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Ospedale Ceccarini, posa della prima pietra

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Ospedale Ceccarini Riccione: posa della prima pietra. Il 25 aprile 1892, veniva posta la prima pietra dell’ospedale di Riccione, dedicato al medico patriota  Giovanni Ceccarini.

Il 120esimo anniversario è stati festeggiato nell’ambito di “Riccione 90” che nel 2012 ha celebrato altri tre importanti ricorrenze: l’autonomia comunale, concessa con Regio Decreto, firmato da Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini, i 150 anni della fermata del primo treno e i 100 dell’intitolazione del viale Viola alla grande benefattrice Maria Boorman Wheeler in Ceccarini.

L’INTITOLAZIONE AL MARITO GIOVANNI CECCARINI

Non poteva passare inosservata la costruzione dell’ospedale, tuttora fiore all’occhiello della città. Maria Boorman volle che la nuova struttura, da lei finanziata, fosse dedicata  al marito, scomparso il 3 dicembre 1888, a 65 anni, nella villa Torre Rossa, al confine tra Riccione e Misano. Per l’occasione la colta e magnanima signora ricevette il diploma e una medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione per aver fatto costruire l’asilo, che tuttora si trova sul lato sud dell’ospedale, dove nel frattempo era stata scoperta una lapide a suo merito.

Come riportato nel libro  “I Ceccarini per Riccione” di Patrizia Bebi e Oreste Delucca: “Lo stesso consiglio comunale di Rimini volle adeguatamente riconoscere le benemerenze e, nella seduta del 24 agosto 1892, le attribuì la cittadinanza onoraria.

Il relativo diploma le venne consegnato il successivo primo novembre, durante i festeggiamenti per l’anniversario d’inaugurazione dell’asilo d’infanzia”. A distanza di un anno e mezzo, il 23 ottobre del 1893, seguì il taglio del nastro dell’ospedale, destinato a curare gratuitamente  i più bisognosi, affetti da malattie acute, non epidemiche, domiciliati nelle sette parrocchie di Riccione.

Come riportato nella pubblicazione di Giuseppe Borghi, nell’elenco oltre al vecchio borgo marinaro riccionese, figuravano: San Lorenzo in strada, Casalecchio e San Lorenzo in Correggiano, (incluse nel Comune di Rimini), Sant’Andrea in Besanigo (Coriano), Misano e Santa Maria di Scacciano (Misano).

I festeggiamenti furono solenni e si aggiunsero a quelli dell’inaugurazione dell’impianto elettrico d’illuminazione pubblica, allacciato al generatore dell’ospedale. Per sostenere e rendere autosufficiente la sua opera filantropica, la Ceccarini due anni dopo  cominciò ad acquistare  diversi poderi. Una nota particolare.

Pur essendo una cristiana protestante, la Boorman volle che l’ospedale fosse benedetto dal vescovo di Rimini che, però, nel giorno dell’inaugurazione era impegnato in altre faccende. La Ceccarini lo rinvitò e pochi giorni dopo lo accolse calorosamente con una festa. Per la benefattrice, infatti, un’opera di carità senza la benedizione di un’autorità ecclesiale era incompiuta.

A proposito, come riportano la Bebi e Delucca, Maria volle che nel nosocomio fosse assicurato il servizio religioso, per chiunque lo richiedesse, prevedendo anche un compenso per l’arciprete incaricato. L’attività partì subito a pieno ritmo. Nel primo anno i ricoveri furono un centinaio.

Da tenere presente che nell’anno prima le parrocchie di San Martino e di San Lorenzo (le altre ancora non esistevano) contavano in complesso 2.228 abitanti.

 

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