Davide Castellani, riccionese doc, figlio del calciatore e dirigente sportivo Italo Castellani, al campo di calcio ha preferito la cattedra. Esperto di economia, insegna all’Università di Reading, vicino a Londra, dove vive da 5 anni con Anna e la piccola Emma di 6 anni.
DAVIDE CASTELLANI E LA SUA INFANZIA A RICCIONE
Innanzitutto la prima domanda che si fa a Riccione. Chi sit e fiul? (di chi sei figlio?) “Sono un Ghini. Mio babbo era Italo Castellani, albergatore, commerciante, ma soprattutto calciatore e dirigente di calcio. Mia mamma era Anna Montanari, la sua famiglia aveva il negozio di ferramenta e falegnameria in Paese”.
Davide e il calcio? “Una costante di tutta la mia infanzia e la mia prima adolescenza. Ogni domenica tallonavo mio babbo a vedere la partita”. Entravo negli spogliatoi, stavo nelle stanze in cui si parlava di affari calcistici, e mio babbo rassicurava tutti dicendo: “Tranquilli, è con me”. Una volta nello spogliatoio stretto del Dorico di Ancona ho incrociato Maradona prima che entrasse in campo. Giocherellava con un pallone che “sembrava stregato e accanto al piede rimaneva incollato” e io lo guardavo a bocca aperta, vagamente incredulo”. Hai giocato a calcio? “Si, da ragazzo prima nell’ASAR, poi qualche anno nelle giovanili del Riccione e qualche stagione in seconda e terza categoria, senza grandi successi. Bravino, si diceva, …ma lento”.
DAVIDE ED ITALO
Un cognome pesante nel mondo del calcio, come mai non hai seguito in qualche modo le orme di Italo? “Perché il suo talento era nel campo del calcio. Io ho scoperto presto di avere più talento in altri campi.
Italo, a Riccione tutti sembrano volergli ancora un gran bene… “Sì, era una persona speciale ed era legato a doppio filo alla sua città. Negli ultimi anni aveva investito molto per tentare di riportare il calcio a Riccione ai livelli che merita. Quando sono a Riccione mi riempie il cuore parlare con persone che ancora lo ricordano con affetto e grande rispetto. Sarebbe bello se la città trovasse il modo per fissare questa memoria, come ha fatto per altri che hanno dato molto allo sport riccionese, come l’altro Italo (Nicoletti) e Tojo“.
Se pensi alla tua infanzia a Riccione, qual è la prima cosa che ti viene in mente? “La Pensione Miranda, che era in Viale Virgilio, dove ora c’è l’Hotel President. Era la pensione dei miei genitori, dove di fatto vivevamo tutta l’estate. Ho ricordi bellissimi legati alla mia infanzia e ai tanti amici che sono passati di lì. La mia esistenza è dall’inizio legata a quel posto, perché mi dicono che la mia nascita, in una prima mattina di fine giugno, sia stata annunciata da un cliente che a squarciagola urlava per i corridoi “E’ nato Davide!”. Altri tempi. Poi purtroppo mio babbo decise di abbatterla per costruire l’Hotel President, bellissimo, ma senza l’anima della Pensione Miranda. Dopo qualche anno mio babbo mi confidò che si era molto pentito di quella scelta.
CASTELLANI DOCENTE ALL’UNIVERSITA’ DI READING
Ormai è da tanto tempo che vivi fuori Riccione, di che cosa ti occupi? “Da oltre 15 anni, prima vivevo a Macerata, poi negli ultimi 5 anni, a Reading, un città poco più grande di Rimini, nel sud-est dell’Inghilterra, vicino a Londra. Lavoro alla Henley Business School dell’Università di Reading, dove sono arrivato partendo dall’Università di Urbino e passando per l’Università di Perugia. Sono un professore universitario e studio l’internazionalizzazione delle imprese”.
Cosa ti piace del tuo lavoro? “Il mio lavoro è fatto di varie cose, tra cui l’insegnamento, il fare da mentore per dottorandi e ricercatori, talvolta fare consulenza a organizzazioni a vari livelli (nel mio caso, tra gli altri, l’Unione Europea, il Governo inglese, l’Istituto per il Commercio Estero e la Confindustria in Italia), ma soprattutto la ricerca. Quella è la cosa che mi piace di più e nella quale credo di riuscire meglio. Mi piace pensare che i miei studi possano contribuire a comprendere meglio un problema, magari fornire risposte, o in generale spostare di un pò la frontiera della conoscenza. Emozionante come fare un goal… “La prima volta che ho visto un mio lavoro utilizzato da altri studiosi ho avuto allo stesso tempo un moto di grande soddisfazione, ma ho anche sentito il peso della responsabilità di scoprire qualcosa che altri potranno utilizzare per scoprire magari qualcosa di più grande”.
UN RICCIONESE SUL TAMIGI
Com’é vivere in Inghilterra, gli inglesi sono così diversi da noi?
“Io mi trovo bene. Alcuni trovano insopportabile la pioggia, ma tutto sommato a me non disturba più di tanto. Soffro un po’ il grigiore e l’assenza del calore del sole sulla pelle. Ma la cosa che mi manca di più sono le amicizie di una vita, che in pochi anni è difficile costruire. E gli inglesi? “Senza avventurarsi in considerazioni da sociologia spicciola, sicuramente gli inglesi hanno tratti comportamentali e caratteriali diversi dagli italiani. Ma è anche vero che, almeno dove vivo e lavoro io, c’è un ambiente così multiculturale, che raramente incontro inglesi “tipo”.
La cosa più importante che hai imparato studiando e lavorando all’estero? “Nella mia esperienza inglese, finora una delle cose che più mi ha gratificato è la sensazione che la qualità del lavoro conti e venga apprezzata. E un’altra cosa che si percepisce chiaramente in Inghilterra è che non è mai troppo tardi per cercare nuove opportunità. Lì è normale che a 40 anni ci si possa rimettere a studiare e cambiare, anche radicalmente, ambito lavorativo.
All’estero è complicato far capire da quale parte d’Italia vieni? Che strategia utilizzi? Raramente trovo qualcuno che conosce Riccione, allora viro su Rimini. Se neanche quello funziona, di solito per evitare l’imbarazzo opto per un “sulla costa Adriatica, a sud di Venezia”.
DAVIDE E RICCIONE
La prima cosa che fai quando torni a Riccione? “Vado a prendermi un fritto di pesce, rigorosamente con la piada. Quali sono i ricordi più belli che ti porti dentro legati alla tua città? “Tanti, troppi per lo spazio di questo articolo. Cito l’ultimo. L’estate del 2013, l’ultima di Italo e la prima di mia figlia Emma. Guardando Riccione da lontano, cosa ti piace e cosa non ti piace della Perla verde? “Mi piace la capacità di reinventarsi e accettare continuamente nuove sfide. Non mi piace il clima sociale e politico degli ultimi anni, che peraltro riflette un po’ quello nazionale, di scontro senza confronto”.
Il piu’ grande difetto dei riccionesi? “Mi è difficile definire in generale il carattere di una città, ma nel caso di Riccione, vale ancora a maggior ragione, perché credo che la città sia cambiata tanto negli ultimi decenni, e tante persone sono arrivate a Riccione, venendo da altre parti. Così come io sono andato altrove”.
Se avessi un gettone telefonico per chiamare qualcuno a Riccione, chi chiameresti? “Alex della Piadina Riccionese per ordinare due cassoni”. A parte il sole cosa vorresti portare di Riccione oggi dalle tue parti? “La spiaggia, le sogliole nostrane e l’ospitalità”.
Francesco Cesarini