Don Carlo Tonini è stato un personaggio importante per la comunità riccionese per il suo continuo impegno per la popolazione. Fu il primo a sollevare la questione del porto e dell’assoluta necessità della sua costruzione.
DON CARLO TONINI PER IL PORTO
Il progetto è la palificazione del Rio Melo. L’idea è di costruire un GUARDIANO sul Rio Melo alias Maranello in vicinanza del paese di Riccione a tutela delle barche di quel luogo, aggiudicata la spesa a Lire 8.000 essendosi già gli appaltatori sottoscritti per una palafitta di metri 50 nella marea dell’imboccatura, e metri 40 lungo il Rio. La marineria di quel luogo era pochi anni or sono composta di 14 legni, e nove battelli terrieri; ma purtroppo dopo che la ferrovia ha immiserito questo paese, sette barche con tutte le loro famiglie hanno emigrato per i vari porti della spiaggia dell’Adriatico, pronti però a ritornare al luogo natio appena piantato il primo palo per la costruzione del loro Guardiano.
LA RICHIESTA DI AIUTO AL GOVERNO
I Riccionesi per fare la loro palafitta al Rio Maranello dimanderebbero al Governo che la Tassa di Dazio-Consumo, e Cabottaggio venisse elargita per qualche anno a benefizio del loro Guardiano; pagano i tre Comuni di S. Clemente, Misano e Coriano per porto di Rimini, venisse elargito a benefizio della costruzione della palafitta di Riccione, tanto più che tutto il pesce che si prende a Riccione va smerciato in quei tre Comuni per li bisogni di quelle popolazioni.
L’INSUCCESSO
Il cerchio dei finanziamenti non si chiude e don Carlo deve ammainare bandiera abbandonando l’idea di veder nascere un porto a Riccione, per questo almeno 35 famiglie di pescatori sono costrette a lasciare Riccione, allora ancora sotto il Comune di Rimini. Solo dopo la sua morte e grazie a Maria Ceccarini si arrivo ad un primo risultato. Di certo Don Carlo Tonini è stato però il primo a sollevare concretamente il problema.
Negli anni a seguire le proteste si infittiscono e, a volte, finiscono sulla cronaca locale. Un esempio è del marzo 1874 sulle pagine del “Nettuno”.
Un nostro amico ci scrive da Riccione una lunga lettera, che noi per amore di brevità riassumeremo così. – Che in Riccione vi è una miseria estrema in vista anche della colpevole trascuran- za del Comune di Rimini per quello sventurato paese, il quale potrebbe migliorare se il Municipio pensasse sul serio a quanto può abbisognare.
Più volte i riccionesi fecero istanza al Municipio di Rimini e al governo perché si facesse un piccolo porto in Riccione affine di migliorare la condizione dei pescatori i quali formano la maggior parte della popolazione e recano colla loro industria molto utile a tutto il paese. In Riccione vi sono 13 barche da pesca del pesce e 14 barchette per la pesca delle poverazze, e se si faceva il porto, ogni proprietario di barca aveva promesso di fare sette viaggi caricando i sassi per la palizzata, e inoltre di dare ciascuno L. 100; ogni proprietario delle barchette avrebbe dato L. 25 e fatto tre o quattro viaggi di sassi.
Il Governo avrebbe sborsato il terzo della spesa, ma il Comune di Rimini fu sordo alle preci di quei miseri abitanti, per la qual cosa 34 o 35 famiglie di pescatori furono costrette di andare a domiciliarsi a Cattolica, Rimini e Cesenatico. Se si facesse il porto, quelle fa- miglie ritornerebbero nel loro paese e darebbero così anche utile al Comune di Rimini, perchè quasi tutte sono proprietarie di una barca. Inoltre il porto a Riccione servirebbe molto bene come luogo di rifugio delle barche pescareccie nel caso di burrasca, e specialmente per quelle che non potendo venire a Rimini si dirigessero alla volta di Cattolica ove essendovi vicino il monte, potrebbero incontrare qualche pericolo.