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mercoledì, Gennaio 15, 2025

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Da “La Viola a “Viale Maria Ceccarini 1840-1939 di Giuseppe Lo Magro

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Da “La Viola a “Viale Maria Ceccarini 1840-1939 è la nuova fatica di Giuseppe Lo Magro che tramite questa pubblicazione edita da Famija Arciunesa rende omaggio a Viale Ceccarini e ai suoi primi 100 anni di storia. Un viaggio fatto di immagini, curiosità e storia locale dove emerge un vero e proprio amore viscerale per Riccione e le sue origini. 

1927 – Viale Maria Ceccarini – vista dal mare verso monte – esibisce la nuova alberatura che sostituisce i vecchi pioppi, isteriliti dal sale marino. In contemporanea furono realizzati: illuminazione pubblica, marciapiedi, fognature e il piazzale a mare. La facciata con decorazione della costruzione in basso a sinistra, vicino all’attuale Viale Milano è ancora esistente.

La popolazione riccionese della prima metà del 19° secolo se la passava davvero male. Attanagliata dalla miseria e terrorizzata dal brigantaggio, elemosinava lavoro nei campi e raccattava ciò che il mare depositava sulla riva. In perenne lotta col gelo degli inverni e l’imperversare delle malattie che cercava di arginare con rimedi tanto antichi quanto poco efficaci; era vittima dell’analfabetismo e di qualsiasi forma di istruzione e salvaguardia dei diritti civili.

Un quadro assai desolante che nella seconda metà dello stesso secolo ebbe due “pennellate” di solidarietà grazie a due personaggi che si adoperarono per migliorarne
le condizioni di vita: il parroco Don Carlo Tonini e la signora Maria Boorman Ceccarini. Un amorevole aiuto lungo una cinquantina d’anni, grazie all’inconsapevole altruistica staffetta, con Don Carlo che passa il testimone a Maria, avendo come pista uno spellacchiato viottolo – la “Viola”- che, in tempi diversi, l’uno percorse a piedi per accompagnare i bimbi scrofolosi ai bagni di mare, e l’altra in carrozza per rilassanti passeggiate. Don Carlo Tonini, prete squattrinato ma “ricco” di idee, cercò in mille maniere di alleviare le pene dei riccionesi: dal reperire neve per le ghiacciaie ai soldi per costruire il porto canale, sino alle “genialità” dei bagni di mare e della fermata del treno.

Maria Ceccarini, benestante colta e progressista, alleviò prima i problemi giornalieri facendo distribuire minestre calde e soldi ai più poveri e poi quelli vitali attuando grandi donazioni: Asilo Infantile, Ospedale, Illuminazione stradale, Porto canale. Dalla ex strada comunale Viola partì quella serie di impulsi avveniristici che espandendosi su 6.000 splendidi metri di litorale, daranno vita alla Riccione dei bagni di mare, regina indiscussa dell’accoglienza turistica.

GIUSEPPE LO MAGRO: CONOSCIAMO MEGLIO L’AUTORE

Giuseppe Lo Magro è nato a Riccione il 3 gennaio del 1945. Ha visto la luce in Viale Ceccarini, al Minerva (ex Oscar, poi Verni ed ora Twin Set) negozio famoso ai tempi perché vendeva “Di tutto un po”; dall’ago al libro, dal giocattolo al cappello di paglia. Apparteneva alla zia Virginia Angelini, con mamma Dolores che collaborava alle vendite. E a proposito del venire alla luce, “leggenda” vuole che quel pomeriggio inoltrato del 3 gennaio, già depauperato dalle vicende belliche, fosse anche “buio e tempestoso” oltre misura, così da spingere babbo Salvatore a rischiare il furto di batteria e faretto da una camionetta dei militari inglesi per consentire all’ostetrica una illuminata assistenza al parto. È stato per 18 anni presidente di Famija Arciunesa e caporedattore dell’omonimo bimestrale e ideatore della rivista estiva “Sotto l’ombrellone” che veniva distribuita ai turisti raccontando spezzoni della nostra storia Giuseppe ha sempre vissuto a Riccione e nella Perla verde ha sviluppato le sue passioni: scrittura, teatro dialettale, nuoto master. La sua bibliografia ha raggiunto più di 40 pubblicazioni.

Svezzato dallo zio Amedeo Angelini (più volte collaboratore alle stesure vernacolari di Gianni Quondamatteo) è autore di tutte le commedie portate in scena dalle Compagnie “I Arciunis”, “L’Almadira” e la “Rungaja” dal 1978 ad oggi: Pidriul e i su fiul; Scapazòun un è un quaiòun; L’è fadiga magnè e pèn senza muliga; Un chèlc t’un stinch; Un tavle e quatre scarane; Te sta zét che ti fat e ciarghin; I sèld iè com i dulur; Ho scapuzè t’un furminènt; E diavle e fa al pgnate; Ogni fròt la su stasòun; Ui è piò mat adfura; Done e amor… gran brusor; L’anandra te guaz; Lofe, sbremble e palotle: Una gabia ad mat; Prèima da bat e cul… mitemse d’asdé. Queste ultime due sono in attesa di rappresentazione.

A Pesaro un parco dedicato alla nostra Maria Boorman Ceccarini

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In un angolo di verde tra Villa Ceccolini e Villa Fastiggi di Pesaro è nato un parco intitolato alla nostra Maria Boorman Ceccarini, benefattrice di Riccione.

Un percorso didattico del passato anno scolastico, rivolto ai bambini delle scuole materne di Villa Ceccolini e Villa Fastiggi di Pesaro, prevedeva la scelta di un personaggio storico femminile al quale intitolare il Parco comune alle due grazione località marchigiane.
Le insegnanti hanno letto alle curiose giovani menti la biografia di tre signore: Maria Boorman Ceccarini (1840-1903), Renata Tebaldi (1922-2004) e Isotta Gervasi (1889-1967).

Maria Boorman Ceccarini

La prima, americana di nascita, è stata a cavallo tra ‘800 e ‘900, una grande benefattrice della popolazione di Riccione e dintorni, il suo motto era: “Ho di che mi avanza, sento il dovere di darlo ai poveri”; la seconda, nata a Gradara, fu cantante lirica tra i più bravi soprani del mondo del secolo scorso, dal repertorio vastissimo, grande rivale di Maria Callas; la terza, romagnola di Cervia, detta “La dottoressa in bicicletta” è stata la seconda donna a svolgere la professione di medico condotto in Italia tra le due guerre mondiali.

Al termine delle letture c’è stata una votazione che ha designato come preferita Maria Boorman Ceccarini. Il 26 settembre scorso si è tenuta la cerimonia di intitolazione del parco con relativa collocazione della targa e con le parole dell’Assessore alla Coesione e al Benessere:

“Uno spazio verde bellissimo, costruito dai cittadini e ricco di simboli che onorano e richiamano giusti ideali. Un’iniziativa che chiude un percorso di cittadinanza attiva e partecipata che ha coinvolto, in particolare, i piccoli studenti della città”.

A m’arcord: il nuovo libro di Edmo Vandi

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I contenuti dalla prefazione della Poetessa Rosita Copioli

(… Vandi sa cosa vuol dire fare tornare il passato. Cosa ne resterebbe, se non se ne restituisse il sapore, i colori, le sensazioni, le parole, i riflessi, gli umori, i pensieri, tutto l’insieme corposo della realtà, la vita intera che li per li sembra solida ed evidente, e si dissolve in un attimo?
Ricordare non significa mettere insieme fatti nudi e crudi.
Anche per il titolo non è un ammiccamento al film di Fellini, perché di quel mormorare che non è una sfilza di ricordi, recupera sia la “nostalgia della nostalgia”, sia l’idea platonica. Ma guai se la gravità dei dolori non fosse stemperata dal riso. Dal senso del gioco e dell’avventura, che un bambino, o un ragazzetto vive, anche sotto le bombe e nel passaggio del fronte. Così come il ragazzo non può fare a meno della musica, che gli piace tutta, e che si è sempre sentito dentro.

Che si trova a suo agio dovunque, perché conosce l’arte di arrangiarsi, e l’umanità, il sentimento, la compassione che si ha anche per un cane abbandonato, ed è proprio la pietas di Virgilio. La musica dentro lo anima: ora a condurre i set stellari di dancing che vedono avvicendarsi “artisti e personaggi di ogni campo: cinema, teatro, musica, finanza, politica”; ora quando lavora in Comune e sembra una specie di Pronto Soccorso: “Stracolmo di pratiche, fascicoli e scatoloni d’archivio in quanto mi occupavo di sport, cultura, pubblica istruzione, stampa, turismo, rapporti con l’estero, pubbliche relazioni e in più redattore del Notiziario Comunale”.

Certo una capacità di osservazione come la sua – cogliere il particolare giusto, memorizzare caratteri e fatterelli che paiono sciocchezze, e sono invece quel che dà il sapore alle storie – è una dote rara, quella del raccontatore nato, che come un prestidigitatore trae dal nulla le sue apparizioni. E’ vero che i suoi personaggi sembrano quelli di Amarcord, tra barbieri anarchici che fermano l’orologio il primo maggio, il Duce col violino, suor Virginia, il bidello col bastone, il bambino Bombolo che pesta i piedi nella pozzanghera, il babbo che davanti alla divisa dice “bota via c’la roba”, il vigile che fa la multa alla moglie…).

CONOSCIAMO L’AUTORE

Edmo Vandi è riccionese di stirpe e tradizione essendo nato da due famiglie di antiche radici riccionesi: i Vandi e i Di Luigi. Giornalista iscritto nell’Elenco Speciale dei Pubblicisti dell’Ordine di Bologna dal 2 ottobre 1975. Ha diretto per 22 anni il “Notiziario di Vita Amministrativa Cittadina” edito dal Comune di Riccione, Comune nel quale ha ricoperto il ruolo di Capo Ufficio Stampa e Documentazione per 24 anni. Collaboratore di “VGA.Telerimini” dal 1976 al 2005 in qualità di corrispondente nonchè lettore del Telegiornale.

Da giovane ha compiuto studi d’arte e linguistici presso l’Università di Amburgo e di Sociologia presso l’Università di Urbino. Ha firmato corrispondenze per il “Messaggero” e altri quotidiani nazionali e locali. In gioventù è stato per 21 anni Direttore-Presentatore nei locali notturni della Riviera Romagnola. È stato socio fondatore del Centro Arti Figurative di Riccione, del Cine-Foto Club Riccione e della Cungrèga de dialèt arciunès. È socio onorario de Circolo Amici della Lirica “R.Baldacci”.

Studioso e appassionato di dialetto, ha collaborato per le loro ricerche con Gianni Quondamatteo e Dante Tosi ed ha pubblicato propri scritti e poesie dialettali su riviste e pubblicazioni regionali e locali. Ha curato il testo sulla “Storia del dialetto riminese” per la “Guida Culturale e Turistica” della Provincia di Rimini e della Repubblica di San Marino. Ha vinto nel 1996 il “Premio Speciale della Giuria” del Concorso “Ilaria Alpi” per un reportage televisivo realizzato in Albania dove è stato più volte in missioni umanitarie. E’ autore di libri di poesie e racconti dialettali intitolati: J’ha bu i bù? e L’andare del tempo, editi da Famija Arciunesa. Ultimamente ha collaborato con le emittenti televisive La8, La9 e IcaroTV. Attualmente è Addetto Stampa dell’Associazione ex Dipendenti Enti Pubblici di Riccione, nell’ambito della quale tiene pubbliche conferenze sulla storia di Riccione corredate da filmati d’epoca di propria produzione.

Edicole: Baiocchi – C.so F.lli Cervi 125 · GRAZIELLA – V.le Ceccarini 151
o presso la sede di FA 0541 643884 (Mart-Giov pom dalle 16 alle 18)

Riccione: noi del ‘66 in V elementare

Li riconosci?
Alle Maestre Pie in V elementare…

Dal basso a sinistra Giovanni Paganelli, Giovanni Marchionna, Gabriele Maestri, Renzo Serafini, Luigi Sciroli, Alessandra Somma, Marielena Cerioni, Claudia Capelli.

Sopra: Marco Migani, Andrea Paganelli, Claudia Ciceroni, Antonella De Bernardinis, Sabrina Migani, Marina Casadei
Sopra Laurent Casadei, Cristina Serafini, Federica Palmieri, Monica Bonacini, Manuela Bernabè, Marco Castellani
Sopra Suor Antonietta Giberti, Alexia Pugliese, Cristina Ricci, Dora Cappelli, Debora Ricci
In alto Enrico Della Rosa, Giovanni Franciosi, Fabrizio Fabbri, Milena Pari, Monica Mignani, Isabella Winter, Roberto Del Bianco, Andrea Benzi

1947 Lo spider dei “Vitelloni” del dopoguerra

Riccione 1947 –

Riccione 1947

Il furgone usato per normali lavori di trasporto diventava “il dì di festa” la decappottabile con cui scarrozzare le ragazzze verso sale da ballo e “scampagnerei”.

Si riconoscono: Piero Righetti, Alberto Conti, Sebastiano Arcangeli, Luciano Cecchini, Tino Del Bianco.

 

A cura di Roberto Mignani

Riparte il mercato immobiliare: Riccione +35% di compravendite

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Mercato immobiliare, il lockdown scuote gli indecisi. L’agente immobiliare Manuel Perazzini registra un +35% nelle compravendite: Abissinia, Centro, Paese e Parco le zone più richieste di Riccione.

 

Manuel Perazzini -Atlante Immobiliare

In un momento così particolare com’è l’andamento del mercato Immobiliare a Riccione ad inizio 2022? “Il mercato immobiliare di Riccione si conferma ancora una volta molto positivo -sottolinea Manuel Perazzini dell’Agenzia Atlante Immobiliaresoprattutto nella ricerca delle seconde case, le zone più richieste rimangono la zona mare Abissinia, la zona Centro/Paese attorno Viale Panoramica, oltre le zone di viale Ceccarini monte e Parco”

Il Covid che ha cambiato le nostre abitudini ha influito anche nelle caratteristiche di ricerca della casa? “Sì, sicuramente dopo l’esperienza del lockdown che ha segnato un po’ tutti noi, ma chi ha sofferto di più sono coloro che hanno dovuto vivere in ambienti ristretti privi di spazi esterni”.

Quindi? “Per questo oggi il cliente interessato all’acquisto fa molta più attenzione di prima ai servizi accessori della casa: ampie terrazze o giardino esclusivo, dopo tanto tempo siamo tornati a vendere anche lotti edificabili per la costruzione di nuove case nelle prime colline limitrofe”.

Che periodo è stato quello del lockdown per le agenzie immobiliari? “Ricordo che registrai un video nell’aprile 2020, in pieno lockdown, poi pubblicato sulla pagina facebook di Atlante Immobiliare, dove raccontavo come nonostante fossimo tutti bloccati in casa, ricevevo continuamente e-mail e contatti telefonici”.

Poi cosa è successo? “Superata la restrizione, è arrivatala conferma con il mercato immobiliare che ha risposto con un +35% delle compravendite. Questo ci ha spinto ad essere ancora più presenti sul territorio, vicino alle esigenze del cliente, e così oltre alla sede storica di viale Panoramica abbiamo aperto una filiale anche in zona mare in Viale Gramsci a due passi da viale Ceccarini”.

Come si spiega la ripresa? “Penso sia dovuto ad una riflessione sulla vulnerabilità della vita che questo Covid ci ha portato a fare, nulla è scontato. Le persone, specialmente gli indecisi, hanno fatto due conti, riflettendo sugli investimenti, quelli bancari che ormai le rendite sono quasi pari allo zero, mentre un immobile da sempre nel tempo è un bene di rifugio che ha dato sempre frutti positivi, soprattutto se fatto in una località come Riccione”.

E per il futuro? “Sono un eterno ottimista -conclude Perazzini- andremo molto bene, Riccione è bella, gode ancora di un appeal molto forte, disponiamo di tutti i servizi immaginabili, qui si trovano tutti i divertimenti per ogni tasca ed età, si mangia bene, l’accoglienza è ottima, abbiamo strutture ricettiva di alto livello, l’autodromo è a due passi e il nostro è un bel mare che ci conforta 365 giorni l’anno, insomma viviamo in un luogo unico”.

Riccione 1978: corteo in Viale Dante per il caso Moro

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Come eravamo – Riccione 1978 Corteo in Viale Dante partito da Viale Ceccarini sul caso Moro. Da sinistra si riconoscono Enrico Ortalli, Arnaldo Cesarini, Terzo Pierani, Cesare Antonioli, Paolo Tempera e Renato Lenisa.

Massimo Bilancioni, primo riccionese laureato con lode in Fisica alla Normale di Pisa

Massimo Bilancioni, dopo il Liceo Volta Fellini la laurea con lode in Fisica alla Normale di Pisa e l’esperienza in Lussemburgo.

Da sempre studente modello, Massimo Bilancioni, 24 anni, di recente si è laureato in Fisica alla Normale di Pisa, con 110 e lode. E’ il primo riccionese ad aver ottenuto nel prestigioso ateneo toscano la laurea in questa disciplina.

Non è passata inosservata la sua professionalità, sicché a cinque giorni dalla discussione
della tesi sui “Motori molecolari”, è partito per il Lussemburgo, dove opera con un Gruppo di Ricerca attivo nel Dipartimento dell’Università lussemburghese.

Amante dello sport, della lettura di gialli e fantascienza, il neolaureato ha maturato la passione per la Fisica, frequentando il Liceo Scientifico Volta Fellini di Riccione, anni in cui si dilettava a partecipare alle Olimpiadi nazionali riservate a questa materia, che tanto l’appassiona.

A proposito Bilancioni commenta: “Nel Lussemburgo sono venuto a fare quello che mi piace, quindi non mi pesa troppo. Per tre/quattro anni mi dedicherò alla ricerca, soprattutto a quanto è collegato alla termodinamica, se andrà bene rimarrò volentieri in questo settore, altrimenti vedremo. Quest’assunzione intanto mi consentirà di ottenere il Dottorato di Ricerca”.

Sulla passione per la Fisica, il neo dottore aggiunge:
“Non sono stato uno di quei bambini che dicevano: da grande vorrei fare l’astronauta. L’amore per questa materia è maturata pian piano al Liceo Scientifico, in particolare in quarta, partecipando alle Olimpiadi delle Fisica. Certo è che in tutto questo anche i miei professori hanno alcuni meriti”.

In quanto alla tesi spiega: “Verte sui motori molecolari e la termodinamica. Si tratta in pratica di motori molto piccoli che funzionano in modo del tutto diverso rispetto a quelli usuali ai quali siamo abituati, che trasformano l’energia in qualche azione utile”.
E’ il frutto degli studi che definisce: “intensi, ma anche belli e formativi”. “Mi hanno dato la giusta ricompensa! – Esclama -, ne è valsa la pena, per cui sono contento”. Unico cruccio quello di vivere lontano dalla sua città. In merito osserva: “Mi ero staccato da Riccione cinque anni fa, ma comunque allontanarmi dall’Italia mi dispiace, la nostalgia crescerà un po’, anche perché vedrò meno i miei amici”.

Vittorio Costa: Riccione amore a prima vista

Vittorio Costa, bolognese innamorato di Riccione. “Cine Arena Lux” l’ultimo libro del medico-scrittore bolognese con Riccione sempre sullo sfondo.

Vittorio Costa nella sua Riccione.

Un medico bolognese alla sua ennesima “fatica” letteraria con Riccione sempre protagonista, come mai? “Quando, nel 2002, pubblicai ‘Dancing verde Luna’, non immaginavo che avrei scritto altri quattro romanzi ambientati a Riccione. Il libro fu accolto molto bene, Enrico Vanzina ne scrisse in maniera entusiastica, fui invitato a presentarlo al Maurizio Costanzo Show e molti lettori mi scrivevano pensando che i personaggi che descrivevo, Cicciàz, Cagarèla, Gargiulo e compagnia bella , fossero persone reali. Così vennero Pensione Sorriso, Quando Elvis cantò Romagna mia e Una vita Madornale (Memorie di un grande playboy romagnolo). I miei personaggi in fondo, sono il pretesto per raccontare il periodo storico in cui esplose il turismo di massa e Riccione divenne la capitale del diverti- mento. Quello de ‘L’ombrellone’ di Dino Risi.”

Leggendo i precedenti libri è evidente la sua passione per la musica e i dancing della Perla Verde, cosa ricorda di quel periodo? “La musica è sempre stata la mia grande passione. Ho iniziato a cantare a 17 anni con I Jaguars che poi scelsero di tentare la carta del professionismo e ci riuscirono molto bene (divennero i Pooh). A Riccione, negli anni del boom, si esibivano tutti grandi divi della canzone da Modugno a Fred Buscaglione, da Mina a Celentano, da Peppino di Capri a Fred Bongusto. Quand’ero ragazzino e non avevo né l’età né i quattrini per entrare, andavo sul retro del Savioli ad ascoltare i grandi cantanti e le orchestre che vi si esibivano. Era un’ epoca incredibile. Io allora frequentavo il bagno Oreste e nelle tende di fianco alla mia, vedevo tutti i cantanti che sog- giornavano all’Hotel Gemma. Celentano con tutta la famiglia e gli artisti del Clan, Mina, Fred Bongusto e tanti altri. Ho ancora un foglio di carta intestata del Gemma con tutti gli autografi. Con Mina ci giocavamo a ping pong…”

E se dovesse fare una classifica dei primi tre che ha frequentato e vissuto? “Quando ho iniziato a cantare, mi sono esibito alla Bat Caverna, Al Bonnie & Clyde, al Sirenella poi frequentavo il Piper e l’Altro Mondo, dove si esibivano i grandi gruppi beat italiani e stranieri.”

In “Cine Arena Lux” diventa protagonista il cinema, è così? “E’ un libro che racconta in maniera divertente una storia che parte nel 1916 per arrivare ai giorni nostri. La nascita di una sala cinematografica immaginaria ma molto simile alle tante che allora esistevano. Riccione aveva molti cinematografi sempre affollatissimi. Durante l’estate il Zanarini, il Turismo, l’Odeon proponevano tante anteprime nazionali. Tutti andavano al cinema. Le arene all’aperto poi, avevano un fascino molto particolare. C’erano l’Arena Mare, l’Alba, l’Africa, lo Star. Le poltroncine di legno, il profumo dei pini, lo scricchiolio della ghiaia, la gente che sui terrazzi delle pensioni o affacciata alle finestre delle case vicine guardava i film a sbafo”.

La copertina di “Cine Arena Lux” di Vittorio Costa ambientato a Riccione.

Il film che ricorda di aver visto in un’arena o un cinema di Riccione? “Ricordo una serata dell’agosto 1962. Al cinema Star proiettavano ‘E’ l’ora del twist’, un film musicale di modestissima qualità ma pieno di canzoni di grande successo. Il twist allora era il ballo di moda e, quando sullo schermo Chubby Checker iniziò a cantare ‘Let’s twist again’ si scatenò un pandemo- nio. Il pubblico, composto quasi interamente da ragazzi, si mise a ballare dovunque, persino in piedi sulle poltroncine”.

Che atmosfera si respirava in quel periodo? “Erano anni pieni di ottimismo. Gli italiani assaporavano per la prima volta le vacanze. Magari in pensioncine dove oggi nessuno avrebbe coraggio di mettere piede, ma che allora sembravano bellissime. E Riccione era il luogo dove tutto pareva possibile, dove si lanciavano le mode, dove si andava al Canasta all’una del mattino a mangiare i tortellini alla panna, oppure al Calderone a mangiare gli Spaghetti millegusti. Dove, dopo mezzanotte, si saliva sulla collina per andare a Villa Alta, al Saviolino, al Tam tam, al Poggio, alla Panoramica. Era una sensazione fantastica. Riccione per me era e rimane il ‘Paese dei balocchi’”.

Quando da Bologna arriva a Riccione qual è il primo posto che desidera frequentare? “Naturalmente, il mare. E poi, passeggiare per i viali all’ombra dei pini e finire in Viale Ceccarini”.

E’ vero che ha un debole per l’Abissinia ed in particolare per via San Martino? “Da qualche anno ho realizzato un sogno e possiedo una casetta nella parte alta di viale San Martino. Viale San Martino d’estate lo percorro tutti i giorni per andare al mare e si respira un’atmosfera molto vivace e accogliente. L’Abissinia è cambiata molto poco nel corso degli anni e ci ritrovo l’ambiente di quando ero giovane. Le ville, i giardini, il silenzio. Quand’ero ragazzo, viale San Martino significava una cosa: Luna Park. D’estate lo percorrevamo per passare qualche serata, sono felice che sia ancora là, dov’era sessant’anni fa.”

Il più grande pregio e difetto del riccionese? “Fatico a trovare dei difetti nei riccionesi. Già la loro cadenza mi mette di buon umore. Ho sempre pensato che la simpatia e la accoglienza dei riccionesi sia speciale. Come è speciale la loro capacità di inventare cose che attraggano i turisti. Se a Bologna un ristoratore si siede al tuo tavolo resti perplesso e pensi: ”Ma questo che fa? Come si permette?”. A Riccione, se si siede al tuo tavolo, sei felice, sai che alla compagnia si è aggiunto un amico. E’ questa la straordinaria capacità che hanno. Farti sentire a casa.”

Vista la sua grande passione per la musica: se Riccione fosse una canzone quale sceglierebbe per rappresentarla? “Beh, nel mio caso ‘Stessa spiaggia stesso mare’. Ci vengo da quando avevo 10 mesi!”.

Francesco Cesarini

American Disco Roller la prima discoteca d’Italia dove si ballava pattinando

Nel 1980 nasce a Riccione da un’idea di Luciano Tirincanti l’American Disco Roller: la discoteca vissuta pattinando. Un’idea nata in Francia e che a Riccione ha fatto storia, qui nacquero anche le prime cubiste.

Negli anni Ottanta è stato appannaggio di migliaia di giovani turisti italiani e stranieri, che ballavano pattinando. L’American Disco Roller, in viale Torino, è così diventato un locale di tendenza, un mito, tanto apprezzato e invidiato, da essere clonato in altre località del nostro Paese. Ad avere la singolare idea di abbinare musica e pattini era stato l’imprenditore Luciano Tirincanti, che ha dato corpo al suo sogno negli spazi in cui il padre Nello aveva aperto e gestito La Baita, altro tempio del ballo, per anni meta dei big della canzone italiana.

L’IDEA DI BALLARE PATTINANDO…


Com’è nato l’American Disco Roller? “Questa idea mi è venuta dopo aver visto un filmato in televisione. Era in voga la Disco music e, saputo che un locale simile, “La main jeune”, il primo del genere in Europa, era nato a Parigi, sono andato a vederlo. Di ritorno, in ottobre, ho cominciato a progettarlo assieme a un architetto, finché nel giugno 1980 l’ho lanciato per poi gestirlo fino al 1986.

Allora ero un trentenne” prosegue Tirincanti “le discoteche, che avevano soppiantato le balere, erano tutte uguali, dunque per me era importante trovare un distinguo che ho trovato nell’American Disco Roller, allora unico in Italia, il secondo in Europa. Avevamo tre piste: in una si ballava pattinando, in un’altra si danzava girando in senso circolare all’interno del muro perimetrale, mentre nella terza si ballava normalmente. Di seguito, per subentrare in Aquafan con Albo ed Emilio Moretti, ho ceduto l’attività a un gruppo di imprenditori modenesi”.

Non sono mancati i personaggi? “Qui ho conosciuto Claudio Cecchetto, proprio nel momento in cui aveva lanciato il disco Gioca Jouer. Tra noi è nata un’amicizia andata avanti inAquafan e oltre ancora, fino ai nostri giorni! L’ho chiamato più di una volta, è stato il primo disc jockey animatore, prima di lui i deejay proponevano solo musica. Amava il contatto con le persone, per stare in mezzo al pubblico mi aveva fatto smontare la gabbia”. Sono arrivate anche altre star! “Diverse, tra loro Milly Carlucci, intervenuta per l’inaugurazione del loca- le, allora era campionessa europea di pattinaggio.
Poi sono arrivati Mia Martini, Cocciante, De Gregori, non tanti altri, perché lì la gente veniva per ballare, quindi gli eventi erano limitati”.

Ricorda il gingle del locale? “Certo, l’aveva registrato Federico l’Olandese Volante, produttore disco- grafico, considerato uno dei primi disc jockey delle radio libere italiane, ve- niva trasmesso da Publiphono e dalle emittenti radiofoniche.
Abbiamo poi avuto Enzo Persueder, Gianni Riso e altri che arrivavano da Milano, quindi Stefano Coveri e Gilberto Gattei, uno dei primi deejay animatori, allora in forze a Radio Sabbia, come il direttore Mauro Varriale che ha dato l’impostazione musicale all’American Disco Roller”.

LE PRIME CUBISTE IN RIVIERA…
C’è un episodio passato alla storia… “All’epoca andavano di moda le ballerine in topless, così sulla tettoia del locale a tre metri di altezza ne avevo messe due, un’olandese e una dominicana, che ballavano sui pattini. Erano ben visibili dalla strada, sicché il traffico si era paralizzato. A un certo punto intervenne la Questura con camionetta a sirene spiegate, il commissario Lelli, mi invitò a rinunciare, mentre io inutilmente cercavo di spiegare che questo era spettacolo, innovazione. Con questa storia, durata solo tre sere, ebbi tanto clamore, finii su tutte le riviste nazionali. Si può comunque dire che le cubiste le ho inventate io”

L’AMARCORD DI CLAUDIO CECCHETTO Nell’immaginario collettivo l’American Disco Roller era diventato sinonimo di Claudio Cecchetto. Lo si immaginava sempre lì, anche se lui intanto era in tour nei più blasonati locali d’Italia. Anche se con una minima presenza, il noto disc jockey, produttore e presentatore televisivo ha dato l’imprimatur al locale. D’altra parte a Riccione era già di casa. Qui ha continuato a lavorare ad Aquafan, portando nel frattempo al de- butto in tv Fiorello, Jovanotti e altri celebri artisti come: Gerry Scotti, Max Pezzali, Leonardo Pieraccioni e Fabio Volo. Riccione è poi la città che ha scelto per convolare a nozze con Maria Pa- ola Danna e che lo ha visto protagonista di spettacoli musicali su Raiuno come “Un disco per l’estate”, di cui nel 1994 è stato anche direttore artistico e conduttore, affiancato da Martina Colombari e Arianna David.

Cosa ricorda dell’American Disco Roller? “E’ il luogo d’incontro dove ho conosciuto Tirincanti che nel 1981 mi aveva chiamato per uno spettacolo. Questa conoscenza è stata fortunata, perché poi insieme abbiamo lavorato anche per Aquafan (i primi tempi location estiva di Deejay Television)”. Una fortuna capitare a Riccione? “Era il periodo del Gioca Jouer, sigla di apertura del Festival di Sanremo che quell’anno avevo anche presentato e che per la prima volta era stato proposto in tre serate, anziché una. Dopo il successo sanremese, mentre ero in tour per l’Italia, per fortuna sono capitato a Riccione, che frequentavo già. L’American Disco Roller è stata un’occasione per unire le due passioni, ritornare in questa città e fare il disc jockey”. 

Cecchetto sposo a Riccione con la moglie ed insieme a Jovanotti e Fiorello.

CECCHETTO E LA CABINA DEL DISC JOCKEY
Il suo arrivo nel locale è legato a un particolare episodio, vero? “La figura del disc jockey negli anni ‘80 era diversa da quella di adesso. Ricordo che arrivato sul posto vidi una cabina, un cubo di plexiglas dove avrei dovuto esibirmi. D’istinto dissi subito: non sono un pesce, quindi non sto in un acquario, io lì dentro non mi esibisco. Mi rivolsi dunque al proprietario, che era Luciano, e in fretta e furia smontarono la gabbia”. Non era un capriccio? “Assolutamente no. Io non ero lì per un cambio dischi e basta, durante la serata avevo bisogno del contatto con la gente, in quel cubo non avrei potuto coinvolgerla, né sarei riuscito ad avvertire l’entusiasmo, le urla e tantomeno avrei potuto dialogare col pubblico che era davanti a me. Fu poi una bellissima serata piena di entusiasmo, coinvolgente, la ricordo molto volentieri. Quel locale fu un esperimento unico, Luciano sapeva bene cosa stava facendo”.

Nives Concolino