraprendere un’altra grande avventura.

L ‘AQUARIUM DI RICCIONE INAUGURATO NEL 1962

Aquarium di Riccione sul Lungomare.

Quella dell’Aquarium di Riccione, inaugurato nel 1962. Astro lo fa costruire in tandem con l’ex sindaco Enio Della Rosa, Michele Cesarini, Gino Patrignani e Primo Tomassini. Sono anni pieni di entusiasmo che lo portano anche a essere protagonista di alcuni spettacoli (vedi foto). Nel 1971 abbandona la struttura riccionese per diventare socio del Delphinarium di Rimini con altri due noti imprenditori, Sirio Antonioli e Memmo Fornari.

Astro Bologna

Un’impresa che va avanti con entusiasmo fino al 2013, quando le autorità predispongono la chiusura dell’attività. Per Bologna è un duro colpo, che si aggiunge a quello subito con la scomparsa a 73 anni dell’amata moglie Iside Ravezzi. Come testimoniano i familiari, Astro non riesce a capacitarsi dell’accaduto. Ritiene quella scelta inconcepibile, soprattutto per i modi adottati.

Gli sforzi fatti in cinquant’anni di lavoro, la sua fantasia, la sua generosità, nonché il suo carattere solare e ironico, a tratti burlone, s’infrangono contro questa dura realtà. Bologna è stato un vulcano di idee, molto generoso con tutti, a partire dai suoi cinque nipoti per i quali aveva ideato un divertente parco giochi con una funivia azionata a mano, macchinina elettrica, moto e paracadute. Insomma, come dice la figlia Antonietta “un uomo dalle mani d’oro, un ingegnere mancato che sapeva far di tutto”. Astro ci ha lasciati nel 2015 all’età di 90 anni.

Ni.Co.