Luciano Luzzi, il fotografo che dal 1959 ha raccontato con i suoi scatti il Vallechiara, ricorda il locale tra cambi di nome, gestione, eventi e celebrità.
E’ stato punto di ritrovo e di sano divertimento per diverse generazioni, soprattutto per gli amanti del ballo e della musica che qui hanno potuto ascoltare e applaudire tante ugole d’oro. Il Vallechiara è così diventato un mito internazionale, un’eccellenza riccionese, come il Savioli, il Sirenella, il Florida e altri locali notturni che hanno fatto di Riccione una città alla ribalta, la capitale del divertimento italiano. Abbandonato al degrado, il Vallechiara è in attesa di un progetto che ne cancellerà le tracce, ma non la storia e la memoria che vive in tanti riccionesi e turisti che qui hanno trovato anche l’anima gemella, fino a convolare a nozze.
IL FOTOGRAFO UFFICIALE DEL VALLECHIARA DAL 1959
Gli antichi fasti del locale trovano testimonianza nelle migliaia di scatti di Luciano Luzzi (in arte Izzul, foto sopra), artista e, dal 1959, fotografo ufficiale dello storico dancing, aperto nel 1946. Allora l’ingresso era in viale Ceccarini e da lì si accedeva al giardino della villa di Marianna Ceccarini in Salvatori.
PERCHE’ IL NOME VALLECHIARA?
Una lunga storia? “Quest’area era stata offerta gratis a Ebo Bezzi, che l’anno dopo si ritirò per aprire la Pizzeria del Gallo, e a Luigi Spadini, cameriere di Zanarini, per dare vita al locale da ballo. Per il Vallechiara era stato scelto il nome di Dancing Paradiso, poi, però, il parroco del Paese, don Alfredo Montebelli, feceo notare che questo nome non era consono a questa attività, quindi, sull’onda del film musicale in voga allora “Serenata a Vallechiara”, si scelse la nuova definizione”.
I BIG DELLO SPETTACOLO AL VALLECHIARA
La clientela era selezionata? “Sempre, così pure gli artisti, tutti di un certo calibro come Paolo Bacilieri, cantante di punta del programma televisivo il Musichiere, l’orchestra di Corrado Bezzi con la solista Teresa che poi sposò Silvano, figlio di Luigi Spadini. Poi tra gli anni Sessanta e Settanta, arrivarono Celentano, Mina, Modugno, Betty Curtis e, ancora, Tony Dallara, Massimo Ranieri, Tullio De Piscopo, la Berté e Mia Martini, solo per citarne alcuni. Tra gli stranieri Charles Aznavour, Neil Sadaka e le gemelle Kessler. Ho fotografato tutti, come pure gli ospiti del vicino Metropol, Mike Bongiorno, Claudio Villa, Nilla Pizzi e Silvan”.
VANONI, PAVONE E MINA…
Qualche aneddoto? “Ricordo Caterina Valente, era arrivata in treno, aveva telefonato a Spadini, dicendo: che se non avesse trovato almeno dieci fotografi in stazione ad aspettarla, non sarebbe scesa. Gigetto preoccupato mi chiese come fare, trovai l’escamotage. Mi presentai con due ragazzi che lavoravano con me, poi chiamai tre/quattro amici ai quali diedi delle macchine fotografiche, alcune senza rullino, e così tutti insieme accompagnammo l’artista lungo viale Ceccarini, fino all’hotel Mediterraneo, dove soggiornava”. Che dire poi di Ornella Vanoni, Rita Pavone e Mina? “Della Vanoni avrei da raccontare, ma non posso, la Pavone, invece la ricordo contornata da tanti ragazzini, ma il padre, manager, non faceva avvicinare nessuno. Mina, allora mora, era eccezionale, una sera era venuto a salutarla Tony Renis e insieme cantarono una canzone sul palco. Tra il pubblico c’era sempre anche Jimmy il Fenomeno che a volte andava in pista e applaudiva con le gambe”.
RENATO ZERO E IL VALLECHIARA
Tra i divi c’era pure Renato Zero! “Cantava con costumi strani, avevo tante foto di lui, richiestissime dai suoi “Sorcini”. Conservavo anche una decina di ingrandimenti 30 per 40, così un giorno che l’ho visto passare davanti al negozio, l’ho chiamato per donarglieli. Renato mi ha abbracciato dicendomi: non sai che regalo mi hai fatto, perche io di tutto questo non ho più niente!”. Ma il Vallechiara andava oltre la musica? “Nel locale si tenevano anche sfilate di moda, appannaggio di tante signore che tra giochi di luci soffuse, al chiar di luna sfoggiavano le ultime novità tra lustrini, paillettes, tacchi a spillo e pochette. Anni di gloria, poi nel 1973 la svolta, con la cessione del locale a Galanti, l’imprenditore delle fisarmoniche, Piero Masini e il direttore Galeazzo Gusella, mezzo giardino si trasformò in discoteca, così cominciò un’altra storia con pubblico giovanile e altre schiere di artisti. Si ballava di sera e anche domenica pomeriggio, tra stroboscopiche e disco music. Tra i deejay, Massimo Sierra”.
GLI ULTIMI ANNI DEL VALLECHIARA
Negli anni Novanta la metamorfosi? “Il Vallechiara diventa Dalì, poi Moxie con la società formata da Galanti, Tonino Gentili e dal direttore Roberto Tomasi (che già suonava al Vallechiara. E’ stato lui nel 1997/1998 a portare nel locale il Costipanzo show. (Tra gli eventi del 1999 e 2000 pure le finali del Concorso nazionale Mister Bagnino, finché i cambi di nome e gestione sono diventati repentini: Gold Play, nell’estate 2000, Kalibar Moxie-Kalì Disco Bar, nell’inverno 2001, Picasso, nella stagione balneare 2002 e Grancaribe nell’inverno 2005, poi nel maggio dello stesso anno, dopo vari tentativi di rilancio e cambi di marchio, cala per sempre il sipario)”
Nives Concolino
Tanta la voglia di andare a ballare che, mentre i miei dormivano, alle 22:30 mi sono vestita, andata a piedi al Vallechiara, il signore alla porta non mi fece pagare, dentro il locale una copia di amici che mi aspettavano, ballai un bellissimo valzer con il mio amico, tutti i ballerini lasciarono la pista tutt per noi. A mezzanotte tornai a casa come cenerentola, mi sono divertita tanto. Mio marito non mi portava a ballare. Grazie Vallechiara, eri vicino a casa mia.