Per raccontare il passaggio di Paolo Rossi allo stadio Comunale di Riccione nell’estate del 1979 per motivi anagrafici non mi affido al cronista ma ai ricordi di bambino.
Chiariamo subito una cosa: Paolo Rossi è stato il mio idolo da bambino, avevo la sua maglietta di Argentina ‘78, quella con il numero 21 e quando giocavo alla tedesca segnavo per strada imitandolo, con tanto di telecronaca. Lo facevamo tutti ad 8 anni.
Quando venne a Riccione con il Perugia feci il raccattapalle. Grazie a mio babbo mi infilai nella zona spogliatoi e stetti sempre con lui, anche durante il massaggio pre gara sul lettino, mi fece entrare nello spogliatoio che si trovava dove oggi ci sono quelli del basket.
Durante il riscaldamento gli feci ancora da guardia del corpo, ci passammo anche la palla. Tojo mi guardava storto. Mi batteva forte il cuore, Rossi era cordiale e sorridente, addirittura gli chiesi se per far goal servisse mangiare le Galatine al latte (ne era testimonial), ridendo scosse il capo.
Della partita praticamente non ricordo nulla ma quel sorriso non lo dimentico.
Discussi a lungo la sera con mia mamma perché non volevo lavarmi la mano dopo aver stretto la sua.
Poi Rossi in Spagna per tutti divenne “Pablito” e con mio babbo in casa diventammo in due ad amarlo, anzi una nazione intera. Aveva un fisico da ragioniere ed un nome comune ma per me è stato il protagonista della vittoria sportiva più bella, insomma unico.
Ci ha lasciato ed è come improvvisamente essere diventati grandi.
Mi hai reso felice e fatto sognare Pablito, grazie.
Francesco Cesarini
P.S.: Grazie a Gianni Zangheri per aver recuperato questa foto e a Pico per averla scattata, per me vale molto ma immagino per tanti.