L’imprenditore riccionese Oscar Rossi, a capo dell’azienda di famiglia leader nel settore e di caratura nazionale, ci confessa la sua grande passione nata da bambino: la chitarra e la musica.
Oscar Rossi, imprenditore riccionese (Oleodinamica Rossi), è un amante “sfegatato” della chitarra e del suono che ne nasce. Sin dall’adolescenza lo strumento che più d’ogni altro rappresenta il corpo della donna, lo ha ammaliato, sedotto, quasi “stre- gato”. Come tutti i ragazzini dotati di fervida fantasia, e senza alcuna scuola musicale, sognava di trarne vibrazioni magiche, originali, irripetibili.
Dalla cucina, l’ambiente più vissuto nelle case degli anni ‘60, decollavano i suoi voli verso l’Olimpo delle note,impugnando una scopa/chitarra alla maniera della star musicale del momento e alternandola con un cucchiaio/microfono. Erano anni di fermento giovanile, la musica rock lanciava messaggi nuovi, i cantautori stuzzicavano la voglia di cambiare e c’era solo l’imbarazzo della scelta sulle strade da seguire. E Oscar sognava… sognava…
LA PRIMA CHITARRA
E trascorreva ore ed ore davanti alla mostra di strumenti musicali di Enzo Righetti, col viso spiaccicato sul vetro, quasi volesse trapassarlo ed entrare in contatto con l’oggetto dei suoi sogni: la chitarra. Perchè sola una chitarra poteva tramutare i suoi sogni in realtà. Erano però tempi duri per quanto riguardava le finanze di un dodicenne…e solo immani sacrifici e rinunce quotidiane con risparmi sulla “paghetta” che serviva per la merenda… gli consentirono di raggranellare la “stratosferica” cifra di 17.000 lire, il necessario per varcare la soglia del negozio e dire: “ Voglio quella lì” e poi correre a casa a pizzicare le corde da estasiato autodidatta, giorno e notte, instancabilmente. Già a 14 anni i primi risultati
I RAGAZZI DEL 2000
Oscar, tanto da indurlo con altri “patiti” a fondare la band “I ragazzi del 2.000” (esordio nel 1969) e ad acquistare per lo scopo la mitica “Gibson Diavoletto”. Era il coronamento dei desideri di tutto quel periodo e quando la portò a casa ci dormì assieme senza chiudere occhio per tutta la notte tanta era l’emozione. La band ebbe vita breve in quanto dissapori vari ne decretarono la fine nel 1972. Il fatto fu così traumatico che Oscar dalla delusione vendette tutto quanto.
LA RICERCA DELLA GIBSON DIAVOLETTO
La pausa musicale durò alcuni anni e nell’80 cercò disperatamente di tornare in possesso della sua Gibson quasi come avesse perso una “morosa”. La ricerca lo portò a trovarne una identica, ”isé spudida-cumpagna cla pareva lia”. Da quel primo esemplare, quasi a compensazione del tempo trascorso senza contatti con le corde, partì una collezione che conta ora 27 esemplari delle marche più prestigiose (tanto per intenderci come avere in garage Ferrari, Lamborghini, Aston Martin, Maserati ecct.).
LE SERATE NEL CAPANNONE E PAOLO DEI CRAZY BOYS
Ora per Oscar lo “sfogo” si attua con serate/nottate musicali assieme agli amici e, una volta l’anno, uno SPECIAL nel capannone dell’azienda di famiglia (con invito anche per i tanti clienti) dove tra parsòt, strachin, insalèda, pièda, fasul, cudghin e sangvés da la damigèna, tutti suonano e cantano circondati dalle 27 chitarre in bella esposizione. Oscar è il re della serata e ama duettare negli anni questo lo ha fatto incontrare anche gente di successo.
La serata che ricorda con vibrante emozione, perchè “ ui è mnù la chèrna pulastrèina”, è quella di una cena della Famija Arciunesa nell’aia di Remo, dopo ha cantato con Paolo Simoncioni , in arte “Paolo dei Crazy Boys”. Un onore per lui nel ricordo di quello che la musica di Paolo ha rappresentato per i riccionesi negli anni felici della gioventù.
GLM