La moda dei bagni di mare fu importata in Italia dall’Inghilterra verso il 1815 ed a Viareggio sorse nel 1927 il primo stabilimento balneare che da semplice borgata si elevò rapidamente a centro di notevole importanza. A Riccione nel 1877 sorse il primo ospizio marino ma prima determinante l’attività di don Carlo Tonini e la fermata del treno.
I BAGNI PER LA CURA DELLA SCROFOLOSI
Verso il 1850, radicatasi l’idea della utilità della cura idroterapica nelle varie forme di ane- mia, fu naturale che si pensasse di tentarla pure nell’anemia scrofolosa. Nel 1852 il Tissot, il Cullen, il Borden ed il Pujol, seguendo un analogo concetto terapeutico, avevano indicato il bagno freddo come anti-scrofoloso ma fu un medico di Padova, il Brera, che pure nel 1852 affermò per primo essere efficace nella cura dell’anemia scrofolosa il bagno per immersione aggiungendovi dello jodio. Questo fu davvero il passo decisivo verso la cura marina. Infatti, successivamente, lo stesso Brera ed il Federigo consigliarono i bagni di mare contro la scrofola.
A questo esempio seguirono altri tentativi a Viareggio per opera del Vianelli, a Trieste del Guastalla, in Inghilterra del Buchan e del Leid, in Olanda del Meerbech e in Belgio del Verbaege.
I PRIMI OSPIZI MARINI
Fu solo nel 1856, come risultato della propaganda e dell’apostolato condotti in Italia e fuori dal Barellai e dal Baschieri, che sorsero i primi ospizi marini e con questo efficace mezzo di cura fu combattuta con risultati vittoriosi la scrofola.
Doveva tuttavia passare ancora un decennio prima che anche Riccione offrisse il suo lido salubre ai bisognosi di cure, e si spiega facilmente questo ritardo se si considera che l’iniziativa doveva partire dalle opere benefiche delle varie città le quali, per tradurre in pratica i consigli dei medici, abbisognavano di località facilmente raggiungibili ed economicamente vantaggiose. Fu determinante in questo caso l’opera di Don Carlo Tonini e la fermata del treno a Riccione che in soli dieci anni vide dal 1877 sorgere ben quattro ospizi marini.
SCROFOLOSI
È un insieme di manifestazioni ghiandolari, ossee, cutanee e mucose dovute all’azione del virus tubercolare. Si tratta generalmente di forme di tubercolosi attenuata che colpiscono l’infanzia. Le lesioni più comuni sono le ghiandolari; vengono interessati specialmente i gangli del volto e del collo, che possono ingrossarsi anche in totalità; sono in un primo tempo duri, mobili e poco dolenti. In un secondo tempo si può avere caseificazione, con fusione in masse voluminose e apertura all’esterno. Ne residuano spesso tragitti fistolosi, che persistono a lungo e lasciano cicatrici deformanti. Delle mucose è colpita spesso quella oculare: è caratteristica della scrofola la cosiddetta cherato-congiuntivite flittenulare.
Per ciò che riguarda la cute, le manifestazioni caratteristiche sono rappresentate dagli scrofulodermi e dalla numerosa schiera dei tuberculidi. Alle ossa, soprattutto distali, si possono avere fatti di osteite con necrosi, sequestri, fistole. Caratteristici sono ispessimenti periostei delle falangi, le quali assumno una forma fusiforme tipica (spina ventosa). La prognosi è spesso benigna. La cura è rivolta specialmente a migliorare le condizioni di vita, di ambiente, di nutrizione (arsenico, iodio, ecc.). Sono molto utili le cure climatiche al mare e l’elioterapia.