La storia di Ebo Olmeda sempre in sella al suo inseparabile “Aquilotto Bianchi”. Pilastro della banda municipale “Beniamino Gigli”, dove suonò per 80 anni.
Parafrasando il titolo di un vecchio film, anche Riccione ha avuto il postino che suonava sempre: non due volte, ma un numero impossibile da calcolare.
A Ebo Olmeda, classe 1913 e quinto di sei fratelli di una famiglia di Riccione paese, la passione per la musica la trasmise il padre Eugenio che gli comprò il primo flauto quando era bambino. A dieci anni Ebo entrò nella scuola che il maestro Ducci aveva aperto per i ragazzi riccionesi. Ed entrò subito nell’appena costituita Banda Beniamino Gigli, dove è rimasto per 80 anni consecutivi suonando una lunga serie di strumenti: flauto, ottavino, tromba solista e tanto altro.
A fianco della Banda, dal dopoguerra arrivò poi anche l’impegno come “turnista” al contrabbasso per il celebre musicista Max Springher, riccionese adottivo, e per le orchestre da ballo che suonavano nelle feste e in locali come Sirenella, Savioli e Vallechiara. Concerti alla sera ma anche al pomeriggio, come si usava in quegli anni.
Lo chiamavano col soprannome di famiglia, “Dolci”, derivato dalla passione di suo padre per lo zucchero sulla piada. Una famiglia di appassionati di musica (altri fratelli hanno suonato nella Banda) e di postini: tra i tanti Olmeda che lavorarono alle poste riccionesi, Ebo si specializzò come “fattorino telegrafico” per il recapito di telegrammi ed espressi nella zona dell’Alba, ogni giorno decine di consegne col suo velomotore Aquilotto della Bianchi. Un giorno scrisse alla casa produttrice per ringraziare del mezzo che non lo aveva mai lasciato a piedi: la Bianchi apprezzò e gli regalò un altro ciclomotore.
IL MATRIMONIO CON FULVIA
Nel 1942 sposò Fulvia, commessa della merceria Mantani in viale Dante, dalla quale ebbe due figlie. La coppia era presenza fissa nelle gite promosse da Elide della tabaccheria di Corso Fratelli Cervi, gite che la stessa Fulvia tra l’altro aiutava a organizzare.
LA MUSICA SEMPRE PROTAGONISTA
Ebo andò in pensione da postino ma non dalla Banda. Dagli strumenti a fiato, più impegnativi col passare degli anni, passò alle percussioni insieme al fratello Fiero. Celebre la scena di Ebo, ai piatti, che contava a voce alta le battute per il fratello, meno ferrato nelle partiture, alla grancassa (o viceversa). Per i suoi 70 anni di attività nella Banda, il Comune gli conferì un riconoscimento.
“Mi sa che vogliono dirmi di stare a casa”, ci scherzava Ebo, che invece proseguì per altri dieci anni. Fino al suo ultimo concerto, quello del Natale del 2003, quando ricevette la targa per gli 80 anni nella Banda. Ebo Olmeda si è spento a 95 anni nel dicembre 2008, da bisnonno. Lasciando a Riccione il ricordo della sua simpatia, cordialità e umanità. E del sorriso di una persona dolce, come lo zucchero sulla piada.
Maurizio Ceccarini