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mercoledì, Gennaio 15, 2025

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Adriano Prioli, 90 anni e non sentirli con Riccione sempre nel cuore

Adriano Prioli per 36 anni in Comune progettando strade e opere. Ancora oggi passeggiando immagina migliorie e soluzioni. Un vero e proprio personaggio riccionese.

DA SEMPRE RICCIONE NEL CUORE

Seguire i ricordi di Adriano Prioli è come sfogliare un album fotografico dove strade, opere e sogni per la sua Riccione, se hai l’attenzione di specchiarti in quegli occhi vispi da ventenne, incastonati in un volto da film western, riesci quasi a toccarli con mano.

90 anni portati da metterci subito la firma per come date, fatti e personaggi si inseguono con lucidità nella chiacchierata, a testimonianza di un uomo volitivo, per certi versi ribelle, di sicuro incline alla libertà di pensiero.

 

Prioli nasce nel 1932 in Via Nino Bixio nella sua Abissinia e da subito il babbo Luigi, pescatore e la mamma Cinzia, pescivendola fanno i conti con l’intraprendenza del piccolo: il primo giorno d’asilo (allora dove poi sorse il supermercato Angelini in Viale Dante) pensa bene di “sgaiattolare” via dalla cucina, anticipando così nel rientro a casa il fratello maggiore, uscito per portargli una scodella di quadrucci con le vongole. Erano anni di miseria, al mare Adriano indossava come tanti il costume in lana all’uncinetto, i ricchi avevano quello vellutato e pieno di colori ma faceva lo stesso.

IL RICORDO DEL DOTTOR PULLÈ

Il Conte Felice Carlo Pullè: “Il medico dei poveri”. Ancora oggi, sull’arcata dell’ingresso principale del nostro ospedale trovate impressa la scritta da lui voluta: “Guarire qualche volta, alleviare spesso, consolare sempre”.

Per il primo giorno di scuola arrivarono addirittura un paio di scarpe nuove, di due-tre di misure in più, ci volle della carta in punta per camminare quasi decentemente “Non ti preoccupare il prossimo anno ti troverai meglio” lo rassicurava la mamma. Ad 8 anni però Adriano sta male, arrivano un paio di visite di alcuni “dutòr” ma niente, sale là preoccupazione.

Fin quando la mamma si rivolge al dott. Felice Pullè “Non si preoccupi signora, basterà alimentare meglio il suo bambino”, le disse l’anziano medico che davanti alla richiesta dell’importo dell’onorario fece come con tanti altri riccionesi “A me non deve nulla, con quei soldi compri carne e pesce per suo figlio”. Ancora Adriano ricorda le lacrime della mamma, per lui un passaggio significativo per tutta la vita.

1952 LA PRIMA VOLTA IN COMUNE PER L’ABISSINIA
Crescendo gli studi non appassionavano il ribelle Adriano ma se la cava, per il servizio di leva in Marina a Taranto era spesso in punizione perché etichettato come comunista benché fosse di ideologia socialista “il merito deve essere sempre valorizzato”. Nel 1952 in licenza a casa, passeggiando sull’arenile in fondo a Viale San Martino nota dei picchetti “delimitavano la vasta area area di spiaggia che sarebbe stata venduta per realizzare la “Colonia Borgo” i soldi servivano per costruire la scuola di Via Cairoli. Prioli corre in Comune imbattendosi nell’amico e Sindaco Enio Dellarosa “Ma qui si farà finire il lungomare a Viale San Martino! Ma vi rendete conto?”. Come poteva finire? E’ solo l’inizio.

 

1956 I PRIMI INCARICHI E LA VICENDA DELLA BAITA
Nel 1956 affianca il geometra Piccioni per alcuni calcoli su cantieri seguiti per conto dell’Amministrazione, pochi mesi dopo viene assunto a fianco dell’ingegnere toscano Antinori, un percorso nel pubblico durato 36 anni.

Nei primi tre viene impiegato all’Urbanistica con l’incarico di esaminare tutti i progetti presentati dai privati “La Baita è stata costruita per merito mio” racconta con soddisfazione “la richiesta di Nello Tirincanti, contadino con la passione della musica, venne la prima volta bocciata. La riproposi. C’erano già il Vallechiara ed il Florida ma anche l’Abissinia meritava il suo dancing”.

La Baita ospita un giovanissimo Lucio Dalla (Foto Pico)

Prioli con la sua Olivetti d’ordinanza scrisse su carta bollata le motivazioni per far passare l’investimento del sammarinese, che avrebbe messo i soldi, dando gambe all’idea del visionario Nello Tirincanti che si sarebbe occupato della gestione. Sappiamo tutti com’è andata, un successo.

 

A 33 anni sposa Giovannadal 1946 ho fatto il bagnino -ci confessa con sorriso malizioso – e mi sono sacrificato per il turismo”. Nascono i figli Alessandra e Andrea ed il lavoro in Comune procede.

1971 LA NASCITA DI VIALE CARPI
Tra le vicende di cui il geometra dell’Abissinia va orgoglioso c’è quella di Viale Carpi: era il 1971 e dove era in costruzione il comparto Peep, i progettisti milanesi incaricati pensarono di chiudere l’area con un muro, lasciando di fatto isolata la parte a monte, quella per capirci, confinante con gli impianti sportivi. “Ne venne fuori una diatriba quasi ideologica perché si riteneva di dover tutelare il sonno degli operai ma così facendo si sarebbe edificato un ghetto, isolandolo dal resto del quartiere”.

Fortuna volle che arrivarono 400 milioni di lire dalla Cassa Depositi e Prestiti e Prioli da direttore dei lavori, predisponendo la realizzazione di vari interventi in città, pensò anche a quella zona impostando il cantiere di una strada larga 15 metri (l’attuale Viale Carpi), per trasformare quello che di fatto era solo un viottolo sterrato. Convocato d’urgenza in Giunta per un’annunciata reprimenda, il Sindaco Cenni prendendo visione del progetto cambiò idea, prevedendo l’arrivo della nuova strada fino al Bocciodromo. Gli abitanti della zona adirittura si mobilitarono e si arrivò all’attuale conformazione di Viale Carpi fino a Viale Montebianco.

Stesse soddisfazioni per il prolungamento di Via Portofino e quella del sottopasso di Via Cesare Battisti “Dovevano essere due rondò ma mancavano i fondi e quindi si utilizzò il solo tunnel già presente. Anni dopo si riuscì ad avere la copertura finanziaria per il secondo sottopasso a chiocciola, ma ad una settimana dall’apertura del cantiere, con le putrelle già in magazzino, il Sindaco Pierani bloccò i lavori”.

PIAZZALE VENETO IN ZONA STAZIONE
Andato in pensione Adriano divenne consigliere comunale, tante le sue “battaglie” come indipendente nel Pds, finì poi nel gruppo misto. “Tra le tante questioni mi opposi al progetto di un parcheggio multipiano in Piazzale Veneto dietro la Stazione. Il Sindaco Imola mi diede ragione e così in quell’area oggi è stato possibile ampliare a mare la nostra Stazione. Mi sono attivato anche per il sottopasso di Viale Ceccarini all’interno del progetto del Trc, proponendo dopo la sua costruzione la realizzazione di una rotonda, peccato il Sindaco Tosi non mi abbia ascoltato”.

1970 – LA FANTASTICA STORIA DELL’ ASAR ECCO COME TUTTO INCOMINCIÒ

Venanzio Bezzi e Adriano Prioli

Tra le grandi passioni di Prioli c’è anche il calcio, quello giovanile che lo ha visto tra i fondatori dell’Asar. “La prima riunione si tenne nel 1970 al bar Canasta al mare, eravamo un centinaio, praticamente tutto il quartiere. I nostri figli giocavano a pallone tra i resti dell’Ingar, tra immondizia e macerie. Conoscevo bene il rappresentante dei Ceschina, proprietari dell’area, il dott. Baldazzi. Millantando un imminente intervento del Comune pronto a richiedere la pulizia immediata di tutta l’area, comunicai la disponibilità del nostro gruppo di pulire e sistemare realizzando anche un campetto da calcio per poi tenere in ordine con continuità l’area. I Ceschina diedero l’ok e nel 1971 insieme a Venanzio Bezzi, primo storico Presidente, io da Vice, Tiziano Mulazzani, Leopoldo “Poldo” Del Bianco e Frangiotto Fabbri partì l’avventura per costruire il campo sportivo dell’Asar, poi arrivò anche Spartaco Selva”.

Il campo dell’ASAR in Viale Vespucci appena inaugurato con gli spogliatoi ancora in costruzione. (Foto Archivo Gianni-Pico Zangheri)

Un’iniziativa divenuta storica con una ricaduta sociale fondamentale per il quartiere e per tutta Riccione: centinaia di bambini, lontani dalla strada, diventarono ragazzi proprio grazie a quell’intuizione.

Adriano Prioli nella sua Viale San Martino insieme a Francesco Cesarini dopo aver rilasciato l’intervista a Famija Arciunesa.

I PROGETTI DI ADRIANO
Ma Prioli anche in pensione negli anni ha sfornato proposte ed idee, la più famosa il ponteggio per allungare Viale Ceccarini con una passeggiata sul mare, la piastra sul porto, l’allargamento del ponte di Viale Dante sul porto canale, visioni e spunti che sono ancora lì. Infaticabile continua a bussare a porte, telefonare, prendere appunti, progettare e argomentare. Che sia questo il segreto di tanta lucidità? Chissà.

 

Di sicuro se Riccione oggi è una città con uno sviluppo armonico lo deve anche ad Adriano. Grazie!

 

Francesco Cesarini

Teresio Troll, artista a tutto tondo

Teresio Troll, creativo e da sempre con le antenne dritte sul mondo, ha fatto dell’arte la sua vita. Con Bonvi, il babbo di Sturmtruppen, inventò il cammello di Radio Sabbia.

Sei un riccionese doc, artista per naturale conseguenza, com’è stato il tuo percorso? “Sono nato e cresciuto a Riccione, al mare, e poi sperduto ovunque nel mondo. Il mare è un giudice, ti ricorda sempre da dove vieni te lo porti addosso, non come il fiume che scorre e quindi va. Da ragazzo non sono mai stato preso sul serio forse per l’aspetto: capelli lunghi, orecchino, ero insolito, forse non lo sono nemmeno adesso”.

Di sicuro hai sempre avuto un’anima artistica. “Sono un creativo e qualcuno ha anche cre- duto nelle mie intuizioni, alcune tra l’altro poi copiate. Tra le soddisfazioni ricordo il logo per Radio Sabbia con Bonvi l’ideatore della striscia di fumetti Strumtruppen, mi occupai di renderlo stilizzato, poi quello di Photo Sì, la “O” di Oliviero tutte intuizioni nate dal nulla, create insieme ad amici che hanno creduto nelle mie “stupidate”. Così come i titoli di alcune rassegne: una su tutte “Bravo Jazz”, con all’interno musicisti di alto livello”.

Essere creativi oggi è complicato? “Tendenzialmente scartano le idee nuove ma se funzionano poi le copiano tutti. Quando proponi delle novità in principio ti guardano con sospetto. Anche nel mondo delle discoteche, in cui ho lavorato tanto, i nomi spesso in passato sono stati mutuati da altre località: il Pascià, Bilbò, Il Poggio, la Capannina. Per il marchio del Peter Pan, spiazzando tutti, valorizzai Trilly Campanellino invece del personag- gio protagonista”.
Sei artista per scelta. Cosa vuol dire per te? “Significa avere un intento poetico e soffrire anche per questo, perché non si può fare altro magari anche di più remunerativo. È un modo di vivere la vita. Mangio quando ho fame, solo le cose che mi piacciono e alle ore che voglio. Da una parte vieni considerato strano ma da un’altra ti scusano. Quindi c’è un vantaggio. Ti “perdonano” in quanto “artista”. Un bel salvataggio”.

Essere nato a Riccione ha influito nel tuo processo creativo? “Riccione era un’isola fantastica, per tanti il centro del mondo. Dopo Saint Tropez a metà strada tra Pompei e Las Vegas, qui tutto era possibile: sono sbocciati molti miti della musica nazionale ed internazionale, Celentano gestiva un locale. Qui c’era il Bat Caverna, aperto da Don Gino Anglani, fuori dal qua- le, ero troppo giovane per entrare e dove, di pomeriggio, ho ascoltato Ritchie Blackmore!!! Il fondatore dei Deep Purple, Simon dei Primitives e tanti altri. Ho sognato di diventare artista intravedendo sui muri fumetti disegnati alla maniera di Crepax in un posto davvero particolare, il Club7, buio, tipo lounge bar senza servizio al tavolo, con dj una donna tutto questo mentre in riviera andavano le balere e le orchestre”

 

Insomma, un periodo diverso da quello attuale, ricco d’identità. “Qua potevi fare tutto. Giocare, divertirti e lavorare tanto. L’arrivo della stagione scatenava un fervore, un’invenzione, l’arte dell’arrangiarsi, un pò come oggi in certi villaggi dell’Indocina. È il mare che porta ad essere più inventivi. Nel tempo Riccione purtroppo si è omologata, prima esisteva più equilibrio ed armonia: c’erano case basse, villini e giardini stupendi”.

L’arte nel nostro quotidiano? “Si vuole il massimo con minima spesa e si copia. Mancano i riferimenti storici e non solo a Ric- cione. Tutto diventa come in un supermercato dove non alberga l’originalità, l’espressione, la manualità, la ricerca”.

Teresio Troll è anche attore e scrittore, giusto? “Amo giocare, come diceva Giorgio Albertazzi, che ho conosciuto durante i suoi laboratori a Riccione. Al teatro sono arrivato tardi, poi è nata la passione per la scrittura con diversi libri scritti, poesie e romanzi nello specifico. Sto ultimando l’ultimo, racconta di un uomo che lascia il mare per un paesino montuoso della Spagna. terra di flamenco, un flusso di pensieri raccolti senza seguire una logica: prima il taschino, poi la manica, dopo la fodera”.

Tu ami anche cucinare. “Sì e dipingo anche mentre cucino: miscelo, fondo. Amo l’astratto perché mi diverte sperimentare la materia che poi porto anche nel ritratto. Ora sto anche applicandomi nella riparazione dei vasi come una sorta di kintsugi. Vado a recuperare, sublimando la spaccatura”.

Roberta Pontandolfo

Papillon, la prima disco di tanti riccionesi

Il Papillon da metà anni ‘70 per più di vent’anni riferimento a Riccione di tante compagnie. Qui incominciò la sua carriera TBC

Tra i locali da ballo che dagli anni Settanta ai Novanta hanno contri- buito a imbastire la storia del divertimento c’è pure il Papillon, aperto nel 1975 in viale Gramsci dall’imprenditore riccionese Giorgio Fabbri (classe 1939 nella foto a fianco), che l’ha gestito fino al 1992.

Com’è cominciata quest’avventura? “Per aprire quel locale ho dovuto superare molti ostacoli per via delle regole e della burocrazia, dei permessi e delle tutele, ma ero talmente convinto di farcela, che alla fine l’ho spuntata. Ora posso dire che ben tre generazioni di riccionesi e turisti sono venuti a ballare nel mio locale e si sono divertiti. Ho lavorato tantissimo con gli stranieri e anche con le scuole in gita scolastica, accoglievo 6000/7000 studenti prima di ogni stagione balneare. Con alcune scolaresche del nord e del sud ho fatto anche dei gemellaggi”. Non mancano a proposito gli aneddoti! “Ricordo un gruppo di ragazzini in gita scolastica coi loro docenti, in quel caso suore e frati! Un’altra sera avevo dato il locale in esclusiva a una scolaresca, in contemporanea mi capitò una richiesta da un’altra scuola media, feci accordare i docenti tra loro nella speranza che tutto filasse liscio. Così fu, all’uscita un professore mi disse, abbiamo rischiato, tra i miei alunni c’era la figlia del Prefetto di Roma, ma per fortuna è andata bene”.

Ci sono stati momenti critici? “La mia clientela era molto seria, selezio- nata. L’unico momento difficile si presentò alla chiusura della Baia degli Angeli di Gabicce Monte, i suoi clienti si riversarono in buona parte da noi, ho dovuto lottare tanto sul fronte dei controlli, poi chiuso il locale per ristrutturazione, sono riuscito a farli deviare al Chellophane di Miramare. Ho così proseguito con la mia clientela, in gran parte dell’entroter- ra, di tanti conoscevo pure i genitori. Anno triste è poi stato quello delle mucillagini, con ripercussioni negative su tutto il settore economico”. Al Papillon si sono avvicendati disc jockey e artisti rinomati? “Come dj. credo di aver proposto i migliori sulla piazza, in particolare Daniele Baldelli e Claudio Tosi Brandi, poi Mirko Galli e Giorgio Fagnocchi. Erano bravissimi, ambiti perché proponevano le primizie di- scografiche”.

Non è mancata la musica live? “Negli ultimi anni abbiamo proposto musica dal vivo con tantissime giovani band, che suonavano molto bene, tra queste i Tiburzi, con loro, veri professionisti, il locale si riempiva subito. Ricordo una serata dedicata ai The Blues Brothers con ben otto fiati. Tra i grandi artisti Pupo. Per un reportage era venuto anche Osvaldo Bevilacqua conduttore della trasmissione Rai Sereno Variabile”. Sono stati gli anni del boom? “Anni d’oro. Sono andato avanti fino al 1992, poi mi sono dato all’hôtellerie. Ho fatto solo la terza media, perché a 12 anni sono andato a lavorare, ma da autodidatta ho curato la lettura e la scrittura, imparando anche alcune lingue, come il francese, il tedesco e l’inglese. Mi sono prestato anche alla politica. Ho fatto il consigliere comunale, il presidente di circoscrizione a San Lorenzo e il segretario di sezione”.

Per tanti il Papillon è stata la prima disco della domenica pomeriggio, il primo bacio ma anche le prime notti vissute ballando. Il Papillon ti inghiottiva nella sua pancia con la sua musica e le sue luci ipnotizzanti, come Indiana Jones con la sua Arca Perduta ti ritrovavi al centro di un mondo che avevi sempre immaginato e cercato, con quelle sonorità funky già assaporate in stereo 8 con i tuoi genitori che ti conquistava facendoti battere il ritmo, qualcosa che poi ti sei portato dietro negli anni. Ecco alcuni ricordi raccolti sulla pagina Facebook di FA.

Loretta Veterani ricorda come “per i ragazzini era aperta tutte le dome- niche pomeriggio, per cena eravamo a casa, ci si andava in motorino con il Ciao”. E così per molti è stata, soprattutto a metà anni ’70 la prima disco Lucio Ghinelli ricorda “E’ stata la mia prima discoteca” e gli fanno eco Augusto ed EmanuelaNoi siamo cresciuti al Papillon e ci siamo pure fi- danzati il 31 Dicembre 1977! Ci conoscevamo quasi tutti e Giorgio girava e sorvegliava”. Ma sono tanti gli amori sbocciati tra i divanetti del Papillon come sottolinea Patrizio Galanti regalandoci anche una foto dell’epoca “Tra minorenni degli anni settanta che frequentavano il Papillon, ce n’è una “ancora” sposata con me”.

Più dettagliato il ricordo di Paolo Santovito “La prima “disco” che frequentai nel lontano 1977 è stata, qualcuno mi corregga se ricordo male, il “Ciukeba Club” in viale Ceccarini. L’estate successiva un caro amico conosceva il gentilissimo Giorgio, proprietario del mitico “Papillon”, che ci permetteva di entrare la sera nonostante ancora minorenni: fu una folgorazione. Non solo per l’accogliente locale, ma per la musica proposta carica di funk e soul e alla consolle suonava un giovanissimo TBC (Tosi Brandi Claudio), dj che poi fece una luminosa carriera. Ricordo che ad ogni brano che mi faceva sussultare dal divanetto correvo a chiedergli il titolo, una sera mi propose di andare a mangiare una pizza insieme: per me fu come uscire con dio, indimenticabile. Un titolo di un brano che mi consigliò: “Victim” di Candy Staton”.

Anche Gabriele Maestri fa riemergere qualche bel ricordo “Alessandro Morri della nostra compagnia ci abitava sopra e poi io ero quello che ci abitava più vicino. Con la tipografia di famiglia abbiamo stampato il materiale pubblicitario del Papi, il titolare Giorgio Fabbri un signore!” .

Negli anni ’80 per i liceali c’era il “Savio” ma il “Papi” era più intimo e passava la musica giusta e allora Silvia Siccardi puntualizza: “Il Papi e i suoi soffitti troppo bassi per certi balli” abbottonato Luca Lari “Mi devo autocensurare, purtroppo”, un clima fatto di grande musica e divertimento e poi Gianni Mantini “Ricordo bene Kibak con i suoi Gin Tonic e Loao al guardaroba”.

Addirittura c’è chi come Marco Tonti giura di aver visto big della canzone “Ci ha suonato anche Papa Winnie”, sì quello di “Your are my sunshine” e tra i principali protagonisti dell’universo reggae pop. Valerio Tullio “A fine anni ’80 con un biglietto del Papillon entrai in uno dei più esclusivi club di Amsterdam spacciandomi per uno dei gestori del locale”. Dite la verità, vi sembra di avere ancora vent’anni…

I barman Chicco e Kibak, che spettacolo!


Se pensi al Papillon ti viene immediatamente in mente Federico Tullio, per tutti semplicemente “Chicco”, autentico barman animatore che ha contribuito al successo di tante discoteche in Riviera, anche del Papillon dove ha mosso i suoi primi passi. 

Ricordi gli inizi al Papillon? “Non potrei mai dimenticare la proposta del mitico Kibak (in foto a sin. insieme a Chicco), era l’autunno del 1989 e mi disse: “Ciao Chicco sono il tuo maestro, vuoi venire a lavorare al Papillon con me?” Una chiamata a cui non potevo dire di no per amicizia e stima professionale. Kibak, il deejay Marco Tordi ed il proprietario Giorgio avevano in mente una idea fantastica, un locale capace di incrociare tanti interessi e pieno di offerte”Di cosa ti occupavi? “Ero come sempre al bar e nello specifico facevo il barman show, perché non era solo un semplice locale da ballo, potevi assistere a show anche al bar. Tutto nacque nell’estate del 1988 all’Aquafan dove conobbi il mio maestro Kibak, qui scattò un’alchimia professionale che ci ha accompagnato per tanto tempo”.

Che tipo di locale era il Papillon? “Amavamo definirlo “Enovideodiscopub: un luogo dove trovare enoteca, discoteca, pub e proiezione di video. La musica che veniva suonata era soprattutto legata al mondo funky selezionata dal mitico Marco Tordi”
Che tipo di clientela si poteva trovare al Papillon? “Essendo un locale con tante offerte aveva una clientela molto vasta e trasversale ed ogni serata era un successo: musica di qualità, animazione al bar, drink di qualità, confesso che forse la bellezza del locale era proprio determinata dalla diversità e bellezza della sua clientela”.

Qualche aneddoto particolare che ricordi? “Potrei scrivere un libro ma uno in particolare non potrei mai dimenticarlo. Prima di iniziare la serata avevamo un rito, quasi una preghiera laica, ci riunivamo tutti davanti al bar e ci raccontavamo le esperienze del nostro vissuto quotidiano e questo ci faceva legare sempre di più, accrescendo l’intesa. Durante la serata non c’era bisogno neanche di parlare, era come se fossimo tutti legati in modo telepatico con un unico scopo: lavorare divertendoci per creare quell’armonia che solo uno staff di professionisti sa fare. Se ci divertivamo noi si divertivano i clienti”.
di Claudio, in arte TBC

Era il 1978 e Claudio dopo gli studi di chitarra al conservatorio fonda una paio gruppi musicali, decidendo di intrapren- dere la professione di dj. In quel periodo era un lavoro che non esisteva, nelle sale da ballo quando il gruppo che suonava dal vivo faceva la pausa erano quasi sempre i camerieri a mettere i dischi ma senza mixare. Claudio muove i primi passi tra i vinili in Via Milano a Radio Sabbia (qui lavorerà anche la sorella Enrica) poi arriva l’occasione che aspettava da tempo: la prima esperienza in discoteca la Papillon di Riccione. In quel periodo era in voga la Baia degli Angeli con i due dj americani Bob e Tom (i primi a mixare in Italia). Le discoteche si dividevano in due generi musicali la disco-music e il funky, TBC amava profondamente il funky avventurandosi periodicamente nell’ affannosa ricerca di materiale nuovo e sperimentale.

Purtroppo non esistevano negozi con produzioni straniere importate e quindi da pioniere dei “piatti” era costretto a viaggia- re moltissimo per trovare brani e successi, escogitando anche trucchi come suonare un disco 45 giri a 33 e viceversa, una genialata poi copiata praticamente da tutti. Poi un pomeriggio alla Dimar di Rimini arrivò una telefonata, l’occasione che ti cambia la vita: “Ciao mi chiamo Enzo sei libero giovedì prossimo per una serata?” Era il proprietario del Cosmic uno dei locali più conosciuti in Italia, a Lazise sul lago di Garda. La serata fu un successo e TBC nel 1980 divenne dj resident del local, il primo passo di una lunga carriera che lo ha visto protagonista in tutta Italia, anche alla Baia degli Angeli.

Nives Concolino – Francesco Cesarini

Giornale n. 1.2022 – La disarmante semplicità delle cose belle

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Cari lettori, anche in questo numero troverete tante piccole belle storie di solidarietà, non solo di Famija Arciunesa.

E’ giusto farlo? Per me sì. Ma ogni volta mi interrogo se sia corretto darne nota, perché c’è sempre il rischio di essere, nel migliore dei casi, fraintesi o addirittura criticati di fare passerella.
Poi penso a me bambino, quando ho cominciato a sfogliare Famija Arciunesa e di come anche leggendo delle tante iniziative benefiche mi sia fatto un’idea dei riccionesi.

Non è solo una questione di trasparenza e di come queste notizie possano essere da traino, è anche un fatto di consapevolezza.
Crescendo ho capito come la nostra indole, per il forte legame con la città, sia spesso fortemente critica sulle vicende “domestiche” ma anche come la nostra comunità sappia poi ritrovarsi in “famija” quando serve. Oltre al tratto passionario che ci caratterizza, da almeno dieci anni anche i social stanno condizionando le nostre relazioni, quasi fossero dei confronti all’interno di un’arena.

Mi verrebbe da dire che le cose belle sembrano infastidire, sparigliano il mazzo, sorprendono. Costringono le persone a mettere in moto la parte empatica: un due più due che secca la gola di chi vorrebbe al contrario inveire, accusare, offendere.

Facciamole, allora, le cose belle e raccontiamole in tutta la loro disarmante semplicità. Superiamo la rabbia, lasciamola proprio perdere.
E in tutto questo riprendiamoci l’uso corretto della parola.
Oggi abbiamo perso la responsabilità nell’usare le parole, lo vedo e lo sento nella vita di tutti i giorni: in televisione, nella musica, nello sport, nella politica… Sono veramente in pochi a sentire il peso di questa responsabilità.
Oggi è tutto velocemente consumabile e perde di significato, noi, le nostre azioni, i gesti, le scelte e anche le nostre parole. Le parole possono ferire in modo profondo, stupido chi dice che non sia vero.

E magari in questa “sfida” non prendiamoci troppo sul serio, indossando quella leggerezza, non superficialità, che ci possa far guardare le cose dandogli il giusto peso.
Era un modo di essere che i nostri vecchi ci hanno testimoniato con il loro quotidiano, attraverso il loro modo di relazionarsi, senza far necessariamente coincidere le persone con le loro opinioni.
Ricordo bene quando qualche tensione, per punti di vista contrapposti, si poteva risolvere con un liberatorio e dissacrante “Va te casèin”, detto con un sorriso per stemperare e per poi bere un caffè insieme. Certo, questo non basta ma è un buon punto di partenza.

In passato, è vero, c’erano condizioni socio-economiche più favorevoli ma il non prendersi troppo sul serio per andare avanti, l’alleggerire per crescere e favorire un clima positivo, innovativo e non appesantito dal timore del giudizio, sono stati sempre un nostro tratto distintivo, quello che faceva accadere le cose qui prima che altrove.

Che passi anche da qui la ricetta del rilancio di Riccione?
In fondo, chi viene qua da oltre cent’anni forse non ci sceglie
solo per il mare e la buona cucina…

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

 

Famija Arciunesa dona 1400 euro in vestitini per i neonati del “Centro di Aiuto alla Vita” di Riccione

FA dona 1400 in vestitini e corredi per i bambini del Centro di Aiuto alla Vita di Riccione

Famija Arciunesa dopo i mille euro in buoni spesa del 2021 torna a sostenere il CAV “Centro di aiuto alla Vita” di Riccione con sede operativa presso la Chiesa Mater Admirabilis in Viale Gramsci. Si tratta di una realtà del territorio importantissima che a Riccione opera da vent’anni seguendo ragazze madri e famiglie ed in particolare i bambini con un concreto sostegno nei primi tre anni di vita. Famija Arciunesa ha donato 1400 euro in abiti e vestiti per neonati.

Per come è nata, si è trattata di un’iniziativa insolita” ha sottolineato Francesco Cesarini Presidente di Famija Arciunesaun nostro inserzionista era in difficoltà ed è stato costretto a chiudere l’attività, dovendo incassare un importo in sospeso ci siamo accordati per un cambio-merce che ci è servito poi per sostenere la preziosa attività del CAV”.

Grazie a Famija Arciunesa per aver pensato ancora a noi” ha esordito il Presidente del CAV Don Valerio Celli ricevendo la donazione “in un momento così difficile purtroppo abbiamo registrato un incremento delle richieste e quindi ogni sostegno è per noi importante”.

Don Valerio poi snocciola i numeri dell’anno appena trascorso “Nel 2021 sono state seguite 84 donne, 25 delle quali residenti a Riccione coinvolgendo ed aiutando 176 figli, tra questi 29 neonati, numeri importanti dietro i quali ci sono tante storie individuali. Abbiamo seguito 20 gravidanze e salvato dall’aborto tre bambini. Dall’inizio della nostra attività” prosegue il sacerdote “abbiamo in tutto scongiurato 56 aborti.

La pandemia ha acuito le difficoltà, nel 2021 abbiamo distribuito 957 pannolini, 152 confezioni di latte per neonato, effettuato 271 spese per bimbi con omogeneizzati, creme cereali, pastine formaggini biscotti e vari prodotti per l’igiene a questi poi si sono aggiunte 163 spese per la famiglie. Per quanto riguarda il vestiario” conclude Don Valerio “sono stati distribuiti 29 corredi per la nascita e 160 pacchi di vestiti per bambini e per la famiglia a tutto questo poi si è aggiunto anche diverso materiale: lettini, passeggini, carrozzine, seggioloni, giocattoli e altro”.

 

INFO Centro di Aiuto alla Vita Riccione Lunedì-Mercoledì-Venerdì 16.30-18.30 – 0541 606577

Famija Arciunesa dona 1.435 euro a Croce Rossa per una nuova ambulanza

“Anche i più grandi obiettivi si raggiungo a piccoli passi, oggi ne compiamo un altro per l’acquisto dell’ambulanza che serve alla CRI di Riccione” commenta Francesco Cesarini Presidente di Famija Arciunesa “i 1.435 euro raccolti e donati grazie all’iniziativa delle Castagne della Solidarietà spero possano stimolare anche altre realtà, perché giochiamo tutti nella stessa squadra. Di sicuro il loro valore per me è doppio perché frutto di un’attività portata avanti nei viali della città insieme e a fianco dei ragazzi della CRI Comitato di Riccione”.
Alla Croce Rossa Comitato di Riccione serve rinnovare il parco mezzi con un’ambulanza di tipo A, il suo costo complessivo è di 95 mila euro. “Un grande grazie a Famija Arciunesa che non manca mai di sostenerci” puntualizza Roberto Silvestri Presidente della CRI Comitato Riccione “dobbiamo rinnovare il parco auto composto da 4 ambulanze vecchie, datate e con parecchi chilometri, per l’acquisto dovremo attivare un finanziamento e aiuti concreti come questi diventano per noi fondamentali, al momento abbiamo raccolto complessivamente circa 9 mila euro”.

Riccione 1951 – Scuola Elementare San Lorenzo con la Maestra Angelini

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Riccione 1954 – Scuola Elementare San Lorenzo con la Maestra Angelini.

Riccione 1970: il Tennis Club e i protagonisti dei corsi in posa

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Il Tennis Club di Riccione inaugurato nel 1962 ha cresciuto sui campi in terra rossa tantissimi giovani tennisti. Ecco la foto di gruppo dei corsisti del 1970.

Riccione estate 1970 al Tennis Club. Tutti con il completo rigorosamente in bianco e la racchetta in legno per la foto ricordo. I lavori di costruzione del Tennis Club di Riccione iniziarono nella primavera del 1962 quando entrarono in azione le ruspe e in pochi mesi sorsero, 6 campi da tennis ed una elegante palazzina.Nacque così questo importante complesso tennistico voluto dal Comune di Riccione e dalla Federtennis con l’intervento del C.O.N.I.

Edmo Vandi ed il suo Natale ad Amburgo senza Frau Bertelsen

Edmo Vandi racconta l’esperienza da giovane lavoratore ad Amburgo in cerca di casa. Gentilezza e faccia tosta in salsa riccionese portarono al risultato..

Il tram partì dalla stazione di Hamburg-Altona alla volta della Ohmstrasse dove, al n. 9, avrei trovato, almeno così speravo, la camera in affìtto dove alloggiare per i quattro o cinque mesi che mi ero ripromesso di rimanere ad Amburgo per lavorare e studiare. Avevo telefonato al numero pubblicato sull” ‘Hambur- ger Morgenpost” dove veniva appunto offerta una camera a firma della signora Bertelsen. Arrivai in Ohmstrasse che ormai faceva buio, riflettendo come la sera calasse in anticipo rispetto all’imbrunire romagnolo al quale ero abituato. Suonai il campanello al primo piano, accanto alla targhetta con su scritto semplicemente: “H.Bertelsen”.

Apparve sulla porta una vecchia alta e segaligna che mi squadrò da capo a piedi. Poi fissò per un attimo la mia valigia e disse tutto d’un fiato: “Es tut mir leid…” (mi dispiace ma non affitto a stranieri e poi la camera serve a mia figlia che tornerà presto dall’Austria). Intanto vicino ai suoi piedi si erano radunati, prima uno, poi due e, infine, nove gatti che guardavano in su verso di me, curiosi come tutti i gatti. Raccolsi il mio tedesco migliore e dissi che ero disperato e che non sapevo dove andare a dormire quella notte. Frau Bertelsen riconsiderò la modestia della mia valigia. Seguì un silenzio che non finiva mai, poi spalancò la porta e mi fece cenno di entrare.

I gatti fuggirono sparpagliandosi per l’appartamento. “Solo per una settimana – disse – poi verrà mia figlia e lei dovrà cercarsi un’altra sistemazione”. Accettai le condizioni (cento marchi per la settimana) e posai la mia valigia in una cameretta pulita, con un letto singolo, le tendine immacolate alla finestra che dava sulla strada e un centrino bianco sul comodino. Fu la settimana più irreprensibile della mia vita.

Uscivo senza far rumore la mattina e tornavo a casa presto la sera. Portai due volte un mazzolino di fiori alla mia padrona di casa e, infine, ottenni il risultato che speravo. Al termine della settimana Frau Bertelsen, visto che mi lavavo i denti tutti i giorni, che ero ordinato e pulito e, soprattutto, che mi era fatto amico di tutti suoi gatti, mi disse: “Signor Vandi, mia figlia ha annullato la sua visita e perciò lei può rimanere finché vuole”. Tutto funzionò bene fino a quando non si mise in testa di offrirmi i suoi biscotti (fatti da lei) con l’errore mio nel dirle che erano eccellenti. Li trovavo così ogni mattina sul comodino e in quantità sempre maggiore. Avevano strani sapori ma li mangiavo lo stesso visto che mi venivano offerti con tanta materna benevolenza.

Finché un giorno scoprii in uno di essi un ciuffo bianco di peli di gatto. Detti di stomaco ma non osai rifiutarli. Li misi in tasca e li gettai ad un cane randagio che incontravo tutte le mattine sulla strada che a piedi percorrevo per giungere alla stazione di Altona.

Si sparse certamente la voce fra la popolazione canina del quartiere, perché dopo una settimana i cani erano cinque e mi aspettavano famelici ogni mattina finendo poi per accompagnarmi per tutto il tragitto. La situazione precipitò nei giorni immediatamente precedenti il Natale, un periodo di freddo intenso (fino a 10 gradi sotto zero) e di strade lastricate di ghiaccio. Frau Bertelsen mi comunicò che sarebbe andata lei a far visita a sua figlia in Austria, per cui mi avrebbe lasciato solo per una decina di giorni.

Quella stessa sera mi consegnò una specie di pastone per i gatti in quantità industriale, io l’accompagnai alla stazione e il mattino seguente scesi in strada come al solito. Avevo dimenticato i cani! Senza i biscotti di Frau Bertelsen mi ritrovai accerchiato dal branco che mi cingeva d’assedio e mi saltava addosso. Penso ancora oggi alla gente che mi vide correre verso la stazione inseguito da quella canea ululante che pretendeva ciò che non avevo. E così, dal giorno dopo, fui costretto a comprare pacchi di biscotti per tacitare quelli che erano ormai diventati miei clienti affezionati.

La notte precedente il Natale nevicò moltissimo e la neve a montagne fu sospinta da spartineve gialli ai margini delle strade. Alle dieci del mattino guardai dalla finestra. I cani erano li che mi aspettavano in strada. Due erano accoccolati sulla neve fresca, tre guardavano preoccupati verso la porta da dove inspiegabilmente per loro, io tardavo ad apparire. Ma non li avevo certo dimenticati. Mi vestii e andai giù in strada, i cani mi saltarono addosso festosi. Da una borsa di carta tirai fuori una grande quantità dell’ottimo pastone sottratto ai gatti.

Fu una festa per tutti: per i cani, per me e per i vicini che guardavano dalle finestre. L’aria era gelida e trasparente e il sole cercava di far capolino dalla solita foschia che saliva dal Mare del Nord. La neve gelata luccicava, sembrava corallo bianco. Si capiva che era Natale.
Un Natale strano, senza Frau Bertelsen.

Edmo Vandi

Riccione e i suoi Sindaci, Podestà, Commissari e Delegati dal 1922 ad oggi

Riccione: 100 anni di Sindaci, Podestà, Commissari e Delegati.

Era il 19 ottobre 1922, quando con Regio Decreto n° 1439, venne sancita la nascita del Comune di Riccione fino allora parte di Rimini. Una storia lunga 100 anni che ha visto diversi titolari della fascia tricolore con il ruolo di Sindaco, eccoli tutti in rassegna, dall’ultimo eletto Renata Tosi nel 2017 al primo Silvio Lombardini nel 1922.

Renata Tosi

RENATA TOSI
Nata a Riccione – 8.5.1967
Sindaco
dal 26.6.2017

 

 

Immacolata Delli Curti

IMMACOLATA DELLE CURTI
Nata a Marcianise (CE) 9.12.58
Commissario Prefettizio
dal 24.2.2017 al 25.6.2017

 

 

Renata Tosi

RENATA TOSI
Nata a Riccione – 8.5.1967
Sindaco
dal 9.6.2014 al 23.2.2017

 

 

Massimo Pironi

MASSIMO PIRONI
Nato a Riccione – 5.6.1959
Sindaco
dal 9.6.2009 al 8.6.2014

 

 

Daniele Imola

DANIELE IMOLA
Nato a Riccione – 13.8.1957
Sindaco
dal 14.6.1999 al 8.6.2009

 

 

Massimo Masini

MASSIMO MASINI
Nato a Rimini – 17.7.1956
Sindaco
dal 8.11.1991 al 13.6.99

 

 

Terzo Pierani

TERZO PIERANI
Nato ad Auditore – 27.3.1939
Sindaco
dal 16.7.1975 al 7.11.91

 

 

 

Biagio Cenni

BIAGIO CENNI
Nato a Riccione – 27.1.1916
Sindaco
dal 12.1.1965 al 15.7.1975

 

 

GIOVANNI PETRUCCIANI
Nato San Marcello Piteglio (PT) – 26.12.1894
Sindaco
dal 8.12.1960 al 11.1.1965

ENIO TOMMASO DELLAROSA
Nato a Riccione – 10.2.1927 – 11.12.2019
Sindaco
dal 6.12.1959 al 7.12.1960

 

Dante Tosi

DANTE TOSI
Nato a Riccione – 18.2.1925 – 18.9.1996
Sindaco:
dal 3.11.1957 al 5.12.1959

 

 

Enio Della Rosa

ENIO TOMMASO DELLAROSA
Nato a Riccione – 10.2.1927 – 11.12.2019
Sindaco:
dal 6.10.1953 al 2.11.1957

 

 

Nicola Casali

NICOLA CASALI
Nato a Riccione – 6.12.1888
Sindaco:
dal 16.6.1951 al 5.10.1953

 

 

 

GIULIA GALLI in BERNABEI
Nata a Ravenna – 27.9.1880
Assessore Anziano
dal 15.5.1949 al 15.6.1951

Augusto Saponi

AUGUSTO SAPONI
Nato a Riccione – 31.1.1920
Assessore Anziano
dal 28.3.1949 ai 14.5.1949

 

 

 

Gianni Quondamatteo

GIOVANNI QUONDAMATTEO
Nato a Rimini – 19.3.1910
Sindaco
dal 19.12.1944 al 27.3.1949

 

 

ADELMO VIVARELLI
Nato a Milano
Sindaco
18.10.1944 – 18.12.1944
Amm. Occ. Militare Alleata
dal 16.9.1944 al 17.10.1944

RENATO DONINI
Nato a Riccione 13.2.1899
Commissario straordinario
dal 15.3.1944 al 15.9.1944

GIUSEPPE MONTI
Nato a Saludecio – 17.2.1908
Commissario Prefettizio
dal 15.1.1944 al 14.3.1944

ESSANDRO BRUNETTI
Nato a Bologna – 11.1.1866
Commissario Prefettizio
dal 30.12.1943 al 14.1.1944

GIUSEPPE MONTI
Nato a Saludecio – 17.2.1908
Commissario Prefettizio
dal 28.11.1942 al 29.12.1943

BRUNO CURLI
Commissario Prefettizio
dal 30.5.1942 al 27.11.1942

LEO MANCINI
n. Riccione – 1.1.1904
Commissario Prefettizio
dal 28.4.1941 al 29.5.1942

Frangiotto Pullè

FRANGIOTTO PULLÈ
Nato a  Riccione – 21.1.1904
Podestà
dal 30.4.1936 al 27.4.1941

 

 

Arnaldo Passerini

ARNALDO PASSERINI
Nato a Finale Emilia – 11.6.1889
Commissario Prefettizio
dal 5.9.1935 al 29.4.1936

 

 

FRANGIOTTO PULLÈ
Nato a Riccione – 21.1.1904
Podestà
dal 8.5.1934 al 4.9.1935

 

 

Arnaldo Passerini

ARNALDO PASSERINI
Nato a Finale Emilia – 11.6.1889
Commissario Prefettizio
dal 9.4. 1934 al 7.5.1934

 

 

Frangiotto Pullè

FRANGIOTTO PULLÈ
Nato a Riccione – 21.1.1904
Podestà
dal 2.12.1932 al 8.4.1934

 

 

GINO CELLESI
Podestà
dal 26.3.1932 al 1.12.1932
Commissario Prefettizio
dal 20.11.1930 – 25.3.1932

CARLO MONTUSCHI
Nato a Faenza – 12.2.1867
Podestà
dal 5.8.1929 al 19.11.1930

SANZIO SERAFINI
Nato a San Marino – 30.11.1876
Commissario Prefettizio
dal 6.4.1928 al 4.8.1929

Silvio Lombardini

SILVIO LOMBARDINI
Nato S. Arcangelo di Romagna – 1871
Sindaco
dal 4.11.1923 al 5.4. 1928

 

AUGUSTO MARANI
Nato a Cesena
Commissario Prefettizio
dal 12.6.1923 al 3.11.1923

LUIGI RIGHI
Commissario Prefettizio
dal 12.12.1922 al 11.6.1923

Felice Carlo Pullè

CARLO FELICE PULLÈ
Nato a Modena – 1.8.1866
Delegato Comunale
dal 19.9.1922 al 11.12.1922