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Rita Arianna Belpassi “Non facciamoci imprigionare dalle zone grigie”

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Non facciamoci imprigionare dalle zone grigie. La psicoterapeuta Rita Arianna Belpassi: “Anche durante il lockdown l’amore è stato l’antidoto naturale alla solitudine”

 

Dai libri “Contro la violenza” e “L’amore conta”, parole come, amore e relazioni emergono come determinanti. Come mai? “Fin dalla nascita, le relazioni sono molto importanti e continuano ad esserlo per tutta la vita. Nasciamo da una relazione d’amore, impariamo e cresciamo immersi in relazioni, che contribuiscono a farci diventare chi siamo”. E’ in un rapporto, quello che il neonato ha con la mamma o con chi ne fa le veci, che si dispongono le basi della vita psichica e dello sviluppo de Sé dell’individuo. Possiamo dire che è attraverso le relazioni, è nel rapporto con l’Altro che impariamo ad amarci e ad amare”.

A proposito del lockdown lei parla di “tempo sospeso” e in un certo senso di una grande occasione. Perché? “In tempo di lockdown e in un clima di incertezza, impregnato di angoscia di morte, abbiamo dovuto isolarci da parenti ed amici, sospendere le nostre relazioni in nome della soprav- vivenza, per proteggerci e per proteggere i nostri cari. In questo momento emotivo ha preso forma il libro “L’amore conta”: ho pensato che proprio la particolare situazione, questo tempo passato più soli con noi stessi, potesse divenire occasione per riflettere e riscoprire il sentire interiore e il valore dei rapporti umani, delle relazioni, degli affetti, dei desideri, delle esperienze vissute. Tutto ciò ha a che fare con l’amore, antidoto naturale alla solitudine, al dolore e all’angoscia di morte.

In che modo le nostre fragilità convivono con le nostre capacità? E perché sono entrambe importanti? “Nasciamo fragili ma anche con una spinta vitale che buone esperienze aiutano a sviluppare. Con la crescita gradualmente aumentano le capacità ma non si cancellano i bisogni, le fragilità, il limite della morte, l’incertezza, che, assieme alle potenzialità, sono tutti aspetti umani da riconoscere e da tenere insieme dentro di noi. Nessuno è solo forte o solo debole, solo capace o solo fragile. Se impariamo ad ascoltare le nostre capacità e le nostre fragilità e ci permettiamo di dare comprensione, rappresentazione, senso al nostro mondo interno, possiamo attivare risorse di pensiero per cambiamenti e crescite favorevoli, personali e sociali, permeate di umanità.

Dal punto di vista professionale cosa le ha insegnato la Pandemia ed il nostro modo complessivo di reagire? “Professionalmente mi sono resa conto di quanto sia importante specie in questo momento, aiutare le persone ad ascoltare e a contattare dentro, anche quegli aspetti che sono collegati al desiderio, alla speranza, ad una progettualità che tenta di alzare lo sguardo all’orizzonte. Per non rischiare di rimanere, anche quando la situazione lo consentirà, prigionieri di “una zona grigia”, povera di colori emotivi e di relazioni, cui non ci dobbiamo, non ci possiamo abituare. Sarebbe come accontentarsi di sopravvivere invece che vivere.

Francesco Cesarini

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