Michele Cortesi racconta la sua esperienza alla prestigiosa competizione di nuoto Trofeo Manicone che si è disputata dal 1954 al 1973 nelle acque del mare di Riccione con arrivo al porto. Un grande evento sportivo per Riccione.
Dai 18 ai 22 anni ho partecipato, alla fine degli anni ‘50, a quattro edizioni della Maratona Adriatica di nuoto dedicata alla memoria di Franchito Manicone tragicamente scomparso a 18 anni in un incidente motociclistico. In ricordo di Franchito venne inaugurata nel 1958 nel Piazzale Ceccarini “La fontana del Nuotatore”.
IL RICCIONESE MICHELE CORTESI E LE SUE ESPERIENZE AL TROFEO MANICONE
La mia migliore prestazione è stata un ottimo terzo posto dietro due eccellenti primatisti europei, Angelo Romani (400 s.l.) e Fritz Dennerlein (200 df.). Quando iniziavo gli allenamenti in mare, il mio cane Snoopy, ottimo nuotatore, mi accompagnava fino alla boa bianca, distante 200 metri dalla riva, poi tornava con me sulla spiaggia e si metteva alla guardia del mio accappatoio mentre io proseguivo a nuotare per altri 90 minuti.
LA PRIMA EDIZIONE NEL 1954, SI GAREGGIA FINO AL 1973
La gara aveva un’ottima assistenza data da alcuni medici che seguivano sui motoscafi, ciascun nuotatore era assistito da un moscone dei bagnini di salvataggio, c’era una grande partecipazione internazionale. Sono state effettuate 20 edizioni dal ‘54 al ‘73. La gara si effettuava su un percorso di 6 km da Marina centro oltre la zona dell’Alba, poi in parallelo rispetto alla riva fino alla boa posta oltre la zona di San Martino e fino al ritorno nel porto dove era posto il traguardo.
Il regolamento del Trofeo Manicone (VIDEO) aveva posto un preziosissimo trofeo in argento ed oro del tutto simile alla fontana che si trova nel Piazzale Vincenzo Ceccarini che sarebbe stato assegnato al nuotatore che avesse vinto la maratona per tre anni consecutivi. Si pensava che questa fosse un’impresa difficilissima ed invece quando è arrivato Veljko Rogošić, un gigantesco nuotatore croato, si è portato via il prestigioso trofeo dominando la gara per i tre anni richiesti. La gara si effettuava ai primi di Settembre e qualche anno l’acqua era talmente fredda che ci si doveva spalmare di grasso l’addome e le spalle per cercare di proteggersi da questa rigida temperatura.
Un altro riccionese prima di me ha disputato la maratona, il carissimo amico Enrico Pullè, prematuramente scomparso, ha compiuto un’impresa eccezionale effettuando tutto il percorso con lo stile a rana, che prevede continuamente una divaricazione delle gambe debilitante, ed è molto più lento dello stile libero adottato da tutti gli altri nuotatori. Un altro anno c’è stata in mare una grande burrasca per cui era impossibile effettuare la maratona e dopo una lunga fase di incertezza la giuria ha deciso di farci gareggiare nelle acque non salubri del porto ponendo due bandierine a distanza tra loro di 100 metri, per cui i nuotatori hanno dovuto virare 60 volte e, data la ristrettezza del porto canale, erano frequenti vigorose e scorrette spallate ed anche calci in faccia dal nuotatore che precedeva. In questi ultimi decenni l’unità sanitaria locale non avrebbe certamente dato il permesso per ragioni di sicurezza igienica.
GLI AMICI DI DUSSELDORF
C’era anche un curioso gruppo di nuotatori della polizia di Dusseldorf, guidati dall’allegro allenatore Alfred Wandrey. Questi erano dei veri dilettanti, poco brillanti nella gara ma sempre felici e contenti, durante e dopo la premiazione apprezzavano molto i vini romagnoli.
QUELLA VOLTA QUEL PESARESE…
In un’altra edizione, a metà gara, ero alla pari con un nuotatore pesarese che risultava molto inferiore rispetto ai miei tempi nuotati in piscina, ed era assai strano che io non riuscissi a superarlo… poi mio fratello Michele, che come allenatore mi incitava dal moscone di salvataggio, si è accorto che questo avversario teneva in bocca un sottile filo di nylon e si faceva trascinare dalla sua imbarcazione.Allora è stata chiamata la giuria che gli ha fatto togliere questo filo ed io l’ho superato subito in tromba!
I BAGNINI DI SALVATAGGIO
Mi hanno accompagnato nelle quattro edizioni dei bravissimi bagnini di salvataggio: uno era Silvano Arcangeli soprannominato “Livre” (lepre) svelto ed acrobatico (sul molo del porto canale spesso prendeva una folle rincorsa con la bicicletta e poi si tuffava con grande ammirazione dei turisti esterrefatti). Durante la gara era in grado di trovare le correnti più favorevoli per guidarmi durante la nuotata. L’altro che ricordo era Giavolucci soprannominato “Crést” (Cristo), e quindi più protetto di così non potevo esserlo!
Michele Cortesi