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Enrico Iviglia, il tenore che ama Riccione

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Enrico Iviglia il tenore legato a Riccione: l’amore per l’opera nei teatri di tutto il mondo e nelle pagine del suo ultimo libro dedicato alle donne

Enrico Iviglia originario di Asti, è un tenore dalla vocalità lirico leggera (Mozart, Rossini, Donizetti). Numerosi i debutti nei principali teatri nazionali e internazionali (tra questi il Teatro alla Scala, Real di Madrid, Bunka Kaikan di Tokyo), ed è stato diretto da illustri direttori d’orchestra e altrettanti registi.

Si è diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Torino con la prof.ssa Moyso. Continua gli studi con il Maestro Lowe, il repertorio rossiniano con il tenore Raul Giménez e attualmente studia con il tenore Jorge Ansorena.

Cos’è l’opera? Cosa le restituisce a livello emozionale? “Una formula d’arte ad altissimo livello che dura da secoli e non tramon- terà. Più che restituire emozioni a me, vorrei regalare emozioni al mio pubblico: questo è lo scopo principale quando salgo sul palcoscenico”.

Quali tipo di emozioni? “Quando la gente siede a teatro non ha il
telecomando per cambiare canale, per questo punto a dare quella qualità che spinge lo spettatore ad appassionarsi e ritornare. Sul palco
per le luci, il pubblico non riesco a vederlo in sala, ma è una presenza magnetica, ricca. Una linfa vitale per noi lavoratori dello spettacolo!”.

Qual è l’opera che la emoziona di più e perché? “La Cenerentola di Rossini, perché rispecchia fedelmente il crescendo rossiniano e
la scrittura adatta alla mia tessitura vocale”. Il maestro che l’ha diretta capace di lasciarle qualcosa in più? “Il maestro Donato Renzetti, al Teatro Carlo Felice di Genova nell’Opera “I Capuleti e i Montecchi” , un vero fuoriclasse, un uomo colto, di stile”.

Il suo rapporto con le donne all’Opera che racconta nel suo ultimo libro? “È il rispetto (ovviamente reciproco) non solo con le donne/colleghe protagoniste del melodramma, ma anche con tutte coloro che fanno parte dell’équipe di un teatro”.

Il Covid ha chiuso i teatri, ora è cambiato qualcosa? “Finalmente il telefono è tornato a squillare con proposte lavorative in grandi Enti Lirici Italiani e internazionali, dalla Betly di Donizetti in Svizzera, Barbiere di Siviglia al Teatro Rendano di Cosenza, Stadttheater di Dessau in Germania, il signor Bruschino al Comunale di Bologna e il ritorno a Roma con il debutto di Turandot (Pang)”.

Senza mai dimenticare Riccione, giusto? “Assolutamente. Riccione mi è entrata nel cuore, è un luogo che mi ha accolto ed al quale sono molto legato e dove vorrei trascorrere più tempo. Per le feste natalizie con Famija Arciunesa e Cuore 21 avevamo organizzato la “Tombola Musicale” per raccogliere fondi per i ragazzi del Centro 21, la situazione sanitaria ci ha poi fatto annullare l’evento ma recupereremo più avanti così potrò tornare a Riccione dove ho tanti amici” .

Qual è il sogno che vorrebbe realizzare e cosa si augura per il futuro dell’opera? “Mi piacerebbe fare TV con al centro la cultura, parlando di bellezza, non solo operistica ma di tutto ciò che può dare leggerezza alle persone. Sogno che l’opera arrivi a più persone possibili, in fondo è questo il senso dei due libri che ho scritto “Ad Alta Voce
– storia di un ragazzo diventato Tenore” e l’ultimo “Donne all’Opera – Dialoghi con un Tenore”.

DONNE ALL’OPERA

Dialoghi con un tenore di Enrico Iviglia Cantanti, artiste, professioniste dentro e fuori il Teatro: sono le protagoniste del nuovo libro di Enrico lviglia.

Donne all’Opera, a significare il legame che tutte hanno con l’Opera lirica, ma anche l’impegno, il sudore, lo studio, la determinazione che c’è dietro ogni scelta di vita.

Perché l’Opera e la magia del palco, è il riflettore che si accende sul volto del soprano, è l’emozione dell”interpretazione.

 

 

 

Francesco Cesarini

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