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Il nome Riccione? Sicuramente di origine botanica ma ci sono anche altre ipotesi

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Il nome della cittadina di Riccione è di origine botanica, dal fitonimo Arctium divenuto poi Arcione e quindi Riccione. Ci sono però studiosi che avanzano altre supposizioni.

L’origine del nome della città di Riccione è botanica, ovvero deriva dal fitonimo (nome di pianta in linguistica) Arctium, divenuto poi Arcione e quindi Riccione. Di qui poi la sottile distinzione fra l’Arctium Lappa (la Bardana) e lo Xantium italicum (la Nappola italiana e Nappola delle spiagge).

NAPPOLA ITALIANA

Napppola italiana – Italiana Xanthium

Nappola italiana è identificabile per gli abbondanti frutti spinosi. Questa pianta, comune anche presso i torrenti e negli incolti aridi, ha dato luogo ad alcune disquisizioni circa l’origine del nome di Riccione. Il compianto Dante Tosi, studioso delle tradizioni locali, riprese nel 1985 sul “Notiziario di vita amministrativa cittadina” di Riccione, le valutazioni del prof. Otello Pasolini pubblicate nel 1950 su “Studi Romagnoli”. Secondo i due Autori il nome di Riccione trova la sua origine appunto nel fitonimo Arctium.

Spuntacul” Nappola delle spiagge, nome scientifico “Cenchrus Incertus Curtis”

NAPPOLA DELLE SPIGGE “SPUNTACUL”

Poi abbiamo la Nappola delle spiagge, meglio conosciuta nella forma dialettale di “spuntacul” la quale produce frutti spinosi. Questa pianta è originaria dell’America settentrionale, sembra che sia stata importata casualmente dai militari americani durante l’ultima guerra mondiale. In passato la diffusione sui litorali è stata attribuita al trasporto passivo operato dai bagnanti.

RICCIONE NOME BOTANICO, PERCHE’?

Il primo sospetto che si tratti di una denominazione di carattere botanico viene spontaneo se si considera che numerosi sono i toponimi di questo genere. Basterà ricordare i vari Albereto, Meleto, Laureto, Cerreto, Cerasolo, ecc., molto diffusi in Romagna.

Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” ricorda un’erba molto comune anche nelle nostre terre “Graeci arcion vocant” (chiamata dai greci arcion).

Altri scrittori latini parlano poi di questa erba come di pianta largamente usata in medicina. Si tratta quasi sicuramente di quella pianta spontanea che P. A. Mattioli classifica col nome di Lappa Major e Linneo invece chiama, con nome più vicino al greco, Arctium Lappa. Essa ha foglie larghe e ruvide. Produce frutti di forma ovale, grossi come olive, e ricoperti di piccoli aculei coi quali si attaccano facilmente alle vesti e al pelo degli animali. L’importanza della lappa è dovuta alle sue proprietà che la rendono una delle piante più usate in medicina contro la tosse, il male degli arti, l’ulcera.

L’ORIGINE BOTANICA DEL NOME E’ CONFERMATA DALLA STORIA
L’origine del nome di Riccione, in chiave botanica, corrisponde bene a ciò che sappiamo della storia del centro, che in età più antica si trovava sul luogo dell’odierna frazione Fontanelle, lungo la depressione scavata dal rio omonimo (ambiente assai idoneo alla formazione di campi di lappa); solo dopo il terremoto del 1706, che rovinò la chiesa di San Martino in Arcione, si spostò in posizione alquanto più elevata, cioè sull’emergenza che forma una lieve dorsale tra i rii Melo e Fontanelle. Qui, accanto a un antico fortilizio, si era già formato un piccolo centro chiamato, nel secolo XVII, Le Casette, che poi con la chiesa ricevette il nome di “Riccione”.

ALTRE INTERESSANTI O FANTASIOSE CONSIDERAZIONI SUL NOME DI RICCIONE

La storia del toponimo di Riccione è, in fondo, istruttiva perché la sua interpretazione ha dato luogo (e lo dà ancora) a diverse ipotesi, alcune del tutto fantasiose, altre invece volte alla ricerca quasi esasperata di una “nobiitazione”, come se l’origine botanica fatta propria dai più accreditati specialisti non fosse ritenuta accettabile rispetto all’importanza assunta oggi dalla città.

 

ARCIONE, LA GRANDE ROCCA
Lo studio più completo del toponimo si deve a Otello Pasolini, il quale fra l’altro racconta che: “la prima ipotesi sul nome di Riccione risale a Domenico Paolucci, un raccoglitore di memorie romagnole vissuto nella prima metà del secolo scorso, il quale riporta l’opinione di alcuni che facevano riferire il nome del luogo ad una grande rocca (Arcion come accrescitivo del latino arx, arcis) che Nicolò Piccinino, Gonfaloniere di S. Chiesa, avrebbe fatto costruire ivi ‘per porvi soldatesche’ nel 1443.

ARCIONE DERIVA DALLA NATURA DEL TERRENO DEPRESSO
Il Paolucci continua riproponendo una sua ipotesi e cioè che il nome di Arcione sia stato dato al luogo dalla natura del terreno, il quale, essendo depresso tra il rio Melo e la frazione Fontanelle, presenta proprio la figura dell’arcione della sella del cavaliere.

ARCIONE A ROMA RISALE ALLA FAMIGLIA DEGLI ARCIONI?

Roma – La demolita chiesa San Nicola in Arcione

Fosco Rocchetta con il saggio “Sul nome di Riccione” in “Tracce di Storia” riprende le due ipotesi del Paolucci e aggiunge, “a testimonianza della varietà e la molteplicità delle fonti”, l’esistenza a Roma di vari toponimi riferibili ad Arcione, come il vicolo in Arcione, la chiesa di San Nicola in Arcione e quella di San Lorenzo degli Arcioni, e che “il toponimo si fa risalire alternativamente all’antica famiglia degli Arcioni oppure agli archones dell’acquedotto romano, oppure all’archemonio, mercato greco che si trovava nelle vicinanze”.

RICCIONE TAPPA DEI PELLEGRINI CHE RIMONTAVANO IN “ARCIONE”
Nevio Matteini riporta l’ipotesi dell’arcione al fatto che i pellegrini provenienti a cavallo dal nord e diretti a Roma, una volta ristorati (a Riccione), rimontavano “in arcione”, in sella, per affrontare la salita dei colli marchigiani. Del resto Giuseppe Borghi : “Non lontano dal luogo ove sorge la borgata di Riccione vi era una località chiamata Terzo (ad Tertium), probabilmente una stazione di cavalli fra Rimini e Pesaro collocata al terzo miglio romano da Rimini sulla Via Flaminia. Nella località il Terzo vi era un fondo che si chiamava Arcione da cui si ebbe in dialetto Arzon, A’rzon e poi Rzon”. Il gruppo ‘ar’ è diventato in italiano ‘ri’; quindi Arciòun uguale a Riciòun.

San Martino dona metà del suo mantello dopo essere sceso da cavallo

ARCIONE E SAN MARTINO
Un ulteriore Arcione è attribuito a San Martino quando (si dice) scese da cavallo per donare metà del suo mantello al pellegrino.

 

 

 

 

Fonti: “L’intelligenza del luogo” di Rodolfo Fracesconi,”Riccione Verde” di Antonio Cianciosi.

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