Dopo il passaggio del fronte e la liberazione di Riccione si incrocia la quotidianità dei soldati canadesi con i ragazzi del posto, tra i “passatempi” vi era la “boxe” da strada e i riccionesi non erano lì per prenderle: Dino Selva e i suoi amici si facevano valere.
“Tu boxare?” era la frase con la quale nel periodo successivo al passaggio del fronte (1946/47) i soldati canadesi affrontavano i giovanotti di Riccione che incontravano per strada. C’è da chiarire che questi militari avevano avuto una preparazione atletica tipo “Marines”, quindi formati ad ogni tipo di scontro fisico. Cercavano quindi di mettere in pratica ciò che avevano faticosamente imparato nelle settimane di duro allenamento.
DINO SELVA E IL “BUE ROSSO”
Nei primi tempi approfittavano della sorpresa e della impreparazione dei ragazzi locali i quali, spesso senza fuggire, avevano la peggio. Ma la reazione fu più o meno immediata. Si costituì un gruppo autonominatosi “Bue Rosso” formato da una decina di prestanti giovanotti locali capitanati da Dino Selva (marmista) e da altri di cui ricordo solo alcuni nomi: Silvano (pugile dilettante), Brusòr (fruttivendolo), Lido (fabbro), Luciano ad Gin (artigiano), ecc. Questi non fuggivano, anzi cercavano lo scontro che si risolveva sempre in sonore bastonature (spesso facilitati dal fatto che i militari erano quasi sempre abbondantemente avvinazzati).
TUTTO OK PER IL COMANDO GENERALE AL GRAND HOTEL
Non c’erano problemi con il Comando Generale acquartierato al Grand Hotel, al contrario questo sembrava soddisfatto di quelle lezioni che venivano impartite a militari indisciplinati, beoni e intemperanti. La conclusione vedeva arrivare una Jeep con una stella bianca e con la scritta M.P. (Military Police) sulla quale venivano caricate le vittime dei “combattimenti” per essere poi depositate nelle loro infermerie senza nessuna conseguenza per i giovani riccionesi.
Il tutto durò un paio d’anni lasciando in noi bambini il vivo ricordo delle immagini di questi scontri che avvenivano nei vari punti della città e durante i quali noi facevamo il tifo (naturalmente per Brusòr e soci!).
Edmo Vandi