Ma perché a Riccione la famiglia Rosa da anni viene chiamata Neri? E soprattutto Gianni si chiama così oppure Cesare? Suo babbo Guido non aveva dubbi “E mi fiul us cemarà Gianni!”. Ed aveva ragione.
Tra le due guerre mondiali, in tempi di carestia e fame atavica, molte famiglie romagnole emigrarono in terre lontane in cerca di lavoro. Raggranellato qualche soldo, la nostalgia della terra natia si fece martellante e tanti tornarono in patria.
LA FAMIGLIA, ROSA TORNANDO DALL’AFRICA, DIVENTA “I NERI”
Così capitò alla famiglia Rosa, originaria di Santa Maria in Cerreto, bella campagna sopra Rimini, che rientrò dall’Africa Orientale. Sicuramente il periodo trascorso nel Continente Nero aveva marcato i loro visi con un colorito “acceso”; così i vicini esclamarono: “Iè arvat i Nir!” E il loro bel cognome Rosa, nel parlare quotidiano, si tramutò in Neri!
In quel gruppetto di case nacque Guido Rosa che viene cresciuto coi sani principi di allora e una volta adulto e innamoratosi di Maria, la sposa in un battibaleno. Per dare futuro alla famiglia che è intenzionato ad allargare con tanti figli, si trasferisce a Riccione, richiamato dalle possibilità offerte da un turismo in clamorosa espansione. Trova lavoro come giardiniere nella vasta villa della Contessa Sartori, mentre la moglie Maria diviene collaboratrice tuttofare.
GUIDO E MARIA LAVORANO NELLA VILLA DELLA CONTESSA SARTORI
La proprietà della Contessa si affaccia su Viale Roma (ora Gramsci) e si estende sino al mare. L’impegno è notevole ed è superato grazie alla grande abnegazione dei due sposi, che sono felicissimi di stare uniti e di vivere nella loro casina in un angolo della villa (la dependance).
GUIDO SALVATO DALLA DEPORTAZIONE
Il figlio Gianni oggi racconta come il babbo Guido, già in viaggio sul treno verso la detenzione forzata, venne raggiunto a Forlì da degli emissari del generali Grandi perché il gerarca arrivando nella villa di Riccione non trovò sul tavolo, come al solito, la rosa del suo giardino fiorito. Chiedendo il motivo gli fu fatto notare dove fosse il giardiniere. Per questo intimò l’immediato recupero dello sventurato giardiniere Guido che si salvò dal drammatico destino per una rosa…Segno che il destino volle ricordare a tutti il suo vero cognome: Rosa!!
1943 NASCE IL FIGLIO GIANNI
I coniugi Rosa sono benvoluti ed apprezzati, così quando nell’Ottobre del 1943 nasce il loro erede, la Contessa Sartori fa le cose in pompa magna, quasi fosse figlio suo. Il battesimo è tenuto nella Chiesa di San Martino a Riccione Paese e il tragitto effetuato in carrozza, al traino di quattro cavalli bianchi, nell’imbarazzo di Guido e Maria, abbagliati da tanto lusso. Oltretutto vengono pure accompagnati da una scorta di militari in alta uniforme che era al servizio del generale Grandi, Comandante Militare del Settentrione d’Italia.
LA STRAVAGANTE CONTESSA SARTORI
La Contessa Sartori era donna eclettica, insofferente alle regole, incurante delle apparenze. Dava scandalo recandosi in riva al mare ogni mattina dell’anno e con qualunque tempo, per una corroborante nuotata. Usciva in accappatoio e ciabatte dal cancello della villa, poi quando le onde le lambivano i piedi lasciava scende- re dalle spalle l’accappatoio e rima- neva qualche istante “quasi nuda”, visto che indossava un costume da bagno alquanto “misero di stoffa” per quei tempi. Poi si tuffava, nuotava e rientrava in villa.
GIANNI DIVENTA CESARE, ANZI NO!
Per i popolani “La era mata s-cènta” (Era matta totale). E dava scandalo per essere “alquanto intima” del Generale, che volle fungesse da “santolo” insieme a lei nel battesimo del neonato erede dei Rosa-Neri. Il Generale barattò la sua presenza imponendo la scelta del nome da dare al bimbo (era un maschio): Cesare Augusto. E così fu anagraficamente. Giunti a casa Guido, alquanto inalberato si sfogò con la sua Maria. “Lò (il Generale) e po’ dì quèl che vò… mo e mi fiul us cemarà Gianni!” (Lui può dire quel che vuole, ma mio figlio si chiamerà Gianni!”.
E così fu! Cesare Rosa in Municipio ma Gianni Neri in città!
GLM