- Luca Pelliccioni si laurea in ingegneria ma poi scopre che il suo amore è la ristorazione e a soli 28 anni, ispirato dalla nonna, apre il ristorante “La Rina” a Brooklin a New York.
E’ la storia di Luca Pellicioni giovane ristoratore riccionese che dopo la Laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano e una vita passata nelle attività di famiglia a Riccione ha deciso di aprire un ristorante nella Grande Mela.
Luca a soli 28 anni vive e lavora a New York dove insieme ad altri due soci gestisce un ristorante a Brooklin, La Rina, Pastificio e Vino, il cui nome rimanda immediatamente alle sue origini romagnole.
Luca chi era la Rina? “Era la mia nonna materna, Rina Spadazzi. Abbiamo scelto questo nome per fare una dedica alla nostra nonna e omaggiare la tradizione romagnola. La nonna viveva con noi e fin da bambino ho mangiato i suoi piatti. Nel nostro menù, anche se non siamo un tipico ristorante italiano, ci sono due piatti che arrivano proprio dalla tradizione culinaria della mia famiglia: le lasagne verdi e i cappelletti”.
Perché e quando hai deciso di andare a vivere a New York? “Dopo la laurea ho raggiunto mia sorella Giulia che già viveva da diversi anni a New York. Giulia era nel mondo della ristorazione, gestiva l’importante ristorante Aita, e una volta arrivato ho fatto esperienza al suo fianco. Poi, sempre insieme abbiamo deciso di aprire La Rina”.
Avete fatto tutto da soli? “Fondamentale è stata anche la mia amicizia con il figlio di Giancarlo Perbellini, chef stellato veronese che mi ha permesso di conoscere la Chef che lavorava al suo fianco, Silvia Barban. Oggi, Silvia è nostra chef e socia. Dopo esperienze importanti, prima nel ristorante newyorkese di Giovanni Rana poi nel ristorante Aita di mia sorella, Silvia vanta anche la partecipazione al programma televisivo Top Chef”.
Tu e Silvia avete partecipato anche ad un altro importante programma televisivo. Se ne è parlato anche a Riccione. Ci racconti come è andata? “Abbiamo partecipato alla docu-serie “Sapore Italiano” di Food Network. Un programma che porta gli spettatori alla scoperta dei migliori ristoranti italiani all’estero. E’ stata una bella esperienza che ci ha portato ad avere una buona visibilità e sicuramente il nostro modo di lavorare ha fatto la differenza. L’ospitalità, la genuinità, l’amore per la tradizione e per la buona cucina sono stati molto apprezzati dai giudici”.
Insomma, l’essere riccionese ed avere nel sangue l’amore per l’ospitalità e l’accoglienza fa la differenza quando si lavora in un ristorante nel mondo? “Certamente. E’ un nostro segno distintivo. La naturalezza con il quale si fa un lavoro è fondamentale. Stare in mezzo alle persone in Romagna si impara fin da piccoli”.
Cosa ti manca di Riccione e della Romagna in generale? “Senza dubbio gli amici. In una grande città come questa non si riescono a intrecciare amicizie importanti. Io con gli amici riccionesi mi sento tutti i giorni, invece. Poi il pesce. Qui non ne mangio molto. Non è buono come il nostro”.
Barbara Bastianelli